“Natale in carcere”

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 L’autore, parlamentare del Pd, è presidente dell’Associazione “Argomenti 2000”. In questo articolo, che è stato diffuso dalla newsletter dell’associazione, l’autore dà conto dell’iniziativa di “Argomenti 2000” di stilare un documento sulle carceri, raccogliendo la firma di numerosi parlamentari di ispirazione critiana e appartenenti a diverse forze politiche, e di organizzare una serie di visite nelle carceri durante il periodo natalizio.

 

La situazione carceraria costituisce nel nostro Paese un’emergenza aggravata dalla difficoltà di risolvere gli annosi problemi del sistema giustizia. Una gravità che ci ha fruttato un richiamo della Corte europea. Oltre cinquanta parlamentari, che si riferiscono all’ispirazione cristiana, presenti in diverse formazioni politiche, per sensibilizzare l’opinione pubblica e compiere un gesto di vicinanza concreta a quanti vivono la condizione carceraria, hanno scelto di aderire ad una iniziativa promossa dall’associazione “Argomenti2000”, recandosi, nei giorni delle festività natalizie, da Natale all’Epifania, negli istituti di pena. Hanno inoltre sottoscritto un documento, cui sono collegate alcune proposte di legge e che intende essere una risposta al messaggio rivolto, nell’ottobre scorso, alle Camere dal Presidente Napolitano, dove si chiedevano soluzioni, non più rimandabili, contro il “carattere strutturale e sistemico del sovraffollamento carcerario” in Italia. La convinzione è che si debba ricorrere il più possibile alle misure alternative alla detenzione e a riorientare la politica penale verso il minimo ricorso alla carcerazione.

Accanto ai richiami autorevoli e all’intervento della Corte europea, la gravità della situazione carceraria emerge in tutta evidenza anche dai numeri.  Al 31 ottobre scorso negli istituti di pena risultano presenti 64.323 detenuti (il 64,9% italiani) – quasi contro 47.668 posti.

Al tema del sovraffollamento vanno aggiunti la precarietà dello stato di salute della popolazione detenuta e l’inefficienza del sistema sanitario interno agli istituti di pena. Anche questo incide sugli altrettanto allarmanti dati relativi ai decessi in carcere: al 30 novembre, su 142 morti occorse dall’inizio dell’anno, ben 46 sono dovute a suicidi (una media di 4 al mese); quasi 800 invece i suicidi dal 2000 al 2013.

Un caso particolare è quello degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari: in Italia sono ancora aperti – nonostante la legge ne preveda il superamento – 6 manicomi criminali, dove oltre mille persone, responsabili di reati penali e affette da disturbi mentali, sono sottoposte a una misura di sicurezza.

Ancora, come non rilevare, l’elevata propensione alla detenzione preventiva (sono 12.145 i carcerati in attesa di primo giudizio, pari al 18,8% di tutta la popolazione carceraria) e alle carcerazioni per condotte che, ai sensi di leggi come la Bossi-Fini e la Giovanardi-Fini, prevedono la pena detentiva, porta ad affollare i penitenziari di persone che potrebbero essere gestite diversamente, quali i tossicodipendenti (27mila quelli ristretti, secondo i dati ministeriali al 31 ottobre 2013) o alcune tipologie di condannati (6.211 persone pari al 15,5% dei condannati hanno una condanna definitiva inferiore a 2 anni).

A fronte di una situazione critica, di una vera e propria emergenza, i deputati firmatari del documento si sono posti il problema della depenalizzazione di diversi reati che avrebbe come effetto diretto un alleggerimento del carico della giustizia penale, senza che ciò costituisca una minore tutela delle collettività. La durata dei processi contribuisce ad aggravare la situazione. Così come è evidente la necessità di una politica di depenalizzazione con conseguente applicazione di sanzioni amministrative. Sotto il profilo dei costi e degli spazi da utilizzare, va considerata la possibilità di espiare la pena in carceri con limitata attività di controllo.

Bisogna prendere atto che il fine rieducativo della pena, deve avere anche un altro fine, che è quello di diminuire il rientro in carcere dei recidivi; tale obiettivo si può raggiungere rendendo concreta la possibilità del condannato di lavorare e, dove necessario, dando una formazione professionale allo stesso.

Tutte queste situazioni, e tante altre ancora, comportano un oggettivo aggravio dei conti pubblici e denunciano una situazione proiettata più sulla detenzione che sulla rieducazione. Accanto all’annoso problema della riforma della Giustizia, vi è la necessità di rinnovare la politica penitenziaria e di ridefinire il ruolo della pena. Altri nodi restano da sciogliere con riguardo alla politica penitenziaria, a partire da una concezione condivisa della pena che trovi il suo presupposto nella Carta costituzionale e nelle leggi penali. Leggi che debbono servire, come dice la Costituzione all’art. 27, all’umanizzazione del trattamento penitenziario.

In definitiva, questa iniziativa, per noi, vuole essere un modo per esprimere, da credenti, insieme ad altri parlamentari di buona volontà, un gesto di vicinanza con i fratelli reclusi, dando  testimonianza di ciò che può significare oggi, in tempi di pluralismo, la presenza in Parlamento dei credenti.

Il gesto in occasione delle festività esprime l’attenzione agli ultimi e vuole essere una risposta alle parole espresse più volte dal  Santo Padre, ultimamente parlando ai cappellani degli istituti di pena, richiamando tutti alla vicinanza con quanti vivono la condizione carceraria.

 

On. Ernesto Preziosi

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