Vivere questa Pasqua di resurrezione

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Questo articolo è uscito sul “foglio informativo” dell’associazione Agire politicamente. Con una citazione a margine, che l’autore rievoca da un’omelia pasquale del 1972 di Giuseppe Dossetti, di cui è stato discepolo in tempi lontani: “Questo evento esplode in tutto l’universo, ma esplode partendo da un punto. E il punto è quel sepolcro vuoto. È quell’uomo cercato fra i morti e incontrato come vivo: questa è la parola che è stata evangelizzata per mezzo di Gesù Cristo. Questa parola si dilata all’universo, trasforma tutti gli uomini, dona una vita risorta a tutte le creature di Dio. E perciò dice Pietro “Egli è il Signore di tutti”. 

 

Stiamo vivendo un tempo buio. E, dopo una Quaresima severa, segnata da eventi che non abbiamo scelto noi ma che, in qualche misura, anche noi abbiamo contribuito a provocare, andiamo verso la Pasqua, celebrazione della Resurrezione del Signore. Ma vorremmo che questa resurrezione riguardasse tutti noi e il nostro mondo.

Ma anche questo dipende anche da noi! La condizione per risorgere è che ci assumiamo la nostra parte di responsabilità della situazione attuale; e se ne assuma la sua parte, preponderante, anche la politica nazionale ed internazionale con i suoi attori.

Conviviamo ancora, infatti, con una pandemia che condiziona e sconvolge ancora la nostra vita, i rapporti con le persone, anche quelle a noi più vicine; siamo ancora condizionati dalla paura e dal sospetto reciproco che diventa spesso avversione e conflitto sociale: una situazione che avrebbe dovuto trovarci solidali nel cercare le possibili misure per uscirne insieme e di cui, invece, abbiamo fatto motivo di divisione e di conflitto umano e politico, magari per trarne vantaggi immediati per sé e per la propria parte. Dovremmo trarne un ammonimento per la nostra presunzione di onnipotenza, di poter governare ogni evento naturale e ci siamo subito affannati, invece, ad individuare il colpevole, prima della nascita del virus, poi della diffusione del contagio. Avevamo ritenuto che ne saremmo usciti diversi, mai più come prima, migliori, e ci stiamo accorgendo che siamo rimasti quelli di prima, magari addirittura peggiori!

Con la pandemia, stiamo vivendo una guerra scoppiata improvvisamente accanto a noi, una guerra che si aggiunge alle tante altre in atto nel mondo da tempo, ma di cui avvertiamo tutta la insensatezza e la gravità e di cui proviamo paura perché potrebbe interessarci direttamente. E una guerra dipende esclusivamente dagli uomini! Sentiamo tutta la verità della “guerra inutile strage” affermata da Benedetto XV a proposito della prima guerra mondiale. In un tempo in cui abbiamo scoperto che la vita ed il benessere collettivo, di ogni nazione, dipendono l’una dall’altra, che la globalizzazione non è stata inventata da nessuno ma è la conseguenza della naturale evoluzione di un mondo in cui i confini fra gli stati diventano una realtà esclusivamente amministrativa, una guerra non ha alcuna giustificazione logica: si tratta ancora di una visione miope del mondo e del tempo, frutto di egoismo, presunzione e prepotenza , che politicamente si esprimono in un esasperato nazionalismo e in un anacronistico sovranismo portato alle estreme conseguenze.

Non si può ancora pensare di regolare i rapporti internazionali con le armi, non ce n’è alcuna giustificazione logica, e appare assolutamente inaccettabile l’intenzione dichiarata dall’Unione Europea, e dall’Italia con essa, di aumentare gli stanziamenti per le spese militari per rispondere all’attacco all’Ucraina. Papa Francesco “se ne vergogna”, la chiama “pazzia (…) frutto della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica (…) ma il problema di base è lo stesso: si continua a governare il mondo come uno ‘scacchiere’, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri”. Poi aggiunge: “la vera risposta non sono le armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato, non facendo vedere i denti, come adesso (…)” (Discorso al CIF, 24 marzo 2022).

Appare con evidenza la inadeguatezza della politica nel momento in cui sarebbero indispensabili una visione più lunga e più saggia, una capacità di superare, in ambito internazionale, la illogicità di impostare i rapporti fra stati sul piano della paura reciproca e quindi della difesa preconcetta e perciò della forza militare e dell’espansione della propria influenza. Sono stati questi, infatti, i presupposti, imputabili a tutti, anche della guerra ucraina.

Ma anche in ambito nazionale, il nostro, dovremmo superare le meschine rivalità fra partiti per esclusivi interessi elettorali immediati, interessi che ci portano perfino a strumentalizzare pandemia e guerra. La “buona politica” ha bisogno di ideali un po’ più alti! Dal Pd, in particolare, che nasce dalle culture che hanno prodotto la nostra Costituzione, e fra queste il cattolicesimo democratico, ci si attenderebbe un contributo diverso e ben più incisivo in questa direzione. Anche il sistema democratico appare in pericolo: le emergenze fanno sorgere il desiderio di uomini forti che decidano in fretta, senza discussioni e senza necessità di maggioranze favorevoli e questo può aggravare la crisi della democrazia, una crisi che ha tante origini, compreso, alla sua base, il prevalere dell’egoistico interesse personale e il venir meno del senso di responsabilità di ciascuno per la vita della comunità sociale.

Qui appare con più evidenza il nostro personale coinvolgimento! Questa Pasqua ci riguarda tutti, perché noi, con il nostro mondo, abbiamo bisogno di risurrezione e perché tutti siamo fatti per risorgere, anche se pare impossibile, come “uomini nuovi” per una “vita nuova”, un vivere insieme più solidale e responsabile. Occorre speranza e fiducia nella efficacia nel minuscolo seme di sesamo, il nostro! Auguriamoci reciprocamente di vivere così, con questa convinzione, questa Pasqua di Resurrezione!

 

Pier Giorgio Maiardi

 

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