FRANCO MONACO: È DAVVERO ORA DI DIVIDERSI DA RENZI. PERCHÉ BERSANI NON LO CAPISCE?

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Sul Manifesto di oggi 18 ottobre Franco Monaco, deputato Pd, pubblica un severo articolo nel quale torna, rafforzandola, su una proposta, una prospettiva, che aveva già più volte indicato nei mesi scorsi: che la minoranza del Pd uscisse dal partito, vista la troppo forte inconciliabilità di posizioni con Matteo Renzi. Ora la ripropone, motivandola anche con la legge di stabilità appena approvata, e manifesta sorpresa verso il rifiuto di Bersani a uscire dal Pd. E fa tre ipotesi sulle ragioni del suo rifiuto (“Bersani sbaglia, meglio separarsi prima di essere indifendibili”). Ieri, all’indomani dell’approvazione della manovra di bilancio, in un’intervista al Corriere, Alfredo D’Attorre, deputato bersaniano, annunciava la propria decisione di lasciare il Pd (“L’addio di D’Attorre: questa legge non la voto”). Sul Manifesto di oggi c’è anche un editoriale di Alberto Burgio, che porta le critiche a Renzi e al suo “sovversivismo antidemocratico” a un livello ulteriore, rivolgendole anche ai pezzi di società civile e politica che in qualche modo sono “complici” di Renzi e persino  alle sue vittime, con un azzardato paragone con le tesi di Primo Levi (“Lo scandalo degli oppressi che collaborano con Renzi”).

 

 

 

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  1. Per quante ragioni possa portare Franco Monaco per sostenere l’idea che la componente di minoranza del PD vivrebbe una vita e una prospettiva migliore se lasciasse il partito, ve ne sono altrettante, e probabilmente di più, che sostengono la tesi opposta, cioè restare nel PD non avendo perso la speranza di cambiarlo dall’interno, cambiando anzitutto la qualità politica delle scelte, sia quelle del partito che quelle del Governo, che alla fine sono la stessa cosa in ragione della peculiare anomalia che ha fatto delle primarie per eleggere il Segretario del PD la condizione per la quale il Segretario del PD è anche il Presidente del Consiglio dei Ministri.
    Sono anch’io un “apolide politico”, così come si qualifica il mio amico Savino Pezzotta, e come lui non iscritto a nessun partito ma attento alle vicende politiche, soprattutto, a quelle della presenza in campo politico del variegato mondo cattolico. Da questo particolare punto di osservazione intendo discutere non tanto la sollecitazione di Franco alla minoranza del PD perché si separino prima di essere indifendibili, ma la presenza dell’area cattolica all’interno del PD e il suo ruolo nella determinazione delle scelte e delle decisioni di partito e di Governo.
    Se la minoranza del PD corre il rischio di essere indifendibile, l’area cattolica nel PD “non corre il rischio” ma “è” ininfluente e marginale. Se poi si considera che quest’area è composta da quelle componenti storiche che nella DC rappresentavano la sinistra, l’ininfluenza e la marginalità è ancora maggiore se rapportata alla qualità delle scelte politiche e di politica economica del partito e del Governo.
    Non voglio ripercorrere i quasi due anni passati da che Renzi è divenuto Segretario del PD e i venti mesi del suo Governo, ma voglio chiedere a Franco se lui ritiene che tutte le scelte politiche, istituzionali ed economiche assunte da Renzi, e che l’area cattolica del PD ha condiviso, appartengano alla storia, ai valori, alla cultura di quelle componenti del mondo cattolico, così come mi chiedo, e chiedo, qual’è la proposta politica e l’identità del partito che il PD ha in mente, se c’è nel merito un’idea, visto la contraddizione, se non contrapposizione, tra la storia dell’Ulivo, di cui il PD è l’erede, e pezzi del centro destra che godono delle attenzioni di Renzi.
    Sicuramente risponderà che la condivisione di queste scelte è solo la conseguenza ovvia e logica del necessario adeguamento di quel patrimonio storico alle mutate condizioni politiche, economiche e sociali del nostro Paese, magari aggiungendo che l’area cattolica del PD non può non sostenere Renzi in quanto proveniente dallo stesso mondo cattolico. Tesi legittime, ma assolutamente non condivisibili.
    Volutamente tralascio molti temi compreso quello delle unioni civili, ma qualcuno (tu Franco ad esempio), mi vuole spiegare l’attenzione e la predilezione riservata dal Governo ai temi cari al mondo imprenditoriale e a quello economico-finanziario (ricambiate dal plauso e dalla condivisione che questo mondo esprime verso il Governo), oppure quali sono le ragioni dei continui attacchi al Sindacato e del rifiuto del confronto sui temi che interessano milioni di lavoratori quali, ad esempio, il sistema pensionistico, la disoccupazione e gli ammortizzatori sociali, la rappresentanza sindacale e imprenditoriale, i contratti di lavoro pubblici e privati, ecc.? Non sono questi segnali importanti che descrivono la “qualità” della politica del Governo Renzi?
    Non vorrei che, parlando dell’area cattolica del PD, avesse qualche fondamento il titolo dato all’articolo di Alberto Burgio “Lo scandalo degli oppressi che collaborano con Renzi”, pubblicato da “Il Manifesto” assieme all’articolo di Franco Monaco.
    Da cattolico preferisco richiamare Mt 7: 3, “Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?”. Infatti la trave è l’ininfluenza e la marginalità dell’aera cattolica dentro al PDR (Partito di Renzi) e la pagliuzza è ciò che fa e dice la minoranza del PD, che almeno fa e dice.

