DOMENICO CELLA, ricordo personale di un amico…..

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di Pier Giorgio Maiardi

Domenico era una persona speciale, tutti in qualche misura lo siamo ma Domenico lo era in modo particolare. Lo era per la sua cultura politica formata e coltivata con l’interesse con cui “divorava” ( parola della moglie Isolina) libri, saggi e giornali, lo era per l’opinione che si costruiva sugli eventi e sulle situazioni sociali e politiche, un’opinione ed un pensiero di cui si rendeva profondamente convinto, tanto da rendere difficile ogni tentativo di contraddirlo, era radicale nelle sue posizioni: tutto questo provocava qualche reazione negli interlocutori ma prevaleva sempre, o quasi, il rispetto di fronte alla sua più profonda preparazione, al suo pensiero maggiormente motivato ed elaborato.

La conseguenza era spesso l’apparente isolamento di Domenico, sperimentato anche negli incarichi politici ricoperti, un isolamento che però Domenico superava sempre con la iniziativa nel cercare gli altri per coinvolgerli in un impegno sempre nuovo e sempre ampiamente motivato. Domenico si era laureato a Bologna in Scienze Politiche ed aveva seguito il prof. Ettore Rotelli all’Università di Trento dove aveva iniziato un’attività accademica ma il desiderio di sposare Isolina e di tornare a Bologna lo avevano indotto alla professione bancaria. Sempre attento alla politica ed alla società, dopo l’impegno nelle associazioni universitarie, aveva assunto incarichi nella Democrazia Cristiana e quindi nel Partito Popolare: in questa fase si fece artefice, ispiratore  e indispensabile accompagnatore della mia candidatura alle elezioni politiche del 1994, quando, dopo il terremoto di “mani pulite”, si cercavano facce nuove con cui presentarsi agli elettori. Fu un’esperienza indimenticabile: assieme, ma era lui che guidava, preparammo i contenuti della campagna elettorale, ideammo ed organizzammo gli appuntamenti, inventammo i mezzi per rapportarci agli elettori, il tutto sapendo della impossibilità di una elezione ma credendo nella validità di una testimonianza, l’impegno personale ed economico fu piuttosto consistente ma probabilmente maggiore fu la riconoscenza a Domenico!  Tuttavia credo che proprio dall’impegno nelle strutture della politica Domenico abbia ricevuto la maggiori delusioni ed amarezze a motivo della sua indisponibilità a rinunciare alle sue convinzioni ed a mediare al ribasso. Questa indisponibilità, anche nelle esperienze successive, è stata probabilmente la principale causa delle sue amarezze ma la tenacia nel portare in fondo la concretizzazione delle iniziative conseguenti a quelle convinzioni lo ha quasi sempre premiato ampiamente.  Si convinse che l’ambito che più gli si addiceva era quello dell’associazionismo, libero dai condizionamenti a cui era soggetto un partito, e così venne, dapprima, in Agire Politicamente dove vivemmo insieme l’avventura delle elezioni politiche del 2001,  in cui ebbe l’idea di un cartello che proponeva una visione positiva della politica e metteva in guardia dal pericolo della destra berlusconiana, risultata poi vittoriosa in campo nazionale e non a Bologna, il cartello recava la firma di circa centoventi persone, dell’ambito regionale, che si riconoscevano nella tradizione cattolico democratica. Ma anche in questa associazione, presieduta da altri, Domenico si accorse che lo spazio era troppo stretto per le sue idee e la sua iniziativa e nacque l’impegno nell’Istituto De Gasperi, nato negli anni ’70 e presieduto al suo inizio da Romano Prodi, e quindi, negli anni 2000, tenuto in vita più come bandiera che come strumento operativo. Un Istituto di studi sociali e politici, con un ruolo di direzione e poi di presidenza, creavano l’ambito ideale per lo sviluppo del pensiero e dell’iniziativa di Domenico che qui poteva esprimersi al meglio: all’Istituto Domenico si è dedicato totalmente facendone un luogo capace di pensiero ampio ed autorevole sui molteplici aspetti della vita sociale e politica, sempre preoccupato della giustizia e del maggior bene comune, mai condizionato da ambizioni personali. Nell’Istituto Domenico ha trovato motivi di soddisfazione e di sofferenza, manifestate con discrezione più nell’ambito delle amicizie personali che pubblicamente. Proprio la ricerca e la capacità di amicizia sono state caratteristiche sue ed io ne ho fatto l’esperienza diretta: gli incontri impegnati al tavolino del bar o della trattoria, e negli anni più recenti, a motivo della mia sopraggiunta invalidità, in casa, dove non veniva mai a mani vuote, con omaggi originali che esprimevano una sensibilità ed un’attenzione per il bello ed il buono. Nei dialoghi, spesso prevalentemente soliloqui, Domenico si riferiva soprattutto all’attualità della situazione politica e sociale e manifestava il suo pensiero maturato al riguardo,  si conveniva e qualche volta ci si trovava in disaccordo: abbiamo discusso a volte anche animatamente con scarsa probabilità che Domenico potesse mutare la sua opinione. L’argomento spesso era l’andamento e le iniziative dell’Istituto: la preoccupazione di individuare ciò di cui era più opportuno occuparsi in quel momento e con quali modalità, come coinvolgere e interessare la vastissima platea di soci ed amici dell’Istituto. Ma negli interessi di Domenico la sua famiglia occupava sempre il primo posto: la moglie Isolina con cui confrontava le sue idee e le sue preoccupazioni ed il cui parere teneva in grande considerazione, la laurea di Giulia e di Valentina e le vicende delle loro successive occupazioni, il loro matrimonio, la nascita dei nipotini. Negli anni più recenti Domenico aveva accentuato l’interesse per i temi della sua fede cristiana e la vicinanza alla Chiesa che avrebbe voluto maggiormente attenta all’attualità sociale e politica: anche qui Domenico ha trovato qualche ascolto e qualche soddisfazione ma anche alcune cocenti delusioni. Nell’incontro della rete nazionale di associazioni cattolico democratiche che si svolse a Bologna nel giugno del 2022, Domenico lamentò severamente la non attenzione agli appelli di Papa Francesco, particolarmente riguardo alla pace, e la riluttanza a porsi in consonanza con lui. Quanto alla sua fede radicata e ragionata, è singolare la testimonianza di Mario Chiaro che gli fece visita in ospedale negli ultimi giorni: nell’assopimento provocato dalla sua crescente debolezza, Domenico gli confidò che era impegnato nel pensare al mistero dell’incarnazione.

