di Piergiorgio Maiardi
E’ tempo di Avvento del Natale, tempo di attesa… di chi, di cosa? Del Signore ma il Signore è già venuto, ha fatto di sè il messaggio di vita che attendevamo da millenni e ogni anno il Natale lo rinnova per noi e per gli uomini di ogni tempo, ed è sempre occasione di accoglienza e di risposta con il compito, per noi, di attualizzarlo e renderlo effettivo ed efficace nella nostra realtà. E’ questo impegno che rende significativa la vita dei cristiani in ogni stagione della storia del mondo, fino all’avvento del Regno di Dio!
Il tempo che stiamo vivendo stride fortemente con l’annuncio con cui Isaia caratterizza la venuta del Signore: “Spezzeranno le loro spade e ne faranno falci; una nazione non alzerà pù la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.”(Isaia 2, 4-5) La storia del mondo dovrebbe camminare in questa direzione!
Ma la realtà che dovrebbe accogliere il messaggio in questo Natale 2025 ne pare del tutto estranea. Il mondo è governato da alcuni personaggi che sembrano non rispondere, in misura spregiudicata, ad alcuna regola morale: Putin dichiara di volere la pace e intanto fa una guerra violenta di aggressione senza fine e va sulla tomba di Gandhi dichiarandosi in sintonia con i suoi ideali. Trump ammalato di megalomania, mentre dichiara di lavorare per una pacificazione eterna nel mondo, sostenendo di aver fatto cessare già ben otto guerre, fa suo l’ideale del primato personale e della sua nazione, tanto da creare conflittualità con tutti gli altri Stati che potrebbero minacciare il suo primato e a questo scopo utilizza lo strumento della minaccia e della paura; si accorda con gli altri potenti per arricchirsi a spese dei paesi deboli perché il tornaconto economico proprio e del proprio Paese è lo scopo palese di ogni sua scelta politica; fa addirittura inventare, per farselo attribuire, uno pseudo premio per la pace visto che il Nobel non gli è stato logicamente riconosciuto. Netanyahu non ha alcuno scrupolo a fare guerra spietata a un popolo eliminando migliaia di persone incolpevoli, distruggendo le loro abitazioni e rendendo impraticabile ogni possibilità di sopravvivenza. La Cina di Xi Jinping, da parte sua, medita l’aggressione all’isola di Taiwan in nome della propria potenza e del proprio potere e intanto cerca la solidarietà dei Paesi che potrebbero contrastare il suo disegno. Si tratta in tutti i casi di personaggi che, anche se con talune parvenze di democrazia, governano con un potere semiassoluto. Sembra che non esista alcuna autorità superiore a cui debbano rispondere in nome della giustizia e del diritto; gli organismi internazionali esistenti sono ignorati o contestati platealmente. Sembriamo tornati alla legge primitiva del più forte, senza regole e senza morale. E chi ne fa le spese è il popolo che viene sacrificato a queste logiche, uomini, donne e bambini uccisi o, comunque, privati della speranza in un futuro di vita buona, famiglie distrutte, abitazioni ridotte in macerie.
Unica voce autorevole che apertamente contesta questa realtà è quella di Papa Leone XIV, una voce forte ma ignorata, a cui fa eco, nel nostro Paese, il presidente Mattarella, mentre i politici e governanti dei Paesi meno forti paiono intrappolati in una logica pragmatica, senza alcun ideale che consenta di illuminare un futuro possibile capace di liberare l’umanità da questa trappola mortale. A proposito della guerra, le voci più “illuminate”, prigioniere di logiche ottuse che non consentono di uscire da questa matassa imbrogliata, giungono ad indicare nella deterrenza l’unica condizione per la pace, una pace basata sulla paura reciproca che innesca un meccanismo diabolico ed inarrestabile di produzione di armi sempre più sofisticate e micidiali che consumano le risorse finanziarie destinate alla vita dei cittadini. Questa situazione alimenta l’individualismo dei cittadini che sono portati a pensare ciascuno a se stesso, alla propria sopravvivenza, e influisce sul rapporto con le istituzioni attutendo, in misura preoccupante, la loro sensibilità democratica, l’attenzione alle condizioni indispensabili per una vita comune partecipata e responsabile. Secondo alcuni sondaggi, sembra che stia crescendo il favore per poteri centrali forti che garantiscano la vita privata senza alcuna partecipazione dei cittadini.
I cristiani sono quelli che dovrebbero mostrare di aver accolto l’annuncio del Natale che si ripete da duemila anni facendo proprio l’invito a “camminare nella luce del Signore” per l’avvento del Suo Regno, e cioè per un mondo diverso, libero e liberante, a dimensione di ciascun essere vivente. Ma le loro voci pare essere assenti o silenziose nel mondo della politica, nei luoghi, cioè, dove si determinano le sorti del vivere comune quello che ricerca e costruisce i percorsi di governo nazionale ed internazionale, fino a quello mondiale. Al contrario i cristiani sono molto e lodevolmente presenti, numerosi e solleciti, nel mondo del volontariato, quello della vicinanza e della cura di chi soffre ed è vittima di questo gravissimo disordine. Sono loro che vivono l’attesa del Natale come segno di speranza vera e fondata!