Generare lavoro. Una proposta aperta per il lavoro e l’occupazione giovanile

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Quella che qui viene presentata è una articolata analisi sul “problema lavoro” a cui segue una proposta “aperta” a possibili sperimentazioni sul territorio con differenti soggetti, tutti considerati rilevanti (imprese, istituzioni, volontariato e singoli cittadini), che si avanza per aprire un dibattito.

Ne sono autori Giorgio Gosetti, docente all’Università di Verona, Michele La Rosa, direttore di “Sociologia del lavoro”, Pier Giorgio Maiardi, dell’Associazione “Agire politicamente”, Walther Orsi, sociologo, e Vincenzo Zacchiroli, già sindaco di Castel San Pietro (Bologna). Hanno partecipato alla redazione del testo anche alcune associazioni territoriali.

Questo materiale verrà presentato e discusso anche al prossimo Seminario di “Agire politicamente” che si terrà a Fermo dal 26 al 30 agosto (vedi negli Eventi del sito).

 

1. APPUNTI SUL PROBLEMA “LAVORO”: UN QUADRO CONOSCITIVO DISAGGREGATO ED INSTABILE

 

1 .1   Come si presenta oggi il fenomeno “disoccupazione” in Italia

  • Tasso di disoccupazione

Il tasso di disoccupazione da qualche tempo si è attestato su un dato che supera il 10% dopo alcune punte, negli anni immediatamente trascorsi, che hanno raggiunto il 13,5%;

la disoccupazione giovanile – 15-24 anni – raggiunge livelli di oltre il 40%.

Sono dati gravi che danno il segno di una situazione straordinaria.

Si tratta di dati che confliggono con i principi, sanciti dalla Costituzione, di “doveri inderogabili di solidarietà sociale” dovuti da ogni cittadino, di “pari dignità sociale” di tutti i cittadini, di “eguaglianza dei cittadini”, di “diritto al lavoro” per tutti i cittadini.

Quali le cause di questa disoccupazione?

Senza dubbio non si tratta di fenomeno contingente e passeggero ma “strutturale”, di sistema provocato principalmente da  una evidente riduzione dei posti di lavoro a motivo:

  • delle diverse modalità di produzione a motivo dello sviluppo della tecnologia: aumenta il volume della produzione mentre si riduce la necessità di addetti; questo aggrava la disuguaglianza nella distribuzione del reddito fra i cittadini;
  • della diversa dislocazione del lavoro per ridurne il costo: ciò è divenuto possibile con la globalizzazione che ha annullato o ridotto le distanze;
  • della limitata imprenditorialità innovativa: scarsa iniziativa nella individuazione di nuovi bisogni a cui far corrispondere nuovi consumi e, quindi, nuova produzione;
  • di un accentuato individualismo che porta ad una preponderante preoccupazione per se stessi e ad una scarsa disponibilità a rischiare nell’intraprendere, ad una scarsa considerazione per la società;
  • di una scarso senso del “bene comune”;
  • di un modello diverso di rapporto fra produttore e consumatore: vedi modello IKEA in cui il consumatore si fa carico anche dell’ultima fase del processo produttivo;
  • …………………………………

 

1.2 – Mutamenti sociali ed effetti del “non lavoro”

  • E’ in atto un forte invecchiamento della popolazione con una riduzione delle nascite e, quindi, una riduzione della popolazione: questo provoca nuove esigenze e nuovi consumi in settori apparentemente non redditizi (welfare);
  • forte flusso di immigrazione che crea nuova mano d’opera di qualità diversa con possibilità di conflittualità sociale;
  • aumento della “povertà” e della emarginazione; accentuazione della disuguaglianza sociale;
  • attenuazione della capacità di socializzazione, di corresponsabilità sociale;
  • mancanza di prospettive di vita per i giovani con conseguenti effetti negativi: perdita di speranza, attenuazione del “desiderio” che è la molla per l’intrapresa;
  • in queste condizioni la società è destinata al declino.

