RENZI, PENSACI BENE…

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Giovanna Casadio riferisce: “’Legge elettorale e poi voto’: via al dialogo Pd-Berlusconi. Ma i renziani si dividono” (Repubblica). Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera: “Andare al voto non è un tabù. E se ora tutti fanno sul serio si può chiudere entro l’estate” (intervista a La Stampa). Mauro Calise non sa cosa consigliare a Renzi: se andare avanti con la proposta di legge elettorale metà uninominale e metà proporzionale oppure accordarsi con Berlusconi su un proporzionalismo paratedesco (“L’inquieto bivio di Renzi: osare ancora o trattare”, Mattino). Ma Roberto D’Alimonte dice chiaro: “La soluzione è l’uninominale. Solo così si garantisce la governabilità” (intervista al Mattino). Stefano Folli prevede che si vada all’accordo Pd-Berlusconi: “Un mezzo accordo che porta tra le nebbie al proporzionale” (Repubblica). La proposta di Luciano Violante: “Renzi faccia il generoso: candidi Gentiloni premier” (intervista a Libero). L’atteso intervento di Giuliano Pisapia all’assemblea di Articolo 1-MDPn nelle cronache di Maurizio Giannattasio: “Pisapia a MDP: dobbiamo diluirci. Un’unica casa dopo le Comunali”;  e la reazione: “Platea tra gelo e applausi. D’Alema: alleanze? Al voto ci vanno le liste” (Corriere della Sera). Si leggano, dei giorni scorsi: Silvio Berlusconi, “Sistema tedesco e si può votare in autunno” (intervista al Messaggero). Massimo Adinolfi, “Silvio e Matteo: l’intesa avanza con discrezione” (Mattino). Michele Salvati, “Gli opposti moderatismi di Renzi e Berlusconi” (Corriere della sera). Romano Prodi, “Italia sotto attacco” (intervista di Marco Damilano sull’Espresso).

 

 

 

 

 

 

 

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  1. Non ho trovato nulla nella rassegna stampa di “c3dem” sulla importantissima, partecipatissima e civilissima Manifestazione di Sabato 20 maggio a Milano “Ponti non muri”.
    Nello stesso giorno, in concomitanza e a sostegno della manifestazione, sono stati pubblicati, tra i molti, due interventi importanti:
    – La Repubblica ha pubblicato un articolo di Paolo Rumiz “Mini-sillabario antirazzista: dieci parole per non tacere”
    – Enrico Mentana ha fatto un commento sulle polemiche e le accuse fatte dalla destra di Salvini e Fratelli d’Italia ai promotori della manifestazione.
    R. Vialba

    La Repubblica – 20 maggio 2017

    MINI-SILLABARIO ANTIRAZZISTA:
    DIECI PAROLE PER NON TACERE

    COME rispondere al razzismo aggressivo e manifesto senza mettersi sullo stesso piano di violenza verbale?

    Sono in tanti a tacere per questo timore, ma è un chiamarsi fuori che non paga. Il demoniaco sproloquio sul web dilaga anche perché sono forse troppo pochi quelli che hanno animo di rispondere pubblicamente, sul treno, per strada, al bar. La prima, vera guerra da combattere è contro il silenzio. Brecht scrisse: «Non si dica mai che i tempi sono bui perché abbiamo taciuto». E i tempi furono bui per davvero.

    Non è la xenofobia il problema: ad essa va prestato attentamente ascolto. Essere inquieti di fronte all’Altro è un riflesso naturale e umano. Sbaglia chi non sa ascoltare questa paura. La classe politica ha il dovere di capire e gestire le tempeste identitarie generate dalla società globale per evitare che diventino odio, perché con quell’odio, poi, non si potrà più ragionare. È quanto accade sempre più spesso oggi.

    Oggi siamo oltre il limite. Ed è diventato indilazionabile chiedersi in concreto con che parole rispondere a caldo, in modo efficace, alle provocazioni, stante che non serve porgere l’altra guancia, belare come agnelli o lanciarsi in raffinati pensieri. Bisogna avere a disposizione un’arma. Un vocabolario forte, metaforico, fulminante, capace di viaggiare su registri diversi. Qui provo a proporre un primo, un modesto arsenale di parole, una piccola officina che faccia da base per un vocabolario antagonista alle parole ostili.

