LA TERRA DESOLATA DELLA DEMOCRAZIA

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Franco Monaco, sul Manifesto, rafforza il suo No al referendum anche in dissensi con la campagna condotta da Renzi: “Sempre più condannati alla politicizzazione?”. Sull’Avvenire Giorgio Campanini scrive per il Sì: “Finalmente il principio di responsabilità”. Su Il Regno un editoriale di Gianfranco Brunelli: “Un Sì importante e di merito”. Marco Ascione, sul Corriere della Sera cerca di svelare un enigma: “Prodi, dubbi sulla riforma e sulla strategia del premier. Ma non esclude di dire Sì”. Salvatore Settis critica le caste al potere in un intervento al Parlamento europeo (“La riforma delle ‘caste’ per abolire gli elettori”, Il Fatto). Massimo L. Salvadori, su Repubblica, prova a spiegare perché la seconda parte della Costituzione limita la governabilità del paese (“Dove nasce la volontà di riformare la Costituzione”). Per Andrea Manzella, al di là della riforma costituzionale, la chiave per rafforzare la democrazia sta nel vivificare le comunità politiche di base, a partire dai sindaci dei Comuni (“La terra desolata della democrazia”, Repubblica). Gianfranco Pasquino, sul Corriere della Sera, invita i sostenitori del Sì e del No ad assicurare il mondo economico che non ci saranno rese dei conti dopo il referendum (“Perché serve abbassare i toni sull’esito del referendum”). Francesco Anfossi su Famiglia cristiana fotografa “Il mondo cattolico e gli schieramenti in campo”; Matteo Truffelli, “Il Paese vuole partecipare. La politica? Confonde e non spiega” (intervista all’Avvenire). Poi: Emma Fattorini, “Da Sturzo al sì” (Unità); Fabrizio Barca, “Il mio Sì guardando avanti” (Unità); Ermete Realacci, “Così la riforma amplia la democrazia” (Unità); Emanuele Macaluso, “Perché sono orientato al Sì” (Unità); Piero Ignazi,Il gioco delle sorprese sull’ultimo miglio” (Repubblica); Anna Finocchiaro, “Nessun pericolo autoritario, più contrappesi rispetto al passato” (Sole 24 Ore); David Carretta, “Il PPE e il referendum” (Foglio); Michele Ainis, “Quattro scenari per il dopo” (Repubblica); Claudio Cerasa, “Why Economisti s unfit to read Italy” (Foglio).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 Comments

  1. Il titolo di questa rassegna stampa è suggestivo ma sbagliato. Non c’è alcuna desolazione negli articoli citati (neppure in quello che ha lo stesso titolo), e del resto condivido l’opinione (non ricordo più di chi) di quanti ritengono l’attuale campagna referendaria – nonostante le volgarità, soprattutto di una certa parte – un momento alto della nostra democrazia, di cui ci ricorderemo a lungo.

  2. Il titolo scelto era sbagliato se riferito all’insieme degli articoli segnalati nella rassegna, che – sono d’accordo – rinviano a una forte partecipazione di uomini e donne, anche giovani, a questa fase conclusiva della campagna referendaria. Ma non è sbagliato se riferito, come Andrea Manzella, nel suo bell’articolo il cui titolo abbiamo ripreso per la rassegna, ha fatto, allo stato della vita democratica del Paese di questi anni, che – con la quasi sparizione dei partiti, la sfiducia di larga parte della popolazione verso le istituzioni e verso la politica, i toni e i contenuti dei discorsi di numerosi leader -, è francamente abbastanza desolante. Può essere che questa campagna referendaria, pur se caratterizzata da tanti elementi negativi (di cui è certo responsabile anche il premier Renzi), e forse proprio per l’eccesso di politicizzazione e di drammatizzazione di cui si è caricata, si stia rivelando nei fatti un forte stimolo per non pochi cittadini a prestare attenzione a temi cruciali della vita politica e a ritrovare il gusto della partecipazione a dibattiti e confronti, non solo televisivi.

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