 

1.3 –  Risposte errate al fenomeno

  • accentuazione dell’impegno nella induzione a bisogni che accentuino i consumi: primato della produzione, i bisogni in funzione della produzione e non viceversa;
  • questo porta alla creazione di  modelli di lavoro esasperanti mirati al rapporto con i potenziali consumatori (call center), a ritmi di lavoro accentuati come quelli dei centri commerciali per indurre ad un consumo possibile in ogni momento, ad una offerta esagerata per indurre all’acquisto (modello dei supermercati con merce sovrabbondante) senza considerazione per la effettiva utilità;
  • da qui il fenomeno della creazione degli “scarti”, dei “rifiuti”, con il problema dello smaltimento;
  • il primato della produzione porta alla scarsa considerazione per l’ambiente e quindi al degrado ambientale;
  • contraddittorietà insanabile fra l’invito alla sobrietà, modello virtuoso di comportamento nel governo dei propri consumi, e la sollecitazione al consumo ed all’acquisto di eccedenze rispetto ai propri effettivi bisogni.

 

1.4 – “Traiettorie di cambiamento”

Occorre creare un corretto collegamento fra “produzione – consumo – servizi” (Polany): individuazione dei bisogni reali per produrre i beni e servizi capaci di dare una risposta reale ed adeguata;

esempio: una edilizia “mutabile” per l’adeguamento, nel tempo, delle abitazioni di famiglie che invecchiano e diminuiscono per numerosità, fino a ridursi a nuclei familiari di una sola persona (fenomeno attuale molto accentuato); necessità, quindi, di dedicarsi, anziché alla moltiplicazione delle abitazioni, alla loro ristrutturazione, invece, anche in funzione di risparmi energetici ed economici a favore di famiglie con reddito in diminuzione;

per gli imprenditori si tratta di individuare gli effettivi bisogni di una società in  forte cambiamento: costituzione di centri di ricerca a servizio delle imprese e facilitazione della comunicazione alle e fra le imprese;

percorsi di alleanza intergenerazionale di solidarietà: anziani che rinunciano a privilegi per creare spazi e risorse per i giovani………..

 

1.5 – Compiti e responsabilità della politica

La politica è il governo dei processi sociali: deve pertanto guidare l’analisi dei fenomeni sociali e lavorare nel lungo termine, non mettendo al primo posto la ricerca del consenso e rinunciando a successi immediati, magari solo apparenti, o di breve periodo.

La situazione in esame non richiede tanto una revisione delle norme che regolano il lavoro, l’assunzione, il trattamento, la cessazione del rapporto di lavoro, quanto invece la creazione di occasioni di lavoro e, quindi, di occupazione.

Il governo centrale ed i governi locali dovrebbero individuare gli obiettivi da perseguire in ordine alla piena occupazione  ed avere l’autorevolezza e la credibilità per indicarli alla comunità civile coinvolgendo tutti i cittadini nel cammino per il loro conseguimento.

I governi centrale e locali dovrebbero rendere agevole la possibilità di intraprendere e mostrare apprezzamento per le iniziative in tal senso; dovrebbero quindi  agevolare l’iniziativa delle imprese e sostenerla anche istituendo servizi specifici (es. i citati centri di analisi dei bisogni e di ricerca per la innovazione).

Questo vale soprattutto per la piccola impresa che dovrebbe essere apprezzata, incoraggiata e sostenuta.

I governi dovrebbero inoltre incentivare interventi, non immediatamente percepiti dai cittadini, di utilità generale e di salvaguardia dell’ambiente: ristrutturazioni, impianto di attrezzature specifiche, rottamazioni……

La intermediazione delle Istituzioni pubbliche potrebbe essere resa indispensabile dalla esigenza che tutte le iniziative di risposta ai bisogni, produttrici di lavoro, possano sostenersi attraverso un ritorno economico: le Istituzioni potrebbero assumere e gestire direttamente tali iniziative o potrebbero renderne possibile e facilitarne l’assunzione e la gestione da parte di imprese private, utilizzando anche lo strumento fiscale per porne il costo, totale o parziale, a carico della collettività……

 

  1. UN QUADRO INTERPRETATIVO: NUOVI SCENARI DI LAVORO FRA INNOVAZIONE SOCIALE E QUALITA’ DELLA VITA

 

