Con Possenti e Mazzotta (ed altri) prosegue sul “Corriere” il dibattito sui cattolici oggi in politica

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Serve un leader alla don Sturzo per federare di nuovo i cattolici”, così è intitolato l’articolo di Vittorio Possenti, pubblicato sul “Corriere della Sera” del 14 giugno 2012 a seguito del dibattito apertosi con un intervento del filosofo Dario Antiseri e http://www.insiemeweb.net/?post_id=2752 proseguito con una replica di Andrea Riccardi . “Dell’irrilevanza politica dei cattolici si parla dalla fine della Dc – scrive Possenti, filosofo maritainiano -, ma con maggiore frequenza da pochi anni quando si è manifestato l’insostenibile squilibrio tra l’immensa rete sociale del cattolicesimo italiano, ed una sua rappresentanza politica sparpagliata quasi dovunque: essa può forse agire da fermento su singoli aspetti, ma sul piano politico e programmatico risulta inefficace, a corrente alternata e marginale. Non si può rinnovare la politica se si rimane solo forza sociale. Il bipolarismo, introdotto con il mattarellum e con le elezioni del marzo 1994, è stato un modo brutale per ridurre ai minimi termini la presenza politica organizzata dei cattolici, che da parte loro hanno troppo gentilmente offerto il collo per la decapitazione. Dopo è prevalso il rapporto di vertice tra Stato e Chiesa”. “Nell’attuale sbandamento di larga parte dei partiti della Seconda Repubblica – seguita Possenti – lo spazio per una proposta politica e una forza politica nuove è ampio. Assai più che per gli interessi cattolici, è il Paese che ha un grande bisogno di un partito laico ad ispirazione cristiana, capace di trarre orientamento dalla Dottrina sociale della Chiesa e di far cooperare laici e cattolici. Non si fa politica efficacemente senza le risorse necessarie, tra cui fondamentale è un partito di programma e di proposta sufficientemente strutturato, che oltrepassi l’ideologia della diaspora che condanna alla minorità”. “Bisogna – conclude Possenti – creare classe dirigente che contrasti la deriva verso una democrazia populista e i «partiti personali», arginando il preoccupante sfaldamento della vita pubblica. Occorrono veri leader che lancino un appello al Paese e siano in grado di federare: la capacità federativa è il punto centrale su cui si gioca la partita. La base è nel complesso attenta, mentre le leadership scarse e poco inclini a rischiare. Si attende un nuovo Sturzo o forse meglio un nuovo De Gasperi per una risposta alta a una situazione eccezionale”.

