Dalla parte della politica “educata”

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Pubblichiamo l’appello di un gruppo di laici e sacerdoti della diocesi di Lecce, responsabili a vari livelli di organismi ecclesiali locali, a partecipare al voto il prossimo 25 settembre perché, come scrivono nell’introdurre l’appello, “la non partecipazione al voto non è la soluzione ai tanti problemi” e “l’indifferenza spinge ai margini della comunità”. L’appello contiene significativi criteri di giudizio per la libera scelta di ognuno

 

 

 

L’appello che qui pubblichiamo è promosso da laici credenti, da esponenti di organizzazioni di ispirazione cristiana, di organismi ecclesiali, della scuola diocesana di formazione alla politica, che richiamandosi all’insegnamento del Concilio sulla responsabilità dei cristiani nella lettura dei segni dei tempi, sul rispetto della laicità della politica e sulla libertà di coscienza di fronte alle concrete scelte politiche, hanno liberamente fatto proprio il monito: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” (Gaudium et Spes n.1).

E’ rivolto soprattutto a quanti pensano di non andare a votare oppure sono ancora indecisi e perplessi, a quanti nutrono ancora rabbia e rancore. La non partecipazione al voto non è la soluzione ai tanti problemi. L’indifferenza, il “me ne frego” spinge ai margini della comunità.

Coloro che intendono aderire a quest’appello, possono farlo inviando una mail a: redazione@portalecce.it

 

DALLA PARTE DELLA POLITICA “EDUCATA”

 

  1. I tempi che stiamo vivendo sono tempi difficili, sono tempi duri. Eppure sono i tempi che ci è dato vivere e che non possiamo ignorare. Non possiamo stare alla finestra. Non possiamo essere prigionieri del senso comune “tanto sono tutti uguali, tutti rubano alla stessa maniera”. Non possiamo abbandonarci alla rassegnazione o peggio alla illusione di assecondare la moda del momento. Non possiamo svilire la democrazia alle gesta dell’uomo o della donna della provvidenza che il mercato politico periodicamente offre.

 

  1. Soprattutto noi, che ci diciamo credenti, siamo chiamati a vivere questi tempi con coraggio, con discernimento e con senso della realtà. La libertà di coscienza, secondo l’insegnamento della Chiesa, non può mai essere intesa come liberta dell’indifferenza. Questi abiti virtuosi ci vengono dalla Speranza cristiana. Essa ci dice innanzitutto, che “la terra promessa in cui scorre latte e miele non esiste; che la terra promessa è semplicemente un posto migliore dell’Egitto”. Questa consapevolezza ci spinge perciò a non credere ai messaggi fuorvianti del populismo: andare prima in pensione; pagare le tasse secondo regole che apparentemente fanno pagare meno, di fatto favoriscono solo i ricchi; spendere le risorse che ne derivano esclusivamente nei territori che le forniscono. Scelte che di fatto negano la solidarietà tra le generazioni, rubando il futuro ai giovani; negano la solidarietà tra i territori, inasprendo il divario tra il sud e il nord del Paese. I problemi da affrontare riguardano le difficoltà che affrontano le famiglie specialmente quelle sotto la soglia di povertà che in Puglia incredibilmente sono in percentuale superiore rispetto all’intero Paese; il basso livello di natalità, che pregiudica lo stesso futuro dei nostri territori; il consistente movimento di emigrazione dei giovani laureati, senza considerare l’esercito dei giovani che non studia né lavora.

 

  1. La speranza cristiana ci dice anche che “ogni terra straniera è nostra patria e ogni patria è terra straniera”. Non ci appartiene pertanto  nessuna idea nazionalistica dei blocchi navali, del “vengono prima gli italiani”, dell’Europa delle Nazioni, forti in casa propria e deboli sulla scena internazionale. Idee povere di una visione umanistica della politica che ponga al centro la dignità della persona. La democrazia è così ridotta ad una gara di slogan.

 

  1. Non possiamo accettare l’idea irresponsabile di affidare la costruzione del bene comune alle lusinghe dei populisti e dei nazionalisti.

 

  1. Non possiamo accettare, altresì, che l’invito a scegliere da che parte stare passi quasi esclusivamente dal consenso ai “professionisti della politica”, candidati buoni per ogni occasione, espressione di gruppi di potere che si autoperpetuano, gelosi della propria autoreferenzialità. L’attuale legge elettorale, che non ci consente di esprimere una preferenza, non fa del cittadino “l’arbitro” della partita, ma solo lo spettatore di scelte compiute nelle stanze del potere. Complice anche la riduzione del numero dei parlamentari, i vari Capi hanno semplicemente “blindato” i loro adepti. E la società civile?

 

  1. Stiamo dalla parte della Repubblica fondata sui principi della Costituzione che sono i principi di una democrazia solidale e personalista. Stiamo dalla parte degli Stati Uniti d’Europa, cui vorremmo cedere ancora pezzi della nostra sovranità nazionale, soprattutto in tema di sicurezza, di energia, di ambiente, di politiche fiscali e di politica estera.

 

  1. Stiamo dalla parte dei Paesi che riconoscono e promuovono le libertà civili, il pluralismo delle istituzioni, la valorizzazione delle diversità, la integrità dei propri confini, le limitazioni alla propria sovranità nell’ambito di Ordinamenti sovranazionali che assicurino la pace. Per questo siamo solidali con il popolo ucraino che lotta contro l’aggressione russa, “moralmente ingiusta, inaccettabile, barbara, insensata, ripugnante e sacrilega”, e al quale si deve ogni tipo di sostegno.

 

  1. Stiamo dalla parte della competenza nella costruzione e gestione del bene comune, esercitata con il metodo del dialogo e della mediazione. Per questo avremmo apprezzato l’unità di tutti i riformisti.

 

  1. Stiamo dalla parte dei doveri e non solo dei diritti. Della persona e non dell’individuo. Dell’inclusione e non dell’esclusione.

 

  1. Stiamo dalla parte della politica “educata”.

 

 

Primi firmatari

Francesco Capone, Luigi Lochi, don Nicola Macculi, Paolo Arseni, Dario ario Marangio, Marco Colagiuri (CSI Lecce), Coordinamento provinciale Libera Lecce

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