    LA PREGHIERA
    «Prego perché tuo figlio non debba mai finire dietro un reticolato e perché tu non debba mai essere guardato come un miserabile. Prego Iddio che il tuo denaro e il tuo passaporto non siano mai rifiutati come carta straccia da un agente di polizia. Invoco il Signore perché i tuoi nipotini non debbano passare inverni nel fango, sotto una tenda, a mezzo chilometro da un cesso comune, con gli scorpioni e i serpenti che si infilano nelle loro coperte. Prego perché il tuo focolare non si riduca a un mucchietto di legna secca e il tuo unico contatto con la famiglia lontana sia il telefonino. Prego soprattutto perché tu non debba mai udire, rivolte a te, parole come quelle che hai appena pronunciato».

    L’AUGURIO
    «Vorrei che tu non diventassi mai un miserabile, perché lo si diventa in un attimo. Basta molto meno di una guerra. È sufficiente un terremoto, un’alluvione. Una malattia, un tradimento, una truffa, un divorzio, un licenziamento, un bancomat che si nega allo sportello. Mio nonno emigrò per fame in Argentina, fece fortuna, poi la banca con tutti i suoi risparmi fallì e lui morì di crepacuore a quarant’anni, lasciando la famiglia in miseria. Oggi è peggio. Si diventa superflui per un nonnulla. Ti licenziano con un Sms. Anche senza emigrare».

    L’ACCUSA
    «A sentire parole come le tue, se fossi un terrorista dell’Isis mi fregherei le mani. Penserei: che bisogno ho di fare altri attentati? Questi europei sono la mia quinta colonna. Si dividono invece di unirsi. Alzano reticolati fra loro. Risuscitano frontiere morte e sepolte. Picconano i loro valori: il laicismo, le garanzie, l’educazione scolastica. Invocano lo stato di polizia. Odiano le vittime del nostro stesso odio. Allontanano proprio quelli che meglio conoscono il loro nemico e potrebbero proteggerli dalla nostra aggressione. Cosa posso chiedere di più?».

    L’IRONIA
    «Bravi! Quando non ci saranno più stranieri, tutti i problemi saranno risolti. Niente più evasori fiscali, niente più debito di Stato, esportazioni di capitali, banche rapinate, assenteismo, inquinamento, disoccupazione, camorra, istruzione a pezzi… niente più ladri e imboscati, niente più congreghe di raccomandati che costringono i nostri figli a emigrare… Ma già, tu non chiami “emigrazione” quella dei tuoi figli, anche se finiscono nei call center con paghe da fame: la chiami “mobilità”, perché credi che a emigrare siano solo quelli con la pelle di un altro colore».

    LO SFOTTIMENTO
    «Urla, urla pure contro i migranti… Urlare è l’unica libertà che hai… Avrai tutti i megafoni che vuoi… Ti lasceranno fare perché le tue urla fanno il gioco dei potenti. Servono a coprire le loro responsabilità. A impaurire gli stranieri e abbassare il costo del lavoro. Le mafie, la grande distribuzione, l’alta finanza sentitamente ringraziano. Ma sappi che dopo gli stranieri toccherà ai tuoi, ai nostri figli. Non è mai stata inventata una forma più perfetta e perversa di dominio».

    IL GHIGNO
    «Però ti fa comodo che non tocchi a tuo figlio scannare galline in serie, sotterrare morti, pulire cessi e sottoscala, conciare pelli puzzolenti, raccogliere pomodori a cottimo, scuoiare manzi abbattuti, pulire i nostri vecchi in casa o in ospedale… Ti fa comodo, confessa, che ci siano gli stranieri. Il problema è che vorresti che, finito l’orario di lavoro, sparissero e che l’happy hour fosse solo per i tuoi figli. E io so perché: perché hai paura di conoscerli, gli stranieri. Perché se li conoscessi sapresti che sono come noi. E allora capiresti che il cerchio si chiude. Capiresti che dopo di loro toccherà a noi scannare galline in serie, pulire cessi e conciare pelli puzzolenti».

    LA COMMISERAZIONE
    «Vedi, io ho un’immensa pietà per quello che dici. Me ne dispiace. Perché se Gesù bambino tornasse, con sua madre, suo padre e l’asinello, lo chiuderesti in un centro di espulsione. Guai pensare che c’è qualcuno fuori al freddo. Sono cose pericolose. Fanno venire scellerati pensieri di frugalità… Non sia mai che la macchina del consumo rallenti prima di aver raschiato il fondo del barile. Perché solo allora capiremo che tra ghetti e agenzie di lavoro interinale, tra mafia e call center, tra il caporalato e le ottanta ora settimanali di lavoro inflitte legalmente da aziende senza patria, tra gli schiavi dei pomodori e i profitti dei signori in grigio non c’era nessunissimo confine».

