Paola Gaiotti de Biase

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Già parlamentare della Dc nel Parlamento europeo, poi esponente di punta della Lega Democratica,

militante del Pds dal 1992 e dei Cristiano sociali e parlamentare dal 1994. Tra i fondatori dell’Ulivo

 

 

Quale è la vostra posizione sulla riforma della Costituzione e sul relativo referendum, e come la motivate?   

La Riforma della Costituzione sia per quanto riguarda l’effetto negativo del biparlamentarismo perfetto sui tempi delle decisioni, sia per quanto riguarda la concretezza delle mediazioni fra governo centrale e governi regionali, era assolutamente necessaria da tempo.  Non sono in grado di intervenire sui singoli aspetti tecnici, ma  si tratta pur sempre di prassi correggibili. Non riesco a vedere i gravissini danni che sono stati configurati nella polemica recente.

 

Secondo voi, è oggi più importante garantire una maggiore governabilità, cioè stabilità dei governi, oppure è più importante assicurare un’ampia e equilibrata rappresentanza alle diverse forze politiche? Ritenete la legge elettorale detta Italicum una legge soddisfacente oppure no, e perché?

Le due cose possono e debbono essere garantite insieme, nella misura possibile. Sia la rappresentanza equilibrata delle minoranze sia la stabilità e unità interna dei governi non sono un problema quantitativo ma qualitativo, delle forme di selezione, dello stile dei rapporti reciproci, della coerenza delle forze politiche: in ogni caso non della proporzionalità perfetta. Ed entrambe sono garantite più dal rapporto diretto del singolo deputato e dei singoli partiti con i loro elettori che non dalla proporzione numerica fra voti e peso parlamentare. Vanno garantite maggioranze di governo adeguate sulle basi possibili, e una presenza adeguata alle minoranze. Preferisco comunque collegi uninominali eventualmente integrati da riequilibri proporzionali in una direzione e l’altra. Va dunque rivisto l’Italicum.

 

Ritenete che Matteo Renzi, come segretario del Pd e come capo del Governo, si muova in un solco in linea di massima corrispondente con la vostra cultura politica, oppure ritenete che presenti dei caratteri che con essa sono scarsamente compatibili o addirittura configgenti? (e, in questo secondo caso, quali in particolare?  

Se “per la mia cultura politica” si intende un rapporto di adesione fondante con la Costituzione italiana non ho riserve da fare. Ma ogni generazione, ogni passaggio politico ha i suoi stili, le sue sensibilità che vanno rispettate.

 

I percorsi di maturazione e condivisione del consenso sembrano essere sempre più condizionati da meccanismi che poco hanno a che fare con la conoscenza dei temi in discussione, con il confronto, con la comune appartenenza ad aggregazioni capaci di fare nascere visioni e progetti: è una situazione irrimediabile? Come recuperare il terreno perso in questi ultimi anni?  

Troppo del dibattito aperto sulla riforma della Costituzione è stato un segnale della qualità del nostro dibattito politico e, in particolare, la conferma delle spinte privatistiche e  utilitarie di forze frammentate, incapaci di raccogliere la sfide di un momento difficile  in un mondo segnato da tragedie immani. Devo però riconoscere a Renzi il valore della rappresentanza italiana e dei temi primari della sua politica (migranti, Europa, Riforma costituzionale, ecc.). E considero il SI al referendum il solo modo di difendere la Costituzione.

Paola Gaiotti de Biase

 

 

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