I cattolici, il partito e il ruolo del premier”: così il Corriere titola, il 15 giugno, una lettera di Roberto Mazzotta, banchiere cattolico, già attivo nella Dc e oggi presidente dell’Istituto Luigi Sturzo. Giudica “molto condivisibile” l’articolo pubblicato del prof. Antiseri pubblicato dal Corriere della Sera, in cui ci si augura la fine della diaspora politica dei cattolici e la formazione di un nuovo partito sturziano. Osserva che vi è “una domanda immensa di buona politica”. “In queste condizioni – prosegue – se il cosiddetto «mondo cattolico» continuasse a rimanere disperso e quindi sostanzialmente assente, si macchierebbe di una colpa grave. È certo che la società italiana è ben diversa rispetto ai tempi di Sturzo o di De Gasperi (…), però l’esigenza di oggi non è quella di realizzare potenti schieramenti da contrapporre a «nemici» storici o politici, ma è quella di concorrere a colmare un vuoto che è diventato pericoloso e che porterà alla crisi civile, se non si troveranno rimedi”. “Occorre – scrive dunque Mazzotta – avviare un nuovo ciclo politico, mettendo come fattore comune l’impegno per tutelare le libertà personali e collettive, far vivere una società solidale, ricostruire le condizioni dello sviluppo e del lavoro. È un progetto possibile che ha come metodo l’apertura, come connotazione la laicità, come sostanza la ricchezza dei valori etici e civili ben presenti ed esemplari nelle storie politiche dei cristiani, dei liberali e dei socialisti che realizzarono la liberazione e la ricostruzione”. Mazzotta giudica “prezioso” il lavoro svolto sin qui dal Forum delle Associazioni riunitesi l’anno scorso a Todi: “Se concorreranno le condizioni e le volontà necessarie, è in grado di assumere la consistenza di un progetto politico dotato di idee forti, aggiornate e aperte e sostenuto da strutture articolate e rappresentative”. Secondo Mazzotta c’è “il dovere di assegnare alle forze riunificate e riattivate dall’associazionismo cristiano il compito di funzionare come elemento aggregante delle energie vive del Paese, favorendo un vasto rassemblement capace di chiedere agli elettori di dare una base forte e stabile di legittimità democratica alla continuità di un’azione di governo che possa essere efficace e credibile là dove è necessario e decisivo esserlo, a Bruxelles, a Berlino, a Washington”. “Possiamo convenire – conclude Mazzotta -, essendoci guardati intorno, che il ruolo indispensabile di «federatore» di quel rassemblement spetti al capo del governo che porta il Paese alle elezioni e chiede ai cittadini di poter continuare un lavoro altrimenti lasciato a metà con l’autorevolezza che deriva solamente dalla volontà popolare. A un simile proposito, laico e riformatore, l’associazionismo cristiano saprebbe anche offrire una parte di nuova classe dirigente, preparata e pulita, già sperimentata nel lavoro sociale e civile in tutte le realtà del Paese”. Un po’ più prosaicamente alcuni dei protagonisti del Forum di Todi, a cui Mazzotta si è riferito, hanno preso la parola. In un articolo de “Il foglio” del 14 giugno (“Riccardi scomunica il neo partito dei cattolici, Pezzotta si chiama fuori”) si osserva che, “se Andrea Riccardi sul Corriere della Sera ha detto che a suo avviso non è possibile ‘rieditare un partito cattolico’, gran parte delle associazioni cattoliche presenti lo scorso ottobre a Todi non la pensano così: l’idea di un nuovo movimento, un partito cattolico liberale all’interno del centrodestra sul modello del Ppe, l’hanno già messa in campo fattivamente”. Nell’articolo si riferisce l’opinione di Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato, “che insieme a Natale Forlani e al presidente di Coldiretti Sergio Marini, è nella triade che guida il Forum che ha organizzato Todi”. Secondo Guerrini “accantonata l’idea di un partito cattolico inteso come partito confessionale, il progetto di un nuovo aggregato, un involucro che tenga assieme coloro che si riconoscono nella dottrina sociale della chiesa c’è, eccome”. Nell’articolo si osserva anche che, però, non tutti i protori di Todi sembrano d’accordo sul da farsi. Ad esempio le Acli. “Storicamente più vicine al centrosinistra, è difficile che accettino di stare dentro un progetto che guarda al centrodestra. E come le Acli anche altri. Savino Pezzotta, ad esempio, presidente della Rosa per l’Italia e della Costituente di centro, dice che ‘è chiaro che in una formazione di centrodestra, anche se battezzata, io non ci sarò’. Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori, in un articolo di Gian Guido Vecchi sul “Corriere della Sera” del 14 giugno (“Cattolici, è ora di un nuovo soggetto politico”) dice: “Guardi, alla fine i miei amici nel mondo cattolico e nella Chiesa — quelli pragmatici, e ce ne sono tanti — si pongono e ci pongono una domanda molto semplice: scendiamo in campo per partecipare alla gestione della cosa pubblica in modo tale che tutta la prossima legislazione possa esserne influenzata in modo positivo, oppure facciamo i grillini di centro, ci chiudiamo nelle sagrestie e lasciamo che alle leggi ci pensino, con tutto il rispetto, Vendola e Bonino?». Con tutto il rispetto, che vorrà dire Costalli? Il presidente del Movimento cristiano lavoratori, alla domanda su quale potrebbe essere il leader del nuovo partito di cattolici, risponde così: “Quello che abbiamo detto è che è finita l’epoca del leader demiurgo, calato dall’alto. Come Berlusconi”. E Montezemolo – gli chiede il cronista del Corriere? “Risponde allo stesso prototipo”, replica Costalli. Quindi? – chiede Vecchi-. “La cosa fondamentale è la discontinuità nei progetti – risponde Costalli -. Di persone che si possano assumere questa responsabilità ce ne sono, nel governo come nel sindacato, da Raffaele Bonanni a Corrado Passera a Lorenzo Ornaghi…”.

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