L’Ucraina, la Russia e l’Europa

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In quello che sta succedendo il vero perdente è l’Europa, la quale dovrebbe sostenere con forza la via della ragionevolezza: fermare la NATO nella sua pretesa di estendersi a Est e ristabilire rapporti di buon vicinato con la Russia

 

 

La questione dell’Ucraina “sembra” aggravarsi sempre di più, anche se questo aggravamento è dovuto soprattutto alle comunicazioni televisive e ancor più a notizie e dichiarazioni americane e inglesi, fatte per “soffiare sul fuoco” (quella inglese su un possibile colpo di stato in Ucraina è un esempio lampante di notizie costruite in laboratorio dai servizi segreti).

Il problema man mano diventa sempre più chiaro: non si tratta di un’invasione dell’Ucraina (versione occidentale), ma bensì dell’allargamento della NATO ad Est, decisione non voluta dall’Europa, ma dall’America e dai paesi europei orientali ex-socialisti, che vedono la Russia come fumo negli occhi.

Ora il problema dell’allargamento della NATO ad Est non nasce dalla necessità di difendere l’Ucraina, che può benissimo essere difesa dall’esterno con le attuali armi e con gli attuali schieramenti, ma per spostare più in là la linea di attacco nei confronti della Russia.

E’ impressionante il fatto che, mentre l’Ucraina si trova geograficamente in Europa, chi discute il problema sono la Russia e l’America. Cosa c’entra l’America? Chiaramente questo vuol dire che la NATO (trattandosi di armi) è cosa sua.

Tardivamente, troppo tardivamente, Macron tenta oggi di prendere la parola a nome dell’Europa: l’Europa viene considerata secondaria, ci si limita a consultarla.

Le ultime notizie che giungono dai mass media non sono solo preoccupanti, ma tali, se fossero vere, da gettare un’ombra sinistra sul futuro dell’Europa. Gli USA starebbero studiando un piano per rifornire il gas di cui l’Europa ha bisogno con risorse proprie e di altri paesi condiscendenti (Qatar), sostituendo le forniture provenienti dalla Russia.

In poche parole, si profila una doppia dipendenza: un’aumentata presenza militare (giustificata dalla “aggressività” russa, tutta da dimostrare) e una nuova dipendenza energetica; dunque, un rinnovato dominio americano in Europa (che significa anche influenza sui governi) con il sostegno convinto dei paesi europei dell’Est.

L’America è e rimane un nostro alleato, ma forse vale la pensa di farsi sentire, anche tenendo conto che in politica estera negli ultimi anni non ne hanno indovinata una (vedi Afghanistan e Iraq).

In quello che sta succedendo il vero perdente è l’Europa, la quale dovrebbe sostenere con forza la via della ragionevolezza; fermare la NATO nella sua pretesa di estendersi a Est e ristabilire rapporti di buon vicinato con la Russia.

L’interesse dell’Europa è la pace, non un rilancio dei rapporti di forza bellici; una pace che serve oggi a convivere dignitosamente e che può servire domani a un’evoluzione dei rapporti in senso democratico.

Dunque l’Europa deve fermare questa mini-escalation e riprendere le fila per tessere rapporti pacifici; l’Europa dovrebbe avere, come le spetta, il ruolo principale per avviare e sostenere trattative risolutive.

 

Sandro Antoniazzi

 

3 Comments

  1. Caro Sandro,
    leggo il tuo articolo sull’Ucraina, che ovviamente condivido sino in fondo, e a sostegno delle tue parole porto due testimonianze, che certamente tu conosci ma che potrebbero essere utili a qualche lettore distratto.

