Che tutto non torni come prima

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Leggendo le tante suggestioni di questi giorni difficili: analisi, reportage, commenti provenienti dalle più svariate regioni del mondo, interventi di studiosi e di opinionisti, si ha l’impressione che tutto venga messo in discussione, ma che la segreta speranza di qualcuno sia quella di poter riprendere il cammino del mondo al punto in cui è stato interrotto e con le stesse modalità. Mi viene facile immaginare che, mentre tanti si affannano a ipotizzare nuove vie, ci sia qualcuno, più abile e più forte, che riprende in mano i fili capaci di condizionare il corso della storia.

Credo però anche che alcuni intrecci problematici saranno comunque evidenti e non facilmente trascurabili; su di essi, già in questa fase della pandemia,  bisognerebbe portare la riflessione da parte di chi ha gli strumenti conoscitivi necessari, perché a livello politico possano poi  essere attuate delle scelte consapevoli.

Il primo intreccio lo individuo nel rapporto tra condizioni dell’ambiente sul pianeta, origine del virus e caratteristiche della sua diffusione che appare in qualche modo collegata agli stili di vita delle zone più altamente industrializzate. E’ anche vero che sono queste anche quelle a maggiore densità di popolazione e a maggiore mobilità.

Un secondo nodo, peraltro legato al primo, è quello relativo al rapporto tra lavoro, produzione e consumi, cioè tra occupazione e sostenibilità.

Si tratta evidentemente di problematiche che investono obiettivi e scelte politiche che vanno ben al di là dei confini non solo nazionali, ma anche continentali, e che comunque devono essere affrontate come minimo a questo livello; i singoli paesi possono esercitare un po’ di influenza attraverso una accorta e lungimirante politica industriale, ben sapendo che anche solo in questo settore l’aspetto sovranazionale è determinante.

Per quanto riguarda l’Italia penso che uno dei problemi più rilevanti e anche più complessi, tenuto conto della stagione politica che viviamo, sia quello dell’organizzazione dello Stato: l’attuale stato di cose, esito di una serie di riforme improvvisate, non coerenti tra loro, e anche non concluse, ha manifestato in questi tre mesi di crisi sanitaria tutte le sue carenze, in un continuo sovrapporsi di competenze e di conflitti pseudo-istituzionali.

In conclusione di questa breve nota mi pare che un grande impegno attenda oggi le persone di cultura, di scienza e di impegno politico: i nostri gruppi e le nostre associazioni, la nostra rete possono offrire luoghi e occasioni perché sollecitazioni di questo tipo possano essere raccolte e possa avviarsi un confronto libero e veritiero capace di mettere in moto un processo che eviti il rischio che tutto torni come prima.

 

Maria Pia Bozzo

 

 

 

 

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  1. Ringrazio Maria Pia Bozzo per questo suo – come sempre – lucido intervento, in cui mette a fuoco i temi decisivi sul tappeto. Importante anche la sua annotazione in tema di organizzazione istituzionale: la richiesta di “più politica” che viene dai cittadini con questa grave emergenza (la quale dimostra, a chi non l’avesse ancora capito, che le forze di mercato, da sole, non possono risolvere tutti i problemi; non solo, ma che esse stesse per funzionare al meglio hanno bisogno di buona politica e istituzioni all’altezza…) deve essere accompagnata da istituzioni e pubbliche amministrazioni dotate di competenza, serietà, capacità di mettersi in sintonia con i bisogni reali delle persone, professionalità, trasparenza, imparzialità e – la solita parola magica tanto abusata – efficienza. Tutte caratteristiche che anche in Italia in realtà sono presenti ma – ahimè – un po’ “a macchia di leopardo”, mentre dovrebbero essere la normalità in ogni luogo e in ogni settore. Un abbraccio agli amici e amiche di Genova.

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