Lessico sindacale. La lezione e l’attualità di Mario Romani

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Le parole e il pensiero di Mario Romani. Studioso e artefice, sempre attuale, di un “sindacato nuovo”.

recensione a cura di Francesco Lauria

Mario Romani è, certamente, la figura più citata e meno letta nella Cisl.

L’uscita del poderoso volume: “Lessico sindacale. La lezione e l’attualità di Mario Romani”, curato dal Prof. Aldo Carera, Presidente della Fondazione Giulio Pastore e pubblicato da Edizioni Lavoro, storica casa editrice della confederazione di Via Po, colma dunque un vuoto.

Proprio nel 2025, come ricorda il curatore del testo, ricorre il cinquantesimo anniversario della scomparsa di questo professore dell’Università Cattolica di Milano che ha affiancato Giulio Pastore nella fase fondativa della Cisl.

Il libro è l’occasione per recuperare, analizzare e discutere i fondamenti dell’azione sindacale e della rappresentanza collettiva, andando oltre il “mito” che accompagna questo studioso per scrutarne, finalmente, da più lati e in più modalità, il complesso pensiero.

Il filo conduttore della pubblicazione è il ruolo del sindacato libero e democratico come promotore di giustizia sociale tramite la contrattazione, la partecipazione e il dialogo sociale. Un sindacato riformatore, con l’ambizione consolidata e prorompente di partecipare e di far partecipare i lavoratori e le lavoratrici ai processi democratici (“I lavoratori nello Stato”, avrebbe detto Giulio Pastore…)

Il volume presenta un’architettura singolare e particolarmente interessante: dai testi di Romani sono state ricavate alcune voci guida presentate nella prima sezione del libro, in forma di lessico.

Voce dopo voce, è possibile identificare e cogliere gli elementi fondamentali caratterizzanti lo studioso milanese nella sua organicità, con la sua concezione del sindacato e della società a lui contemporanea.

Undici parole chiave, forse non del tutto esaustive, ma estremamente efficaci e preziose.

Eccole: associazione, contrattazione, democrazia, formazione professionale, formazione sindacale, modernizzazione, partecipazione, impresa, produttività, risparmio contrattuale, sviluppo economico.

La seconda sezione di Lessico sindacale si occupa, invece, del percorso biografico di Romani, come “promotore scientifico e culturale”.

L’ideologo della Cisl delle origini è raccontato attraverso le realtà che ha contribuito, in forma decisiva, ad animare: l’Istituto sociale ambrosiano, il Centro studi di Firenze, l’Istituto di storia economica e sociale, l’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico (ancor oggi operativo), l’Istituto per lo sviluppo culturale dei lavoratori (Iscla), la Fondazione Giulio Pastore, l’Università Cattolica di Milano.

Particolarmente interessante, e direi quasi inedito, lo spaccato umano del personaggio, curato da Guido Formigoni (la formazione giovanile), dal figlio Marco Romani (in famiglia), da Alberto Cova (Mario Romani e la storia economica).

La parte più originale del libro è, però, certamente l’ultima.

Aldo Carera ha chiesto a tredici sindacalisti e sindacaliste (in prevalenza particolarmente giovani) di riprendere, commentare e attualizzare un testo dello studioso del sindacato nuovo.

Si parte con il contributo del 1951: “I rapporti sociali nell’azienda” e si termina con uno scritto risalente al 1974, un anno prima dell’improvvisa morte: “Per una rinnovata politica del lavoro”.

Questa sezione è quella più ricca di rimandi all’attualità e all’odierna condizione vissuta del sindacato e della tutela dei lavoratori.

Ammonisce, ad esempio, Giuseppe Passacantilli, responsabile dell’Ufficio studi e formazione della federazione cislina dei trasporti del Lazio, analizzando il fondamentale scritto del 1951: “Tendenze e linee di sviluppo del movimento sindacale” che non possiamo nasconderci ancora dietro il potere che si cela nelle parole “capitalismo”, “democrazia”, “benessere sociale”, nutrendoci dell’idea che queste siano per loro natura immutabili.

Particolarmente schietta e senza fronzoli è Giulia Pezzulich, giovanissima segretaria generale aggiunta della federazione dei lavoratori atipici, autonomi e somministrati della Cisl, la Felsa, in Piemonte, che commenta il testo, più recente: “Il sindacalismo italiano a una scelta” (1970).

Scrive la giovane sindacalista: “la gran parte dei giovani che si approcciano al mondo del lavoro si pone domande sul senso del sindacato, non trovandovi né la risposta alle questioni sollecitate dal senso di appartenenza né, tanto meno, un luogo che contribuisca al progredire della società. Riprendendo una frase di Romani, – è come se la realtà che ci circonda in qualche modo non andasse più d’accordo col modo, che praticamente è diffuso un po’ dovunque, di concepire l’azione di autotutela collettiva dei lavoratori dipendenti”.

Altrettanto priva di timori reverenziali è Francesca Di Credico, giovane segretaria generale della Fai Cisl Abruzzo e Molise, il sindacato che rappresenta i lavoratori e le lavoratrici della filiera agricola.

La sindacalista che si è formata dal basso, nella coraggiosa e ostinata tutela dei lavoratori immigrati nei ghetti del foggiano, commenta il testo di Romani del 1965: “Sindacati e organizzazioni professionali”.

Scrive Di Credico: “È necessario interrogarsi sulle ragioni della bassa adesione sindacale odierna. (…) L’evoluzione del mondo del lavoro, con la comparsa di nuove professioni e categorie di lavoratori (inclusi quelli con contratti atipici o nel settore della gig economy) insieme alla crescente visibilità di gruppi sociali che non rientrano nella definizione classica di lavoratore dipendente, solleva un’urgente necessità di rinnovamento per le organizzazioni sindacali tradizionali.”

Prendendo esempio (un po’ come Romani, ma oltre settanta anni dopo) dal sindacalismo inglese, Francesca Di Credico ci ricorda come si stiano sempre più sviluppando sindacati che, pur mantenendo come scopo primario la tutela dei lavoratori, mostrano una spiccata tendenza a integrare nella loro azione anche questioni sociali più ampie e a cercare di rappresentare interessi che vanno oltre il singolo posto di lavoro, sviluppando una sorta di “sindacalismo di comunità” e di rappresentanza estesa.

Completa il volume un ricco apparato iconografico.

In sintesi: perché leggere, per intero, le oltre trecento pagine di Lessico sindacale?

Per approfondire, senza inopportune e inutili agiografie, una figura chiave non solo della Cisl, ma del pensiero sociale cattolico del Novecento.

Un intellettuale appassionato della realtà, un docente che si nutriva di una formazione quotidiana e permanente, credendo nel ruolo del sindacato come comunità pedagogica educante, sia al proprio interno che nell’agone sociale.

Un pensatore non provinciale, ma internazionale, che ha molto da dirci ancora oggi, di fronte a contesti economici, sociali, antropologici assolutamente complessi e che necessitano, per essere letti e affrontati, del suo approccio che intrecciava la storia con l’economia, della sua riflessione sulla democrazia sostanziale, con l’apertura, necessaria, agli attori di una sussidiarietà esigente e che potremmo definire, con un’immagine contemporanea: “circolare”.

Buona lettura!

 

Aldo Carera (a cura di), Lessico sindacale. La lezione e l’attualità di Mario Romani, Edizioni Lavoro, Roma, 2025, pagg. 316, Euro 20.

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