Crisi della democrazia e democrazia sostanziale

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E’ stata di recente pubblicata una raccolta di scritti di Dossetti dal suggestivo titolo “Democrazia sostanziale”, recensita con prontezza da questo portale (link) e dalla rivista “Appunti”.

Essa rimanda alle ampie visioni politiche ed alle grandi attese del dopoguerra che ebbero sfortunatamente breve vita.

Lo scontro tra i due blocchi, la preoccupazione per il comunismo, la frattura tra le forze popolari della resistenza, impedirono ogni tentativo di rinnovamento sociale profondo, causa non ultima del ritiro dalla politica dello stesso Dossetti.

Analoghe idee circolavano nella sinistra con la proposta di “democrazia progressiva” (avanzata da Togliatti e particolarmente cara a Eugenio Curiel), mentre un convinto assertore di forme di democrazia più estese e più avanzate fu sempre Lelio Basso, principale autore del fondamentale articolo 3 della Costituzione.

Ma di questi problemi, mi chiedo, dobbiamo parlare solo per farne memoria oppure essi hanno un significato rilevante anche per la situazione attuale?

Mentre si parla molto di crisi della democrazia (rappresentativa), una risposta importante potrebbe venire dal sostenere e realizzare progressivamente forme di democrazia sostanziale.

Innanzitutto cosa si intende per “democrazia sostanziale?  Su questo gli autori originari non si sono molto diffusi, rimandando al momento in cui si sarebbe sperimentata.

Ritengo che la potremmo sintetizzare in due espressioni fondamentali:

  • una politica sociale rivolta ad affrontare i grandi problemi nazionali (eliminazione della povertà, equa distribuzione della ricchezza, risoluzione del problema meridionale, lavoro per tutti, …)
  • riforme che non rappresentino miglioramenti economici materiali, ma invece trasformazione della realtà (imprese con la partecipazione diretta dei lavoratori, esperienze sociali non assistenziali ma che realizzino rapporti sociali nuovi, una riduzione consistente dell’orario di lavoro che consenta una diverso rapporto tra lavoro e vita e anche una redistribuzione del lavoro domestico tra uomo e donna…).

La crisi dei partiti di sinistra, non solo in Italia ma in tutta Europa, è dovuta anche al fatto che non esiste più una classe operaia che costituiva la loro solida base sociale; e ciò naturalmente influisce sulla crisi della democrazia, perché la maggior parte dei lavoratori, in mancanza di un riferimento, sono confluiti nei partiti populisti.

Con il tramonto della classe operaia è finita anche la lotta di classe, attraverso cui si sarebbe dovuto trasformare la realtà e costruire la società futura.

La democrazia sostanziale/progressiva era stata pensata proprio in alternativa alla lotta di classe rivolta alla presa del potere (che non era più all’ordine del giorno), proponendo una trasformazione continua, democratica, verso una società più giusta e più umana.

La democrazia sostanziale è nel  contempo fine e mezzo: fine perché deve indicare delle mete concrete sostanziali di cambiamento, mezzo perché le afferma attraverso una democrazia più consapevole e più preparata.

Non potrebbe essere questa la prospettiva di un partito di sinistra (o centro-sinistra) che si rivolge ai lavoratori (recuperando un rapporto oggi inesistente) e ai cittadini, con una prospettiva di ampio respiro nello stesso tempo ideale e carica di contenuti sostanziali?

 

Sandro Antoniazzi

 

 

 

 

 

 

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