RANIERO LA VALLE: DARE UN FUTURO ALLA SVOLTA PROFETICA DI FRANCESCO

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Ad Assisi, lo scorso 25 settembre, nell’ambito del Convegno su papa Francesco, Raniero La Valle ha tenuto una relazione intitolata “Un Dio che sorprende”, ora sul sito chiesa di tutti chiesa dei poveri. Nella relazione, dopo aver sottolineato il carattere dottrinale della novità di Francesco (che è però ben piantata nella storia della chiesa del Novecento e nel Vaticano II e che si riassume nella proposizione del Dio della misericordia), avanza tre proposte: riporre negli scaffali gli attuali catechismi e rinunciare a farne di nuovi; rimettere mano ai libri liturgici, per reinterpretarne l’impianto sacrificale; sancire il diritto universale di migrare. Sul tema del rapporto tra Dio giusto e Dio di misericordia si veda anche uno scritto di La Valle del febbraio di quest’anno: “Non dire che Dio è giusto, per il Figlio è buono e mite”.

 

 

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  1. IL PAPA E I CATTOLICI A BOLOGNA
    Giancarla Codrignani

    Papa Francesco è venuto a Bologna per concludere il Congresso eucaristico diocesano e, anche se parla sempre con e per tutti, evidentemente i primi destinatari sono i cattolici e nella messa allo Stadio riservata alla comunità locale alla presenza della madonna di san Luca alcune espressioni debbono fornire elementi di “discernimento” proprio a loro, clero compreso. Quando dice “mondanità spirituale”, “psicologia della sopravvivenza nei soldi”, “coraggio di interrogarsi” indica temi di meditazione per tutti, ma in una chiave particolare per chi dice di avere fede. Quando poi il vescovo di Bologna, alla sua presenza, in cattedrale ricorda che i “profeti di sventura” non sono finiti con il Concilio, che quando c’è distacco dalla gente “l’ipocrisia del clericalismo si accompagna al legalismo”, come se la vita cristiana potesse essere “costruita a tavolino”, mentre è “cammino di una coscienza mai rigida”, è forte il richiamo ai cattolici a capire che, dopo il Concilio, la tradizione – e il discorso vale anche per i laici dei partiti – resta maestra, ma solo se ha il coraggio di sviluppare i principi di fede nella complessità di un mondo globalizzato.
    Nessuno dei bolognesi intervistati sembra aver osato critiche al grande pranzo allestito all’interno di San Petronio (wc chimici compresi); ma qualcuno di quei cattolici che contestano papa Francesco e, dietro le avanguardie lefevriane, lo accusano di eresia, deve avere condiviso lo stracciamento di vesti di Socci. Tacciono perché, dopo aver tentato di replicare anche a Bologna la sventurata campagna antigender che attacca la libertà di insegnamento delle scuole pubbliche, fanno conto di non sapere che gli infedeli e le prostitute ci passeranno davanti; ma certo tra loro si sono detti che mangiar lasagne della Camst con certa gente “nel tempio”, come si fa? Probabilmente nessuno di loro è mai uscito con così tanta gioia dalla messa (in cui la mensa è solo simbolica, ma la disponibilità è la stessa). Invece una chiesa voluta dal Comune (delibera del Consiglio dei Seicento del 1388) che – noi bolognesi sempre extralarge – doveva competere con San Pietro, si offre nel 2017 come segno dei tempi valido per tutti, politici e amministratori in primo luogo. Non se la caverà nessuno con un pranzo, ma nell’economia globalizzata bisogna a tutti i costi trovare vie di speranza. Gli immigrati rilettono solo la paura degli americani quando alla fine dell’Ottocento accolsero centinaia di migliaia di emigrati italiani; i giovani chiedono fino alla ribellione un’autonomia che il sistema non gli può dare; il perbenismo moralistico produce al massimo “teatrini dell’indignazione”; ad aiutare i populismi ci voleva solo “il dilagare inquietante e redditizio di false notizie”…. sfondo comune di difficoltà che conosciamo anche se non ce le sbatte in faccia un papa. Ma sono questioni di diritti, e, detto a quella Bononia docta autrice giuridica delle bolle pontificali a cui Roma – dopo – poneva il sigillo, ha valore pregnante e laicissimo, sono diritti di nuova generazione: diritto alla cultura, alla speranza, alla pace.

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