    L’AVVERTIMENTO
    «Ti piace Trump? Ti piacciono Theresa May e Marine Le Pen? Guardati dai falsi profeti, dai ladri e dagli scassinatori, guardati dai clown che recitano copioni da tragedia, dai contrabbandieri e dai seminatori di zizzania. Solo un’immensa, planetaria ingenuità può farti credere che un miliardario possa farsi paladino degli ultimi. Solo una colossale ignoranza, dopo due guerre mondiali, dopo l’autodistruzione della Jugoslavia e i massacri in Ucraina, può farti credere ancora alle parole di chi invoca la costruzione di muri nel nome delle nazioni. Additare nemici è l’ultima risorsa dei governanti incapaci».

    LA MALEDIZIONE
    «Via dall’Euro? Abbasso l’Europa? Vai, vai pure. Poi te lo paghi tu il mutuo. E dimmi, dove andrai? A diventare una colonia cinese? Ricordati la notte dell’Europa! Ricordati che ci siamo già suicidati due volte! Perfino il fascismo era meglio del berciare analfabeta! Oggi è Mein Kampf più Facebook, un’idea di stato governato da sceriffi e regolato dal porto d’armi universale. È questo che vuoi? Ricordati dei giornalisti uccisi! Ricordati che ci sono luoghi dove per il diritto all’informazione si muore!».

    LE CITAZIONI
    «Non molesterai lo straniero, né l’opprimerai, perché foste anche voi stranieri in Egitto. Bibbia, Deuteronomio, 10.14 e 16-19». E ancora, anche se il rimando non è letterale: «Omero, Odissea, canto sesto. E Ulisse si accasciò sulla spiaggia dei Feaci, orrido a vedersi, ma Nausicaa, la figlia del re, non scappò da lui, gli diede di che mangiare, lavarsi e rivestirsi, e poi disse: raccontami la tua storia, straniero».

    20 MAGGIO 2017

    COMMENTO DI ENRICO MENTANA

    Sui social tanto tanto livore per chi manifesta a Milano oggi.

    Si può non essere d’accordo in nulla con le ragioni di chi marcia, ma perché tutto questo veleno? Perché un odio così forte verso l’idea di accoglienza? Perché quelle litanie sul sostegno che non si darebbe invece agli italiani poveri? Chi non lo darebbe, l’Unicef? Emergency? La Caritas? O invece, molto più probabilmente, una buona parte degli stessi autori dei commenti?

    Vi rode forse che tutto questo avvenga nella città che è stata sempre l’emblema dell’accoglienza, negli anni delle migrazioni dal sud, che tuttora accoglie più di tutti, e ciò nonostante produce occupazione e sviluppo? Vi piacerebbe che le cose andassero male, che la festa si trasformasse in qualcos’altro.

    Non avete mai mosso un dito contro mafiosi e camorristi, contro gli evasori e i corrotti, sbraitate solo quando acciuffano un politico ladro, purché della parte opposta alla vostra, avete fatto il tifo per la banda di Romanzo Criminale e i Savastano di Gomorra, parcheggiate in seconda fila e ve ne fregate della differenziata, e però per voi la vergogna sono quei manifestanti di Milano.

    Non concepite che uno possa aiutare chi ha bisogno, e infatti diffondete la calunnia che le Ong siano spinte dal lucro e dal malaffare. Mi sono chiesto per tanto tempo come sia stato possibile che da noi, 80 anni fa, le leggi razziali siano state varate e attuate senza nessuna reazione popolare.

    Ma come, noi, gli “italiani brava gente”, restammo zitti, e anzi partecipammo con zelo alla loro applicazione, alcuni fino alle estreme conseguenze? Grazie a voi, al cinismo ferino delle vostre parole, ho potuto capire di chi siete ideali eredi.

    E siccome, è cosa nota, la storia si ripete in farsa, magari arriverà il giorno, come avvenne dopo la Liberazione, in cui cancellerete in fretta e furia i vostri tweet e correrete a giurare e spergiurare che quel 20 maggio a Milano, a manifestare per una buona causa c’eravate pure voi.

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