Dal fiume di articoli su quel che accade in Vaticano…

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Come già due giorni fa, riproduciamo alcuni spezzoni di articoli usciti tra il 27 e il 28 maggio sulla crisi scoppiata in Vaticano. Autori: Roberto Beretta, Gian Franco Svidercoschi, Franco garelli, Hans Kung, Vittorio Messori, Carlo Maria Martini, Federico Lombardi

 Nuzzi, i corvi e tante altre domande, di Roberto Beretta, in “Vino Nuovo” del 28 maggio

http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=873

“A me come cristiano – scrive Roberto Beretta, giornalista cattolico e firma delle pagine culturali di Avvenire, dopo aver letto una parte del libro di Nuzzi, “Sua Santità” -,  prima del livello infimo di protezione dei segreti vaticani o delle violazioni del diritto internazionale, fa scandalo quello che in quei testi leggo. Faccendieri, complotti, intrighi, furbate… Nessuno ne ha smentito una virgola (anche perché nemmeno potrebbe…), è tutta roba autentica! Dunque si agisce proprio così al vertice di Santa Romana Chiesa. E tuttavia finora nessuno ha sentito il bisogno di «spiegare» quelle schifezze ai credenti; anzi, se non fossero venute a galla da sé, non ne avremmo saputo nulla. E’ questa la «trasparenza» che dobbiamo aspettarci in una comunità di «fratelli»?”.

“…Dove sta il ruolo da «gendarme» – o se si preferisce da «guardia svizzera»… – della stampa cattolica nei confronti degli apparati interni della Chiesa (per esempio: non ho mai visto un settimanale religioso condurre una vera inchiesta su qualcosa di spinoso all’interno della propria diocesi)?”.

“Alcuni siti ultra-cattolici hanno invitato a non acquistare «Sua Santità», per non dare soldi ai “ricettatori”. Io invece lo consiglio a tutti i laici cattolici affinché capiscano che la vera apologetica della Chiesa si fa non concedendo più alcuna delega in bianco a chi la governa, fossero anche (ma spesso non lo sono nemmeno) monsignori e cardinali”.

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 «Troppi poteri alla Curia. Si ritorni al Concilio», intervista a Gian Franco Svideroschi a cura di Roberto Monteforte, in “l’Unità” del 28 maggio

 “La crisi che attraversa la Chiesa – osserva l’autorevole vaticanista – è molto più grave anche di quella forse ipotizzata dallo stesso pontefice che ha indetto per il prossimo settembre l’Anno della fede. (…) Nella Chiesa vi è sicuramente anche una crisi di strutture, una crisi di progetti, e soprattutto di leadership. Troppe cose sono successe negli ultimi anni per non pensare che chi doveva supplire a un papa anziano, che preferiva dedicarsi alla predicazione e alla scrittura, dovesse invece far funzionare la macchina della Curia. Così non è stato. Negli ultimi tempi la segreteria di Stato pare abbia assunto un’autonomia e una predominanza eccessiva…”. “Guardiamo gli ultimi due Concistori, entrambi tenuti con il cardinale Bertone segretario di Stato. Il suo parere ha indubbiamente pesato nella scelta dei cardinali. Oltre il 40% dei nominati sono italiani e il 50% della Curia romana. È stato lo stravolgimento del volto del collegio cardinalizio che ha eletto papa il cardinale Joseph Ratzinger dove gli europei non avevano la maggioranza. Ora, invece, sono tornati ad averla. Nell’ultima tornata di nomine non vi è stato neanche un nuovo cardinale africano”.

“C’è chi pensa di creare in Curia ‘territori privati’ riservati agli italiani. Così è stato con le ultime nomine. è evidente l’influenza del segretario di Stato su scelte specifiche. questo può aver causato una reazione da parte di chi tende a resistere a quella che possono ritenere una prepotenza, un’arroganza della segreteria di Stato. Vi sono cardinali che hanno già chiesto a papa Ratzinger le dimissioni di Bertone. A capo della Curia sarebbe servito un politico di livello internazionale: in questo modo, invece, lo stesso papa è stato alla fine appiattito in una dimensione italiana».

“In questi ultimi anni vi è stato un impoverimento del vertice vaticano con un’immissione di persone molto vicine al segretario di Stato. Sono amici del cardinale Bertone i tre cardinali collocati nei posti chiave dell’organizzazione in Vaticano. Oltretevere è entrata la fragilità umana. Sia Wojtyla che Ratiznger, con le loro sensibilità, si sono resi conto dell’impossibilità di cambiare la Curia romana”.

