L’azione ed il ruolo del sindacato per una nuova stagione di corresponsabilità

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Il segretario Generale della CISL Luigi Sbarra, in dialogo con la riflessione di Sandro Antoniazzi su una cultura del lavoro, il problema della cultura del partito sottolinea l’importanza di alcune sfide con cui il sindacato e la politica dovranno confrontarsi nel prossimo periodo.

di Luigi Sbarra

 

Caro Sandro,

Ti ringrazio per questa riflessione, che ho molto apprezzato per profondità e schiettezza.

Innanzitutto, ne condivido il punto di partenza. E’ fuori discussione, infatti, che una grande forza democratica e progressista non possa non calibrare il suo progetto sociale partendo proprio dalle attese e dai bisogni del mondo del lavoro.

Per quanto frammentato, diversificato, trasformato nei contenuti e nei ruoli sociali che vi si connettono, il lavoro è infatti destinato a restare una delle componenti decisive della cittadinanza e la principale forza trainante della crescita civile e democratica di una società.

Trovo giustissima anche la tua osservazione circa la necessità di ripartire dal lavoro nei circoli, valorizzando l’apporto costruttivo della base nella sua dimensione di ascolto dei problemi reali delle persone e nella capacità di offrire risposte concrete a tali bisogni, così come sta avvenendo nell’esperienza milanese che tu citi.

Uno sforzo che deve guardare all’obiettivo di proporre un modello di società alternativo, fondato sì sui valori di libertà, uguaglianza e fraternità che costituiscono il patrimonio culturale della socialdemocrazia. Ma anche, mi permetto di aggiungere, su quei principi che hanno guidato l’esperienza del cattolicesimo popolare, che pure ha contribuito alla nascita del Pd: personalismo, sussidiarietà, responsabilità, partecipazione.

Credo che l’accettare questa sfida non sia determinante solo per il futuro del Pd, ma anche alla costruzione di un progetto-paese vocato all’interesse collettivo e al bene comune.

Da questo punto di vista, comprendo il tuo auspicio ad una ripresa dei rapporti unitari tra i sindacati. E su questo vorrei rassicurarti: come Cisl non smetteremo mai di lavorare a questa prospettiva.

Aggiungo che il pluralismo sindacale, per noi, rappresenta una ricchezza da salvaguardare, attraverso il rispetto delle diverse sensibilità, delle culture di provenienza e della reciproca autonomia.

Questo non ci ha impedito di presentare piattaforme unitarie sui principali dossier economici e sociali che costituiscono tutt’ora la base delle nostre rivendicazioni con il governo e con le associazioni datoriali.

A dividerci, semmai, è il modo in cui interpretiamo l’azione ed il ruolo del sindacato. Noi, come tu ben sai, pensiamo che occorra andare oltre il ruolo di un sindacato-movimento di stampo novecentesco, e chiamare invece i decisori pubblici e gli interlocutori sociali ad aprire una nuova stagione di corresponsabilità nelle scelte strategiche, nelle imprese e nelle politiche di sviluppo.

Un approccio che già in passato ha determinato forti divergenze. Penso all’accordo di San Valentino del 1984 o ai grandi accordi di politica dei redditi degli anni Novanta. Fatto salvo ritrovarsi poi sulla linea che la Cisl – e tu lo sai meglio di me perché prima di me lo hai vissuto – con responsabilità, e talvolta in solitudine, aveva indicato.

Il tuo auspicio, dunque, è anche il mio: quello di ritrovarsi uniti nella costruzione di un fronte sociale autenticamente riformista che ambisca a incalzare il governo e le imprese su tutte le priorità che compongono l’agenda economica e sociale italiana. Poi è chiaro che i patti si fanno con chi ci sta ed è disposto davvero a trattare e ad assumersi responsabilità.

Noi, in ogni caso, le porte le terremo sempre aperte.

 

One Comment

  1. Per Antoniazzi la questione salariale è primaria. Sbarra non la cita neppure.
    Secondo me ha ragione Antoniazzi,

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