PAPA FRANCESCO E L’ECONOMIA DI COMUNIONE

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“Non lo si dirà mai abbastanza: il capitalismo continua a produrre gli scarti che poi vorrebbe curare”, ha detto il papa il 4 febbraio ai partecipanti all’incontro “Economia di comunione” promosso dal Movimento dei Focolari. “Bisogna allora puntare a cambiare le regole del gioco del sistema economico-sociale. Imitare il buon samaritano del Vangelo non è sufficiente”.

 

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  1. «Il principale problema etico del capitalismo è la creazione di scarti per poi cercare di nasconderli o curarli per non farli più vedere (…). Le società dell’azzardo finanziano campagne per curare i giocatori patologici che esse creano (…..) E il giorno in cui le imprese di armi finanzieranno ospedali per curare i bambini mutilati dalle loro bombe, il sistema avrà raggiunto il suo culmine. Questa è l’ipocrisia!”
    Mentre leggevo queste frasi mi sono chiesto perché i politici, non solo italiani ma in particolare “italiani”, non hanno mai avuto il coraggio di fare simili affermazioni e di costruire su di esse un programma di governo. Due possibili risposte: ciò che manca è la consapevolezza della realtà nella quale si vive, oppure che è proprio la consapevolezza di questa realtà che fa apparire, agli occhi dei politici, insuperabili i problemi che si vivono e gli obiettivi da raggiungere che essi richiamano: l’idolatria del denaro che va sconfitta, così come chi la alimenta, cioè l’economia centrata solo sul profitto.
    Rispetto al come la classe politica, ma aggiungo anche quella sindacale, conosce, intrepreta e vive questi problemi, non si può non convenire che Papa Francesco ha una visione e una sensibilità molto maggiore, molto più umana, molto più legata alla dignità della persona e del lavoro.
    Dinnanzi a queste affermazioni, che suonano come provocazioni, è mai possibile che la classe politica si perda in inutili polemiche e lotte ideologiche al solo scopo di conquistare qualche voto in più, ma smarrendo la sua ragion d’essere?

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