Grazia Villa: “Ho deciso fin da subito di votare No”

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Avvocata, esperta di diritto del lavoro e del diritto di famiglia, già presidente dell’Associazione di cultura e politica “Rosa Bianca”

 

 

Quale è la vostra posizione sulla riforma della Costituzione e sul relativo referendum, e come la motivate?

Ho deciso di votare NO sin dal momento dell’approvazione del testo di legge costituzionale il cui iter parlamentare avevo seguito non solo per motivi di comune interesse politico, ma anche a scopo didattico avendo accettato la proposta del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Como di partecipare ad una serie di incontri organizzati nelle scuole di secondo grado sulla Costituzione italiana e le ipotesi di revisione. A seguito dell’approvazione del testo oggetto del referendum, gli incontri sono continuati e si sono conclusi ieri 30 novembre, allargando gli approfondimenti sulla base del nuovo testo, con un ovvio infittimento di richieste nell’ultimo mese.

La mia decisione per il NO, durante questo percorso di cui riferirò altrove, si è rafforzata e non è mutata, pur nella crescente sofferenza dettata sia dal formarsi dell’accozzaglia degli argomenti portati dai sostenitori del NO, sia dal tono duro e violento della campagna elettorale.

 

Secondo voi, è oggi più importante garantire una maggiore governabilità, cioè stabilità dei governi, oppure è più importante assicurare un’ampia e equilibrata rappresentanza alle diverse forze politiche? Ritenete la legge elettorale detta Italicum una legge soddisfacente oppure no, e perché?

Ritengo che proprio l’aver prospettato una contrapposizione tra maggiore governabilità e ampia equilibrata rappresentanza ovvero anche solo avere prefigurato gerarchie e priorità tra le due aspirazioni abbia determinato nel passato il naufragare di ipotesi di revisione costituzionali (anche più hard dell’odierna) che non hanno retto all’impatto con un dibattito politico fuori e dentro il parlamento, più diffuso e articolato, oppure al confronto con il voto popolare contrario, preoccupato del rafforzamento del ruolo del Capo di governo in epoca di leadership berlusconiana, quindi ben al di là dell’opzione tra governabilità e rappresentanza.

Se è vero che nella legge costituzionale in oggetto non si arriva all’accentuazione esplicita del ruolo del Presidente del Consiglio, l’opzione di fondo sta proprio nel ritenere indispensabile, per rimediare alla crisi attuale della politica, da un lato una maggiore stabilità dei governi, maggiormente garantita con il voto di fiducia accordato da una sola camera leale, da maggioranze inevitabilmente determinate dalla legge elettorale vigente di turno, d’altro lato una maggiore governabilità fornita oggi dalle corsie privilegiate dei nuovi procedimenti legislativi introdotti (voto a data certa, clausola di supremazia pur se con controllo parziale senatoriale, accorciamento dei tempi di approvazione nella decretazione d’urgenza).

Non condivido l’analisi di fondo in quanto non credo né che siano i tempi o le modalità di approvazione a determinare la certezza di una entrata in vigore una legge, né che i termini velocizzati di approvazione siano garanzia di bontà dei testi legislativi, né la garanzia di una maggiore stabilità a fornire maggiore efficacia all’Esecutivo, basti pensare a Costituzione vigente al numero di leggi emanate nel nostro paese (a volte pessime in stesura) e alle decisioni governative assunte con forza e decisionismo anche se impopolari oppure proprio perché estremamente popolari (Fornero docet) oppure offerte e saldi del 4 dicembre di queste ultime settimane che non mi scandalizzano per la loro captatio benevolentiae, per cui ben hanno fatto i sindacati ad approfittarne, ma perché dimostrano che il problema non è la stabilità di un governo ma la sua voglia di mettersi in gioco e prendere decisioni che ne determina la portata e la durata!!!

Quindi la revisione costituzionale, soprattutto se frutto di iter formalmente corretto, ma anche di forzature politiche, nonché di compromessi di contenuto al ribasso, non può essere vista coma la soluzione della crisi della politica, né tantomeno della disaffezione della cittadinanza alla partecipazione politica.

Sull’Italicum solo poche righe, con la vittoria del SI  la legge diventa ancor più pericolosa perché la concentrazione del legislativo nella sola Camera e il voto di fiducia assicurato verrebbero ad essere garantiti ad un partito che con il ballottaggio così come configurato avrebbe un premio di maggioranza spropositato rispetto alle percentuali ridotte sufficienti a determinare leggi e governabilità con una rappresentanza di sovranità popolare estremamente mortificata.

