Impegniamoci ad alimentare lo “spirito democratico”

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La democrazia non si regge senza istituzioni, elezioni libere, pesi e contrappesi tra i diversi poteri, tutela delle minoranze politiche e sociali, garanzia delle libertà fondamentali e via dicendo. Ma, se tutto ciò è indispensabile, ciò che la rende continuamente capace di rigenerarsi e di evitare scivolamenti verso forme autoritarie o “dittature delle maggioranze” , è  lo spirito democratico dei cittadini.

Per spirito democratico intendo quell’insieme di convinzioni, pensieri, comportamenti che i cittadini imparano a coltivare nel corso della loro esperienza di vita e che fanno sì che non vengano accettate involuzioni o anche abusi – più o meno mascherati – del potere.

Lo spirito democratico, in Italia, non ha una storia di lungo periodo, perché la democrazia liberale otto-novecentesca si basava su una visione di fatto oligarchica e solo dopo la Prima guerra mondiale si è determinata un’apertura davvero significativa a una rappresentanza plurale delle cosiddette “masse popolari”. Apertura durata però solo pochi anni, dal 1919 al 2022, quando con la marcia su Roma un capo assoluto e una nuova classe di oligarchi autoritari e violenti hanno preso il potere, trasformandosi rapidamente in una vero e propri regime dittatoriale.

L’enorme trauma della Seconda guerra mondiale, la Resistenza, la Costituzione – tra le più avanzate del mondo – , l’adesione dell’Italia a un europeismo finalmente solido, il faticoso cammino post-bellico fatto di ricostruzione materiale ma anche morale (pur con tante ombre e distorsioni, accanto alle luci), la capacità dei partiti di porsi a rappresentanza delle istanze popolari (anche qui senza negare le contraddizioni e, in seguito, le note degenerazioni), l’impegno dei sindacati per promuovere la dignità del lavoro, lo straordinario sforzo della scuola, il progressivo affermarsi di un sistema di welfare, una rete di associazioni e di solidarietà tra le più diffuse e capillari al mondo, la tenuta della famiglia, persino in parte (per un certo periodo) la televisione e sicuramente i giornali, e anche la comunità cristiana, hanno contribuito insieme ad  altri fattori a far crescere lentamente ma progressivamente quello spirito democratico senza il quale il nostro Paese non avrebbe retto l’urto del terrorismo politico, della pervasività e del violento attacco delle mafie, delle deviazioni interne alle varie realtà del Paese e alle stesse istituzioni – si pensi alla Loggia massonica P2, ai servizi segreti infedeli, allo “strano caso” Gladio. Non che la lotta contro alcuni di questi fenomeni sia conclusa o vinta per sempre e lungi da ingenui ottimismi o letture irenistiche, non si può però negare che difficilmente gli italiani di oggi, pur se in buona parte arrabbiati, delusi, critici verso la politica, talvolta essi stessi complici o addirittura protagonisti di quei difetti che denunciano, accetterebbero un ritorno a forme autoritarie e liberticide.

Guai però se si pensasse che lo spirito democratico sia un’acquisizione data una volta per sempre. La sua stessa definizione, in quanto habitus che ogni cittadino interiorizza e interpreta, richiama a qualcosa di dinamico, che in un certo senso si respira, si assorbe, si impara, più o meno consapevolmente. E’ per questo che la continua testimonianza attiva e vigile di tutti coloro che credono nella democrazia è fondamentale affinché in ogni dove lo spirito democratico venga alimentato e sostenuto. Le prime responsabili sono ovviamente le istituzioni (a tutti i livelli, a partire dalle realtà comunali) e la politica, ma ci sono luoghi come la scuola, l’università, le associazioni, i quartieri, i punti di aggregazione umana e sociale, e – mi permetto di aggiungere – le parrocchie e le associazioni ecclesiali e di ispirazione cristiana, che possono e devono contribuire a far crescere nelle persone, in primis nelle nuove generazioni, quello spirito democratico che è antidoto a ogni tentazione autoritaria e contribuisce a far evolvere la democrazia verso forme sempre più compiute e liberanti.

 

Sandro Campanini

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