“Supersocietà”. Un libro di Magatti e Giaccardi

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L’affermata coppia Magatti Giaccardi pubblica un nuovo libro, “Supersocietà”, che presenta un’immagine della società attuale in riferimento alle sue ricadute, soprattutto antropologiche.

L’analisi parte dall’io, esaltato in epoca recente e stimolato nelle sue pulsioni sia verso il consumismo, sia più in generale nell’espressione dei suoi desideri.

Ma le pulsioni dell’io oggi rischiano di essere contrastate e bloccate dalle forze dei sistemi tecnologici e dalle procedure standardizzate della società globale.

Così il desiderio tende a implodere e a decomporsi determinando crescenti fenomeni di depressione.

La società tende pertanto a polarizzarsi nei due estremi della individualizzazione e della totalizzazione (sistemi anonimi standardizzati e logiche funzionali).

Il sistema, procedendo senza misura, provoca effetti di entropia (di dissoluzione): oltre un certo limite il sistema non è più in grado di adattarsi a cambiamenti troppo rapidi e molteplici.

Un mondo sostenibile non può essere fondato su uno sviluppo così illimitato.

Questa situazione può essere definita “supersocietà”, che è contraddistinta da tre caratteri essenziali:

  1. Intensità, densità, estensione della mediazione tecnica nel rapporto con la realtà;
  2. Il quadro delle interdipendenze è tale da rendere irrealistico separare ecosistema planetario e organizzazione sociale;
  3. Capacità di autoproduzione dell’umano.

Dopo aver descritto la realtà attuale, secondo la loro visione, gli autori si preoccupano di individuare quali possano essere, se non le soluzioni, le possibili risposte e i modi di affrontare i problemi.

Sono richiamati in appoggio diversi autori moderni ben noti: Morin, Sen, Nussbaum, Simmel, Arendt , per sostenere la necessità di un sapere che non sia riducibile al calcolo e per affermare che il mercato non è sufficiente, ma che occorra uno Stato adeguato a questo nuovo livello di problemi.

Il tema su cui più insistono gli autori è quello della conoscenza che deve essere un tutt’uno con l‘esistenza, perché l’uomo è relazionale e dunque nel suo saper deve comprendere la realtà per crescere congiuntamente.

In altre parole, occorre un ambiente dove la persona cresca, contribuendo nello stesso tempo allo sviluppo dell’ambiente.

Al di là del linguaggio spesso complesso (soprattutto per l’uso dei termini psicanalitici) si può concordare in larga misura col discorso degli autori.

Però sinceramente, al di là del termine “supersocietà”, non vedo particolari elaborazioni nuove rispetto al già risaputo (fatto salvo il tema della capacità di autoproduzione umana che porta a considerazioni sull’umanità potenziata: tema di rilievo che è solo accennato e che andrebbe ripreso in altra sede, più profondamente).

La proposta che gli autori avanzano di una persona più cosciente e relazionale è sicuramente ben presente: la grande difficoltà sta proprio nel proporre questa coscienza a livello di molti, passaggio indispensabile in democrazia.

Questo mi sembra il punto debole del discorso, come di tanti altri discorsi: ogni trasformazione nelle nostre società deve passare da una decisione democratica che a sua volta richiede una diffusa coscienza popolare.

Come indirizzare le pulsioni descritte da Magatti e Giaccardi verso un atteggiamento collettivo cosciente e responsabile, per affrontare i sistemi anonimi sovraordinati, rimane al momento un problema irrisolto.

 

s.a.

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