“Il vero problema è la clericalizzazione della Chiesa. È il ritorno di un male antico: il dominio dei chierici. C’è un ritorno di individualismo e clericalismo anche tra i giovani preti. È la Chiesa gerarchica che si sente padrona della verità e non al servizio degli altri. Quello che nella Chiesa doveva essere servizio, si è fatto potere. L’uso del potere sacro da parte dei chierici. Questo è il tarlo. Determinando così una reazione uguale e contraria da parte di chi deteneva il potere e ora si sente emarginato. La segreteria di Stato non è al servizio del papa, è diventato un potere. La risposta è tornare veramente al Concilio Vaticano II e alla collegialità”.

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Il collante perduto, di Franco Garelli, in “La Stampa”, 27 maggio

 “Il primo fattore di turbamento è che la crisi in atto nella Curia romana avvenga con Papa Ratzinger «regnante», con un pontefice che nel suo programma di governo ha messo al primo posto sia l’integrità dottrinale sia la voglia di pulizia dentro la chiesa. Su questi temi Benedetto XVI si è si è sempre espresso con grande fermezza, denunciando a più riprese la «sporcizia» presente nella chiesa, prendendo di petto la questione della pedofilia del clero cattolico, lanciando continui moniti ai vescovi e ai preti di non lasciarsi irretire in una logica di potere religioso o profano del tutto estranea alla missione apostolica. Ciò che sta avvenendo nei Sacri Palazzi sembra dunque non rispecchiare gli indirizzi di fondo d’un pontificato che pure coltiva un’idea di chiesa trasparente e non compromessa”.

“Ma il malessere coinvolge anche i rapporti tra diverse anime ecclesiali, com’è emerso dalla lettera (resa pubblica di recente) inviata un anno fa al Papa dal successore di don Giussani in cui si stigmatizzava lazione dei cardinali Martini e Tettamanzi a Milano e si proponeva un cambio di indirizzo pastorale”.

“Come si è giunti a questa situazione complicata? C’è chi chiama in causa la carenza di leadership nella chiesa, che si manifesterebbe non tanto nel suo vertice alto, quanto in dirigenti poco qualificati rispetto alle sfide del tempo presente; altri evocano l’idea che negli ultimi decenni (da Giovanni Paolo II in poi) il reclutamento dei vescovi e del personale della curia abbia privilegiato più i criteri della «fedeltà» e dell’omogeneità di pensiero che quello della rappresentanza delle diverse e migliori componenti del cattolicesimo mondiale.

Ma su tutto credo che la chiesa d’oggi abbia problemi di governance. Fors’anche per un Pontefice che per il suo tratto di grande teologo e uomo di cultura è meno propenso a dar rilevanza al carattere «politico» del suo alto ruolo. Non si può chiedere alla chiesa di cambiare la sua forma gerarchica, anche se la corresponsabilità è lo stile affermato dal Concilio. Ma in questo quadro occorre mettere tutti in rete e far sì che le migliori risorse (anche di sensibilità diversa) siano unite in un progetto comune. Oggi questo collante sembra essersi indebolito, per cui ogni enclave può fare la sua battaglia convinta che sia quella della chiesa”.

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 “Il Vaticano è rimasto una corte medioevale e Ratzinger non ha più la forza di governarla”, intervista ad Hans Küng a cura di Andrea Tarquini, in “la Repubblica” del 28 maggio

 Tutti questi eventi mi appaiono come sintomi della crisi di un sistema intero nel suo complesso. Io parlo del sistema della curia romana, del sistema romano delle cui caratteristiche negative soffre la Chiesa cattolica tutta, nel mondo intero. E naturalmente questi eventi contemporanei danno l´impressione di una incapacità papale. Di avere a che fare con un pontefice incapace. Su questo ho appena scritto un libro, “Salviamo la Chiesa”, in Italia sta per uscire. Quel che mi sta a cuore è approfondire la problematica dell´indispensabile riforma della Chiesa”.

(Benedetto XVI) dedica ore e ore ogni giorno alla scrittura di libri, anziché governare la Chiesa. E nei ranghi della Curia è diffusa l´opinione che egli non governa. Se vuole scrivere libri, avrebbe fatto meglio a restare un grande professore e teorico”.

“Il Vaticano nel suo nocciolo è restato ancora oggi una Corte. Una Corte al cui vertice siede ancora un regnante assoluto, con costumi e riti medievali, barocchi e a volte moderni e tradizioni cristallizzate, consuetudini. Nel suo cuore il Vaticano è rimasto una società di Corte, dominata e segnata dal celibato maschile, che si governa con un suo proprio codice di etichette e atmosfere. E quanto più ti avvicini al principe regnante salendo nella carriera ecclesiastica, tanto più in prima linea non vale e non conta più la tua competenza, la tua forza di carattere, le tue capacità e talenti, bensì conta che tu abbia un carattere duttile con una capacità di adattarsi soprattutto ai voleri del regnante. È lui solo, il regnante, a stabilire se tu sei persona grata o invece persona non grata”.

