”Costituzione, Concilio, Cittadinanza”: per una ripartenza

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La rete di “cattolici e democratici”, nata 10 anni fa, deve rinascere, ha bisogno di una rigenerazione! Nacque come rete di associazioni che condividevano il progetto di dare voce ad una presenza cattolica e democratica nel contesto sociale e politico del nostra Paese. Una presenza “laica”, libera e vivace, capace di suscitare dialogo e confronto ma soprattutto di critica e di proposta, una voce non riconducibile ad una persona o ad un gruppo, né organica ad un partito politico, ma espressione della varietà, molteplicità e ricchezza di un’unica ispirazione, quella che dà un senso all’impegno in una realtà sociale che “soffre le doglie del parto” per generare il “regno di Dio”! Per questa voce si è costruito lo strumento: un portale per stabilire un rapporto fatto di comunicazione e dialogo per via informatica, e si è definita una struttura per gestire il portale e soprattutto per assicurare la presenza, la continuità e la pluralità delle voci.

Ora la proposta iniziale appare annebbiata con il conseguente indebolimento della disponibilità delle associazioni a condividere l’impegno: resta lo strumento del portale, tecnicamente di alto livello, che corre il rischio di perdere la funzione per cui è nato e addirittura di morire per il venir meno delle condizioni indispensabili al suo servizio. Noi crediamo che la causa sia da ricercare in difetti e limiti della strutturazione della rete più che nella improponibilità della proposta e che quindi si possa, e si debba, riprovare.

  1. Per un nuovo popolarismo

Si rende indispensabile una ripartenza! Una proposta a questo riguardo, a nostro parere, ce la suggerisce Papa Francesco con la lettera “Fratelli tutti” in cui parla di “popolo” e dà alla politica l’obiettivo di costruire un “popolo”, il “popolarismo” che è il contrario del “populismo” che spesso alimenta la politica quando “si muta nell’abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo, sotto qualunque segno ideologico, al servizio del proprio progetto personale e della propria permanenza al potere” (n.159).

Costruire un popolo non significa alimentare una cultura identitaria che distingue e separa da altri popoli per affermare la propria presunta superiorità. Significa piuttosto creare le condizioni per l’eguaglianza fra i cittadini, alimentare la cultura della solidarietà, la coscienza della responsabilità reciproca e soprattutto nei confronti di quelli che sono condannati a vivere ai margini, i definitivamente esclusi e meritevoli solamente, e non sempre, della nostra pietosa elemosina! Significa stabilire una rigorosa scala di priorità fra gli obiettivi da perseguire: un welfare che risponda efficacemente alle esigenze vitali di tutti i cittadini senza esclusioni e preferenze; un fisco che si preoccupi di favorire una più equa distribuzione della ricchezza; la priorità del diritto al lavoro che dà dignità ad ogni persona, la cura dell’ambiente che è la casa comune; l’istruzione a cui tutti hanno uguale diritto e che crea la condizione base per una positiva convivenza; un’economia che sia funzionale a questi scopi e non che li subordini a logiche diverse considerate sovrane ed immutabili. Libertà, uguaglianza e fraternità, per superare l’individualismo che, dice papa Francesco, “non ci rende più liberi, più uguali, più fratelli” perché “ la mera somma degli interessi individuali non è in grado di generare un mondo migliore per tutta l’umanità”(n. 105).

  1. Una cultura della convivenza

Il rischio che corre sempre un pronunciamento del Papa è quello di suscitare il consenso, e addirittura l’entusiasmo, ma di non incidere sulla situazione reale e concreta: occorre creare un ambito in cui si possa sviluppare un paziente e continuo esame della realtà per individuare ciò che deve essere modificato e ciò che invece deve essere promosso, ed occorre una interlocuzione con la politica per interrogarla, criticarla, stimolarla, e con la società civile per alimentare la cultura della convivenza. Questo ci pare possa essere l’ambito di impegno di una rete come la nostra che vi agisce dando vita ad iniziative pubbliche e gestendo animandolo un portale capace di suscitare, raccogliere e coordinare il contributo di un mondo reso sensibile, attento e vivace dall’ispirazione cristiana.

E’ necessario però conservare la possibilità di parlare a tutti, senza privarsi di questa libertà, schierandosi in modo preconcetto per una parte o addirittura chiudendosi in un partito politico che obbligherebbe a identificare il messaggio dell’ispirazione cristiana nelle scelte contingenti enei compromessi indispensabili per l’esercizio della politica. Si tratta di una voce che può contribuire a qualificare il dialogo politico che non può essere costretto solamente in slogan di parte, espressi attraverso i social, che accentuano la conflittualità preconcetta. Questo progetto ha bisogno di una proposta forte e convincente che coinvolga, aggreghi e che meriti di essere sostenuta anche economicamente, e di una struttura minima che garantisca la possibilità di dare vita e continuità all’iniziativa: un’impresa che vale la pena di tentare e che ci pare non impossibile da realizzare!

Pier Giorgio Maiardi

 

One Comment

  1. Mi sembrano parole perfettamente condivisibili; le iniziative di Zamagni e compagni sono portate avanti nella giusta prospettiva oppure c’è sotto sotto l’intenzione di fare cose diverse ? In particolare io temo che si possa cadere nello sbaglio dell’ esperienza della D.C., dove ad esempio alcuni uomini di Chiesa hanno interferito nella condotta dei responsabili laici, alcuni dei quali sono stati costretti, già subito dopo la nascita della D.C., ad abbandonare per restare fedeli agli ideali personali.

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