  2. Sarei più problematico nel conferire soggettività politica alla cosiddetta “area cattolica”, che legittimamente conosce un suo pluralismo di orientamenti anche dentro il PD e il centrosinistra (vedi la discussione ospitata proprio da c3dem originata da una riflessione di Nico Fornasin). Ma il cuore del problema non mi pare questo.
    Il disagio cui dà voce Vialba, che riflette la sua sensibilità cristiano-sociale, come del resto quella dell’amico Pezzotta, semmai fornisce ulteriori argomenti alla mia tesi. O comunque alla diagnosi da cui essa muove. Se non quella della “separazione consensuale” del PD, almeno quella dello scarto sempre più evidente tra una sensibilità cristiano-sociale e il profilo identitario, il posizionamento e gli orientamenti programmatici del PD renziano.

  3. Molto bene, anche Franco Monaco riconosce che esiste uno “scarto sempre più evidente tra una sensibilità cristiano-sociale (definizione parziale della cultura del cattolicesimo sociale e popolare che richiama il Movimento dei “Cristiani sociali”) e il PD di Renzi, e mi fa piacere che questo “scarto” sostituisca la sua idea di “separazione consensuale”. Restano però almeno tre riflessioni che sono anche tre domande:
    1) risiede sicuramente nella condivisione del profilo identitario, del posizionamento e degli orientamenti programmatici del PD renziano, l’assenza di ogni visibilità dell’area cattolica, che può anche conoscere un suo pluralismo di orientamenti dentro il PD, ma rimane inespressa e irrilevante, e certo non basta a colmare questo limite il dibattito conseguente alla riflessione di Nico Fornasin in quanto avviene fuori dal PD.
    2) questo “scarto” ha delle cause e delle ragioni legittime e politicamente rilevanti che non possono essere liquidate con l’ormai classico “ce ne faremo una ragione”. Se invece così avviene, contrapponendo a tali cause e ragioni “il profilo identitario, il posizionamento e gli orientamenti programmatici del PD renziano”, è legittimo chiedersi di che natura sia quel partito che non riconosce il diritto di cittadinanza non solo a chi esprime riserve e valutazioni critiche ma alle stesse riserve e critiche.
    3) resta nella sua problematicità il tema della rappresentanza politica del mondo cattolico e le rilevanti ed evidenti contraddizioni della sua presenza nell’attuale quadro politico. Se è vero che oggi nessuno può dire, legittimamente, di rappresentare questo mondo, è altrettanto vero che in esso permane forte la divisione, mentre i cambiamenti che coinvolgono il nostro Paese richiedono l’avvio di un percorso di confronto e dialogo per trasformare in risorse le differenze e, dunque, costruire un terreno comune di intesa e iniziative.

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