PRESIDENTI DIVISIVI. IL PD SECONDO ARTURO PARISI

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Claudio Tito, “Presidenti che dividono” (Repubblica). Antonio Polito, “Le tensioni e le scelte da fare” (Corriere). Stefano Folli, “Quattro segnali dalle Camere” (Repubblica). Lina Palmerini, “A quali fili è appesa la nascita del governo Meloni” (Sole 24 ore). Simone Canettieri, “La guerra di Giorgia” (Foglio). Giuseppe Lorizio, teologo, s’interroga, non senza ironia, sul discorso alla Camera del neo presidente Lorenzo Fontana: “Impegnativa l’arte di citare la tradizione cristiana” (Avvenire). Lorenzo Dellai, “Non c’è un solo modo di far politica da cattolici” (lettera a Avvenire). “La lezione di Liliana” (testo del discorso di Liliana Segre in Senato – La Stampa). Massimo Giannini, “I pilastri della civiltà repubblicana” (La Stampa). Michele Serra, “La bambina e il presidente” (Repubblica). Paolo Armaroli, “La Russa e la via imparziale segnata da Crispi” (Il Giornale). Alessandro Campi, “L’Italia che vuole ripartire e i soliti affari di famiglia” (Messaggero). Claudio Cerasa, “Che cosa c’è a destra oltre il vaffa? Sei tesi per archiviare il populismo” (Foglio). Giuseppe De Rita, “Meloni e il lato buono del trasformismo” (intervista a Il Dubbio). PARTITO DEMOCRATICO: Carlo Galli, “L’unica cura per il Pd è imparare a opporsi” (Repubblica). Franco Monaco, “Il Pd si salva con la resa dei conti tra le cordate” (Il Fatto). Arturo Parisi, “Il Pd è un partito pieno di dirigenti ma senza un gruppo dirigente” (intervista a Marco Damilano per Politica). Pietro Scoppola, “Le ragioni del Partito democratico” (stralcio del discorso di Orvieto del 2006 – Politica). Marco Damilano, “Nella crisi lo spazio del partito (im)possibile” (Politica).

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  1. Se, come si dice, il buongiorno si vede dal mattino, e se il mattino della maggioranza di centrodestra è quanto accaduto ieri nell’elezione dei Presidenti di Senato e Camera non è che sia da sperare che il giorno (la XIX Legislatura) sia buono.
    Guardando ai risultati delle votazioni, si può certo affermare che Meloni e Salvini hanno vinto e Berlusconi ha perso, salvo che, in realtà, non ha vinto nessuno perché hanno perso tutti, anzitutto, la politica:
    – Il centrodestra, tanto unito in campagna elettorale, alla prima verifica si sfalda. Sicuramente Berlusconi aveva fatto i suoi conti, FI non avrebbe votato La Russa alla prima votazione riaprendo così la trattativa sulla formazione del Governo da una posizione di forza. Non aveva considerato la possibilità di voti dall’opposizione e questi voti hanno vanificato la sua strategia e reso inutile F.I.
    – Lorenzo Fontana è una figura divisiva e d’impatto, una personalità ricca di spunti e di opinioni destinate inevitabilmente a essere fonte di contrasti. Forse proprio per questo fortemente voluta da Salvini e accettata da Meloni: per far capire che, dopo la vittoria del 25 settembre, con questa coalizione “cambia tutto”, sono loro che hanno vinto, hanno la maggioranza in Parlamento e non devono mediare le loro scelte con nessuno, tanto meno con l’opposizione.
    – L’opposizione, più divisa di come si è presentata al voto non poteva essere. Richiesti o meno che siano i voti di parte dell’opposizione, evidenziano la fragilità della maggioranza e pone delle ipoteche sul futuro della maggioranza di centrodestra e sul Governo, ma anche sull’opposizione.
    Prima delle elezioni un mio amico (Marco Bentivogli) aveva detto: “La campagna elettorale è solo un primo appuntamento per ricostruire tutto”.
    Sarebbe sbagliato ritenere che questa affermazione valga solo per il PD, partito nel quale lui era candidato, ma vale per tutto il quadro politico uscito dalle recenti elezioni, e mi pare che i segnali che arrivano dalla maggioranza e dall’opposizione lo confermino.

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