Spero che il lavoro condotto da una parte della minoranza PD e l’ipoteca posta da Romano Prodi sulla necessità di riformare la legge elettorale portino a questo risultato, anche se credo che molto dipenderà dai numeri del 5 dicembre.

 

Ritenete che Matteo Renzi, come segretario del Pd e come capo del Governo, si muova in un solco in linea di massima corrispondente con la vostra cultura politica, oppure ritenete che presenti dei caratteri che con essa sono scarsamente compatibili o addirittura configgenti? (e, in questo secondo caso, quali in particolare?)

Quanto a Matteo Renzi, non essendo iscritta al PD non ho il problema o la gioia di molte tesserati e tesserate, mi resta quello della valutazione della sua Presidenza del Consiglio.

Rispetto al tema che mi è stato a cuore per tutta la vita: il diritto del lavoro e il diritto al lavoro, essendo stata una avvocata lavorista per quasi trenta anni, questo governo ha portato a termine lo smantellamento totale di tale diritto, procedimento di rottamazione delle garanzie faticosamente conquistate dalle lavoratrici e dai lavoratori iniziato peraltro molti anni orsono.Tale smantellamento liberista è una delle ragioni che fa piacere Renzi all’Europa e ai mercati.

Ho apprezzato questo governo per la modalità di affrontare il tema dell’immigrazione, soprattutto in ambito europeo, anche se è mancato il coraggio di una decretazione d’urgenza in materia ovvero al proposizione di una modifica della Leggi Bossi-Fini, volendo si poteva fare o provare…(vedi sopra).

Certamente è confliggente con la mia modalità di concepire le relazioni e la politica la sua spregiudicatezza, la sua irriverenza; non approvo  il suo giocare non dico a poker perché ad un sedicente lapiriano non è lecito l’accostamento, ma a burraco con le istituzioni e  le persone.

Nonostante questo mio giudizio ribadisco che il mio NO non è verso la figura politica di Renzi, e mi sottraggo con tutte le forze che ho in corpo alla trappola da lui spalancata, chiusa e aperta a suo piacimento in campagna elettorale, del diktat o con me o contro di me. Rivendico il diritto di votare il mio NO ad una revisione che non mi piace. E basta.

Infine mi spiace che in questa sede si usi l’espressione Capo del Governo (usata più sopra da me polemicamente), è proprio il desiderio di non avere capi (nemmeno scouts, da tempo propongo la modifica del linguaggio all’interno delle comunità scouts anche per l’AGESCI; nello scoutismo adulto si parla di magistero) che mi spinge ad una maggiore attenzione sul dettato costituzionale.

 

I percorsi di maturazione e condivisione del consenso sembrano essere sempre più condizionati da meccanismi che poco hanno a che fare con la conoscenza dei temi in discussione, con il confronto, con la comune appartenenza ad aggregazioni capaci di fare nascere visioni e progetti: è una situazione irrimediabile? Come recuperare il terreno perso in questi ultimi anni?

La miglior risposta sta per me nella citazione bellissima richiamata da Guido Formigoni nel suo ricordo di Tina Anselmi: «La nostra storia ci dovrebbe insegnare che la democrazia è un bene delicato, fragile, deperibile, una pianta che attecchisce solo in certi terreni, precedentemente concimati, attraverso la responsabilità di tutto un popolo. Dovremmo riflettere sul fatto che la democrazia non è solo libere elezioni, non è solo progresso economico. È giustizia, è rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne. È tranquillità per i vecchi e speranza per i figli. È pace». Con questa frase ho iniziato le ultime lezioni tenute nelle scuole sulla nostra Costituzione.

Sono infatti convinta che si debba continuare nel lavoro paziente e certosino di formazione delle coscienze, coltivando ogni possibilità di incontro con le persone, tra le quali, da anni prediligo le nuove generazioni. Anche in questa occasione, così come lo è stato per le altre iniziative che da vent’anni mi portano anzi mi trasportano dalle studenti e dagli studenti, ho incrociato sguardi attenti e orecchie tese, studenti accompagnati amorevolmente da insegnanti preparati e appassionate.

In queste ultime settimane poi dopo l’indizione del referendum per me è stato un difficile esercizio di moderazione, controllo e onestà intellettuale per non utilizzare malamente l’autorevolezza del ruolo conferitomi,con il rischio di condizionare, indirizzare o peggio plagiare queste coscienze in formazione.

Non so se ci sono riuscita, ma le loro critiche, il loro acume, la loro voglia di comprendere mi hanno aiutata e tenuta al riparo non solo dalla tentazione di persuadere occultamente, ma anche dalla tristezza di un dibattito spesso volgare e pretestuoso.

Perciò il terreno non è perduto è da amare e concimare!!!

Grazia Villa

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