“Mancano cinque minuti appena alla mezzanotte, ma la mezzanotte non è ancora scoccata. Un solo atto costruttivo di riforme lanciato da questo Papa aiuterebbe a ristabilire la fiducia. Io spero che il mio ex collega Joseph Ratzinger non resterà nella Storia della Chiesa come un papa che non ha fatto nulla per la riforma della Chiesa”.

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 La Forza Tranquilla (scambiata per Apatia) di Benedetto XVI,

di Vittorio Messori, in “Corriere della Sera” del 28 maggio

 “La serenità di Benedetto XVI nasce dalla consapevolezza che, sin dagli esordi — proprio alla Pentecoste — l’istituzione ecclesiale è stata di rado all’altezza dell’ideale. L’imperfezione è la norma, ovunque ci siano uomini. Qualcuno è giunto al punto di parlare di una sorta di sua apatia davanti ai recenti, gravi episodi che non toccano, certo, la teologia ma che feriscono la macchina istituzionale, con pericolo di scandalo per i fedeli e di perdita di credibilità dell’intero cattolicesimo. C’è addirittura chi, dicendo di parlare da amico del Papa e per il bene della Chiesa, si è augurato delle dimissioni che lo portino a riprendere, finalmente, la sua vocazione vera: quella dello studioso, ritirato in un eremo, solo con i suoi libri. Lasciando a qualcun altro, più attivo e attento alla vita concreta della Chiesa, la gestione delle cose. Ma questi amici di Joseph Ratzinger e della cui buona fede non vogliamo dubitare non si rendono conto che, in questo modo, fanno proprio il gioco dei suoi antagonisti, se davvero lo vogliono indurre ad andarsene con vicende come la fuga dei documenti privati. Quanto all’apatia, chi ne parla ignora che Benedetto XVI non ama il clamore ma il lavoro paziente, meditato, rispettoso delle persone e che quanto ha fatto, e fa, sfugge spesso ai media ma non è affatto irrilevante. E presto, si dice, se ne avrà una prova che sorprenderà chi lo accusa di distanza dai fatti”.

 

Ora la Chiesa recuperi fiducia,

di Carlo Maria Martini, in “Corriere della Sera” del 27 maggio

 “La Chiesa, dopo le notizie di cronaca di queste ore che parlano del «corvo» in Vaticano, deve con urgenza recuperare la fiducia dei fedeli. È stata un’esperienza di Gesù l’essere tradito e venduto, non poteva non essere anche un’esperienza della Chiesa o di qualche Papa. Chi grida allo scandalo si ricordi di quanto è successo duemila anni fa. E questa vicenda è nata anch’essa da un tradimento, da un’azione malvagia: dobbiamo chiedere perdono come Chiesa a tutti. Lo scandalo ha sempre una natura triplice: c’è chi lo riceve, chi lo fa, chi ne approfitta; ma la Chiesa può guardare oltre e leggere in senso positivo quanto è emerso. La Chiesa perda i denari, ma non perda se stessa.

Perché quanto è accaduto può avvicinarci al Vangelo e insegnare alla Chiesa a non puntare sui tesori della terra. (Matteo 6, 19-21)”.

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 Indagini in Vaticano. Padre Lombardi: nessun cardinale o donna indagati o sospettati,

in Bolldettino Radio Vaticana, 28 maggio

Proseguono in Vaticano le indagini sulla vicenda della diffusione di documenti riservati. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha affermato che la commissione di cardinali istituita dal Papa per la questione continua i suoi lavori nei tempi richiesti dal caso, senza lasciarsi condizionare dalla pressione mediatica. Il portavoce vaticano ha smentito categoricamente la notizia diffusa da organi di stampa secondo la quale sarebbero sospettati o indagati un cardinale o una donna. Ha quindi affermato che l’aiutante di Camera del Papa, Paolo Gabriele, tuttora agli arresti, ha incontrato la moglie e i suoi legali, e che ha assicurato che offrirà la più ampia collaborazione per appurare la verità. Ha definito pure fantasie alcune notizie apparse sui media, come il ritrovamento, nella casa di Gabriele, di casse di documenti o apparecchiature fotografiche particolari. In questo contesto, ha esortato i giornalisti ad evitare di diffondere notizie non fondate e motivate solo dal desiderio di parlare della vicenda. Ha poi tenuto a precisare che la questione dello Ior è distinta e separata da questo caso e che la sfiducia al presidente Gotti Tedeschi e l’arresto di Gabriele hanno in comune solo il fatto che sono avvenuti in tempi ravvicinati. Il Papa – ha detto padre Lombardi – è informato di tutto e non può che essere addolorato ma resta sereno: in tutti – ha concluso – c’è l’impegno a cercare di ristabilire al più presto possibile un clima di trasparenza, verità e fiducia.

 

 

 

 

 

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