    La prima è un testo tratto dalla newsletter n. 83 del 17 aprile 2018 di Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri, in cui l’editorialista (Raniero La Valle?), sotto il titolo “L’occidente perduto”, scrive, tra l’altro:
    … Ogni volta che, dalla fine della seconda guerra mondiale, l’Occidente ha voluto lanciare una guerra, rovesciare un regime, uccidere capi avversari o compiere altri delitti, si è sempre fatto precedere da una bugia che servisse a salvargli l’anima e a persuadere le masse del proprio buon cuore e della propria innocenza. È questa la ragione per cui le armi sono le ultime a sparare e i governi gli ultimi a esporsi: i primi autori e persuasori della guerra sono i servizi segreti, l’intelligence e i media seriali.
    La guerra del Vietnam, quando l’America cessò di essere l’America di Wilson e di Roosevelt per giungere poi ad essere l’America di Trump, cominciò con la bugia di un attacco navale nordvietnamita nel golfo del Tonchino, poi rivelata come tale dai “Pentagon Papers” nel 1971. La guerra della NATO per la definitiva disgregazione della Jugoslavia e l’eliminazione di Milosevic fu motivata dal massacro di Raçak, dove l’esercito clandestino kosovaro, successivamente impossessatosi della zona, avrebbe trovato i corpi di quarantacinque vittime albanesi con mutilazioni e teste mozzate; una compagnia di marketing inglese, la Ruder & Finn, rivelò poi di aver fabbricato l’equazione serbi-nazisti e Milosevic-Hitler ad uso della propaganda occidentale. La seconda guerra del Golfo per l’annientamento dell’Iraq e l’uccisione di Saddam, matrice di tutto il terrorismo successivo, ebbe una lunga sequenza di false motivazioni: … Bush alle Nazioni Unite sostenne che si stessero approntando scorte di gas nervino, poi si parlò di un supercannone, e infine Colin Powell mostrò al Consiglio di Sicurezza la famosa provetta con l’antrace, a prova delle armi di sterminio che l’Iraq stava per usare.

    L’altra testimonianza la trovo in un recente articolo del New York Times, https://www.nytimes.com/2022/01/28/world/europe/biden-ukraine-russia-diplomacy.html, che dimostra quanto la motivazione addotta dagli Stati Uniti per rafforzare la propria presenza militare in Europa sia non solo pretestuosa, ma anche pericolosa, in particolare per l’Ucraina. L’articolo infatti denuncia la crescente insofferenza degli Ucraini verso la politica allarmistica di USA e Gran Bretagna, sottolineata dalle dichiarazioni del presidente Zelensky sulla necessità di una tranquilla diplomazia e non di creare panico, “sicura ricetta per la sconfitta” nelle parole del capo della sicurezza, Danilov.

    Un’ultima piccola osservazione mia: perché in una cartina che dovrebbe illustrare la situazione dell’Ucraina si evidenzia invece la Lettonia?

    • Uno dei punti di forza delle democrazie è che, ad un certo punto, anche le loro “malefatte” vengono a galla. Cosa che non succede (o, se succede, accade molto, molto più tardi) per gli stati autoritari e per quelle che oggi si chiamano con un ossimoro “democrazie autoritarie”.

  2. Qualche considerazione telegrafica all’articolo di Antoniazzi.
    1.La possibilità concreta di un’invasione dell’Ucraina è “la versione occidentale”.
    – Novembre 2013 – febbraio 2014: Ucraina, rivoluzione arancione. Febbraio – Marzo 2014 : invasione russa dell’Ucraina con annessione della Crimea. Antoniazzi ricorda?
    – Georgia 2003: “rivoluzione delle rose”. 2008: la Russia occupa un quinto del territorio georgiano. “Da allora le ambizioni filoeuropeiste della Georgia e le sue speranze di aderire alla Nato sono di fatto congelate”. (“Georgia: la crisi che preoccupa l’Europa”, ISPI, 24 febbraio 2021)
    – “Il popolo e il governo di Taiwan stanno osservando da vicino la situazione tra Russia e Ucraina, poiché il suo epilogo potrebbe avere ripercussioni sullo Stretto di Taiwan”. (HuffPost 8 febbraio 2022) Se la possibile invasione dell’Ucraina (tralasciando il precedente succitato) è solo una versione occidentale montata ad hoc cosa spinge popolo e governo taiwanesi, così distanti, a seguire con tanto interesse la vicenda?
    2. L’allargamento della Nato a est è voluto non dall’Europa ma da USA e Paesi orientali ex socialisti.
    Domanda: chi, se non i Paesi interessati, ha maggior titolo e diritto di chiedere un’adesione all’Europa e alla Nato?
    Vale ancora il “diritto all’autodeterminazione” dei popoli? Perché questi Paesi sono così solleciti nel chiedere l’adesione all’Europa e anche alla Nato? Non sarà che, forse, non si sentono troppo rassicurati dalla prossimità della Russia di Putin? Del resto, non sono un mistero le nostalgie putiniane per quella che era la situazione dell’ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche!
    3. La fornitura di gas dagli USA ci creerebbe una doppia dipendenza. Sorrido. Quella della Russia di Putin invece no. Non è dipendenza! E’ una benevola elargizione!
    Libero Antoniazzi di avere le sue simpatie per l’amico Putin. Non sono le mie!

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