Bindi su Fassina e Ceccanti e il lavoro nella dottrrina sociale della Chiesa

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Stralcio dell’intervista di a Rosy Bindi di Simone Collini – L’Unità, 21 febbraio 2012

Nel Pd si è aperta una discussione anche sul contributo del pensiero cattolico: può aiutare a vincere il liberismo, dice Fassina; non va letto in chiave antiliberista, ha replicato Ceccanti richiamando i documenti della settimana sociale dei cattolici sulla flexicurity. La sua opinione?

«Intanto, inviterei entrambi a non tirare dalla propria parte autorevoli pronunciamenti di Benedetto XVI o del cardinale Bagnasco e la dottrina sociale della Chiesa, che non può essere considerata né un punto d’appoggio per rinvigorire il pensiero socialdemocratico né l’ispiratrice del blairismo o del cosiddetto riformismo di sinistra. Io sono abituata a trattare la dottrina sociale della Chiesa e gli interventi del magistero con molto più rispetto. Più che chiamarli a sostegno delle nostre teorie dovremmo ispirarci ad essi per trovare soluzioni ai problemi che stiamo vivendo».

 

Fassina e Ceccanti sbagliano entrambi?

 

«Hanno fatto discorsi un po’ strumentali. Bene invece se il Pd intende aprire una seria riflessione su questo tema. In questo momento c’è bisogno di rilanciare l’autorevolezza della politica. E il Pd, che è un partito pluralista e quindi deve avere un pensiero pluralista, può trovare anche nella dottrina sociale della Chiesa un’ispirazione per trovare soluzioni politiche ed economico-sociali capaci di combattere la crisi ma soprattutto di aprire un nuovo modo di concepire lo sviluppo, la redistribuzione della ricchezza e perfino la democrazia».

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