I problemi di salute degli ultimi tempi, soprattutto la progressiva diminuzione della vista fino alla impossibilità di leggere, hanno reso più acuta la preoccupazione di Domenico per la vita e le prospettive dell’Istituto, questa è sembrata la sua preoccupazione predominante e, durante il breve periodo di degenza in ospedale, di questo ha parlato con gli amici che gli facevano visita confidando nella possibilità di un futuro. La morte di Domenico ci fa sentire più poveri e “disarmati” ma, pur nella difficoltà del tempo che viviamo, nella sfiducia degli adulti, nella dimissione degli anziani e nel problematico ricambio generazionale, credo che dare un futuro degno ad una presenza attiva dell’Istituto rappresenti, per chi è stato amico di Domenico, un dovere morale oltre che sociale e politico. Molto probabilmente si tratterà di un Istituto un po’ diverso da quello di Domenico, ma dovrà essere a misura del tempo che stiamo vivendo e attento alla sua evoluzione: questa era stata la costante preoccupazione di Domenico, quella che lo ha sempre tormentato e che dovrà tormentare chi ne raccoglierà la impegnativa eredità.

Pier Giorgio Maiardi, per Agire Politicamente

3 Comments

  1. Domenico è stato tra i fondatori di PRENDERE PAROLA , associazione che riflette sul Sindacalismo e che ne denuncia le tentazioni oligarchie e l’indebolimento della democrazia associative. E’ stato un ispiratore di alcuni convegni e incontri portando la sua conoscenza e la sua passione. Una bella persone che ha arricchito che l’ha incontrato. Un vero cattolico democratico.

  2. Conoscendo intimamente Domenico, essendo stato suo cognato, penso di sottolineare tra le varie cose, una in particolare che mi ha trasmesso proprio negli ultimi periodi della sua intensa vita. Mi riferisco all’analisi che insieme facemmo a riguardo del pensiero di Aldo Moro: il principio dell’alternanza di governo, quale fondamento della vera politica, ossia l’agire per il bene comune. Questo penso sia il principale scopo di una vita sociale attiva. Roberto Castelli

  3. riprendo il mio commento non avendo avuto ulteriore spazio. l’alternanza e’ un valore quando si esaltano i fondamenti dei principi della democrazia e non quando ci si affida acriticamente
    al popolo senza considerare il confronto come sta avvenendo in questa fase oscura della politica, trasformando il consenso in “tirannia della maggioranza” come diceva Tocqueville.
    Roberto Castelli

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