Azione cattolica: il Concilio, cardine e bussola per il cammino futuro

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“Il Concilio non ci invita a una commossa e compiaciuta contemplazione di ciò che è stato: esso impegna la Chiesa e perciò ciascuno di noi a trarne le conseguenze, a conoscerne, approfondirne e diffonderne gli insegnamenti e gli indirizzi, a trarne la forza di santità e di carità che ci faccia capaci di attuarli nella nostra vita, e, per la nostra parte, nella vita della Chiesa, nella realtà del nostro tempo”. Sulla scia di questa esortazione di Vittorio Bachelet al convegno dei presidenti diocesani di Ac, nel 1966, anche quest’anno ha ricordato per la XXXIV volta il suo amato presidente ucciso dalle Br.

Due giorni di relazioni e dibattiti (7-8 febbraio “Il futuro dalla forza del Concilio. Il Vaticano II e l’Azione cattolica”, promosso dalla Presidenza nazionale dell’Azione cattolica italiana, l’Istituto “Vittorio Bachelet” e l’Isacem-Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI): un tradizionale appuntamento, che, quindi, non vuole mai essere solo una memoria storica, un raccontarsi ciò che è stato, in particolare oggi, come ha detto il presidente del Consiglio scientifico dell’Istituto che porta il nome dell’ex vicepresidente del Csm, oggi che la storia ci ha aperto una straordinaria possibilità di guardare al futuro con una risorsa in più: papa Francesco.

Si può dire che la parola “bussola” (meglio, un GPS, ha detto scherzando Emilio Inzaurraga, coord. del Forum intern. Dell’Ac) come orientamento per guardare avanti e tracciare il cammino, è risuonata più volte nella terza sessione dell’incontro. L’attuale presidente, Franco Miano, l’ha coniugata tracciando sette indicazioni su cui l’Ac che guarda al futuro deve tracciare il proprio cammino.

Intanto guardare al Concilio come un progetto ancora in gran parte da realizzare e che quindi spinge l’Ac a rimettersi in discussione e a riflettere su se stessa continuamente. Poi la responsabilità, che è una capacità di dare risposte nelle relazioni della quotidianità e nella laicità. Responsabilità che è condivisione, partecipazione, chiamata all’assunzione del bene comune. Legame vivo con il popolo e con la nostra terra di cui siamo protagonisti. Quindi una formazione costante e impegnativa, alla ricerca di quello di cui oggi, veramente, abbiamo più bisogno. Nel discernimento comunitario di un’associazione che si fa sempre più famiglia, in grado, insieme, di leggere i segni dei tempi, e sulla stessa capacità di singoli e di comunità, di gestire adeguatamente il tempo come una delle risorse più preziose (e scarse) di cui oggi disponiamo.

Sulla lettura dei segni, infatti, la vicepresidente del settore Giovani, Lisa Moni Bidin, è stata netta: “Le grandi questioni del nostro tempo non possono lasciare indifferente la vita associativa, ma devono entrare nei percorsi concreti delle parrocchie, non con esercizi astratti, ma a partire dalle esperienza quotidiane e concrete. E’ la quotidianità per noi laici il luogo teologico. Nella quotidianità e dalla quotidianità impariamo a crescere in accoglienza, nel rispetto reciproco, nel riconoscimento delle diversità, nella prossimità, nella solidarietà”.

Concetto ribadito da Roberto Repole, presidente dell’associazione teologica italiana, che ha sottolineato che, in questo tempo di secolarizzazione, l’Ac stimola i laici a non perdere il senso del servizio (nella gioia) per le cose del mondo e nel mondo. E in questo, ulteriore passaggio forte, se vogliamo guardare all’approccio ideale alle vicende di questi tempi, ha aggiunto, così come abbiamo preso le distanze dal marxismo forse dovevamo allo stesso modo prendere dalle distanze dal neoliberismo.

Per questo nel dibattito si sono ribaditi concetti come il coraggio, un più forte e convinto dialogo intergenerazionale, la capacità di cercare e dire le parole giuste per il tempo che viviamo, senza paure, senza ritrosie, senza dimenticare mai che il ruolo e la presenza dell’Azione cattolica in questa nostra stagione è di grande rilievo.

“E’ un tempo provvidenziale per la proposta dell’Ac”, ha ricordato Inzaurraga, anche lui venuto dalla ‘fine del mondo’ (è presidente dell’Ac argentina…), aggiungendo: “la Nuova evangelizzazione ha bisogno di un laicato corresponsabile e maturo, impegnato e di pastori “con l’odore delle pecore”… La missione non è un compito tra i tanti in Ac… è il compito per eccellenza”.

Questa Ac, che si accinge a ricambiare i suoi quadri dirigenti nella XV assemblea nazionale di maggio, ne è pienamente convinta.

Per chi volesse conoscere i testi del Convegno, vada su: www2.azionecattolica.it

e in particolare veda il link

http://www2.azionecattolica.it/appuntamenti/xxxiv-convegno-bachelet

 

 

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