PICCOLI ATEI CRESCONO

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Franco Garelli

Piccoli atei crescono

Il Mulino, 2016

 

Un titolo perentorio (“Piccoli atei crescono”) e un sottotitolo che rimette tutto in discussione (“Davvero una generazione senza Dio?”). Si presenta così l’ultimo libro di Franco Garelli, edito da Il Mulino e in libreria in questi giorni. L’autore, docente di Sociologia della religione e Sociologia dei processi culturali a Torino, da molti anni legge i percorsi della secolarizzazione e della religiosità nel nostro Paese. Piccoli atei crescono, per mettere in luce il nuovo che avanza a livello religioso, si basa sull’ampio materiale raccolto nel corso di un’indagine quantitativa effettuata nel 2015 dall’Istituto Eurisco su un campione nazionale di 1.500 giovani tra 18 e 29 anni e attraverso un’indagine qualitativa con domande dirette  a 144 studenti universitari di Roma e Torino. Ciò che emerge ha aspetti apparentemente contraddittori: se i giovani parlano della religiosità dei loro coetanei, viene a delinearsi uno scenario di marcato allontanamento dalla fede (il 70% pensa che pochi abbiano un qualche cammino di fede); se però i giovani rispondono a una domanda rivolta a loro personalmente, allora il 72% dichiara di credere in Dio, e oltre il 70% si dichiara cattolico. La “coscienza generazionale” è più secolarizzata della coscienza individuale, commenta Garelli.

Se cinque anni fa Armando Matteo, allora assistente della Fuci, aveva scritto un piccolo libro intitolato “La prima generazione incredula”, oggi, da questa indagine viene fuori che, in realtà, solo la metà dei giovani intervistati si riconosce in questa definizione. Sul piano della frequenza alla messa domenicale il 13% risponde di frequentare ogni settimana, e un 12% dice di frequentare almeno una volta al mese. Dunque, “non un tracollo”, dice ancora Garelli. Ma una secolarizzazione “dolce”, che procede lentamente, lungo un declivio che dura da oltre quarant’anni. Nella metà dei giovani che si riconoscono “increduli” il sentimento religioso si esprime per lo più nella propria interiorità personale, passando da una dimensione verticale (lo sguardo alla trascendenza) ad una orizzontale (la ricerca di un’armonia personale). “La religione – dice un giovane – non ha più nulla da dirci”. Dice una ragazza: “Cerchiamo di trovare le risposte dentro di noi piuttosto che cercarle nella fede”.

Il volume di Garelli si articola in sette ricchi capitoli: 1) “Ateismo in crescita e secolarizzazione” (dove si discute di quel che resta di una socializzazione religiosa diffusa e di famiglie religiosamente labili); 2) “E’ plausibile per i giovani d’oggi credere in Dio?” (dove si indicano gli ostacoli al credere oggi e si dice che occorre “un outing della fede”); 3) “La fede religiosa al vaglio delle generazioni” (dove si accenna tra l’altro ad alcune riserve sulla fede del passato); 4) “Lost in transitino? Percorsi di socializzazione religiosa” (dove si tratteggiano gli alieni, i secolarizzati, i naufraghi, gli intermittenti e i convinti); 5) “Io ballo da sola. Lontani dalla chiesa, non da Francesco (dove ci si chiede se andare in chiesa è “da sfigati”, si parla del desiderio di “n prete per chiacchierar” e, intorno a Francesco, si indicano le molte luci e qualche dubbio); 6) “Una generazione senza Dio” (dove si tratteggia il panorama dell’indifferenza religiosa ma ci si chiede anche se l’indifferenza religiosa non sia per più d’un aspetto una moda culturale); 7) “La spiritualità del dio personale” (dove si prova a identificare le diverse e molteplici tracce della spiritualità a cui guardano i giovani italiani).

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