Di fronte ai problemi relativi al lavoro, ai mutamenti sociali e agli effetti del “non lavoro”,  che gravano soprattutto su i giovani, riteniamo  necessario un quadro interpretativo che collochi tali fenomeni sociali nell’ambito di una crisi non solo economica, ma anche sociale, culturale, ed etica che non può essere considerata temporanea, ma strutturale, di sistema. Per questo risulta fondamentale un paradigma che si proponga di prendere in esame i diversi sottosistemi della società,  le modalità della loro integrazione, le logiche ed i valori che ad essi fanno riferimento, ma anche di comprendere le motivazioni di questa crisi strutturale e le possibili prospettive. Un quadro interpretativo teso a fornire gli orientamenti per valorizzare la dimensione lavorativa, per promuovere nuove opportunità imprenditoriali, per garantire ai giovani le condizioni lavorative necessarie per sviluppare un progetto di vita.

Per sviluppare questo percorso facciamo riferimento alle riflessioni ed analisi di Karl Polanyi. Tale autore fa una “proposta aperta, ma soprattutto metodologica in un’ottica macro in grado di coinvolgere l’insieme dei sotto-sistemi societari in uno scenario complessivo e coinvolgente tutti i diversi ruoli e le differenti e nuove funzioni delle istituzioni pubbliche e private”.

“Polanyi, come è noto, si rifà ai concetti di comunità e società di Tonnies, per affermare nelle società occidentali la perdita del senso della comunità locale sostituito dall’utilitarismo individualistico; di qui l’artificiosità della società mercantile. Egli così oppone una naturalità dell’uomo sociale ad una concezione opposta di uomo economico, difendendo la società che rischia di essere sommersa da una economia uscita dal suo alveo sociale. In tale prospettiva, di necessità molto sintetica, in questa sede, facciamo riferimento ad una nostra interpretazione del pensiero appunto di Polanyi relativamente al ruolo, come detto, delle istituzioni societarie rispetto a quelle più specificatamente economiche, assumendo noi – secondo un approccio ormai diffuso – che la società possa articolarsi a livello macro in tre ampi sottosistemi:

sotto-sistema economico (logica dominante dello scambio);

sotto-sistema politico-amministrativo (logica dominante della redistribuzione);

sotto-sistema socio-culturale (logica dominante della reciprocità).

Ovviamente diamo per note le definizioni oramai consolidate dei tre sotto-sistemi, intendendo che il sotto-sistema economico ricomprenda tutte le organizzazioni mercantili fondate – affermerebbe Polanyi – sull’utilitarismo individualistico e sulla forma prevalente dello scambio; il sotto-sistema politico-amministrativo rappresenta quello relativo a tutte le organizzazioni dell’amministrazione pubblica dove prevalente è la ragione della redistribuzione ed equità, mentre quello socio-culturale (alla Parsons) ricomprende le organizzazioni destinate a trasmettere e salvaguardare valori, comportamenti e il sistema di status/ruoli. È ovvio che i tre sotto-sistemi devono avere uguale rilevanza e funzione, pena appunto l’affermarsi di una società in cui il sotto-sistema economico non solo è dominante ma diviene anche la ratio degli altri sotto-sistemi, e dunque sottomette la società ad un economicismo estraneo alla sua natura sociale. Tutto ciò è espresso da Polanyi con la convinzione che le tre modalità di rapporto fra istituzioni societarie (scambio, redistribuzione e reciprocità) debbano convivere in eguale rilevanza e dignità entro il sistema sociale più ampio. La crisi dei rapporti fra i sotto-sistemi è individuata dunque da Polanyi – a nostro parere – proprio come la causa anche della crisi societaria odierna; ma nel contempo spiega anche perché nessuno dei sotto-sistemi (non il pubblico dunque ma neppure il privato-mercantile e – aggiungiamo noi – neppure la ‘società civile’) può ritenere di sostituirsi ad uno qualsiasi degli altri due. Ma non volendo né potendo proseguire l’analisi polanyiana sul terreno dei rapporti fra sotto-sistemi, a noi qui interessa maggiormente sottolineare una ulteriore intuizione del Nostro; ognuno dei tre sotto-sistemi deve prevedere, pur nella dominanza di una “ratio”(scambio, redistribuzione. reciprocità) ad essi propria, anche una compresenza/commistione/ibridazione degli altri due principi”[1]

Secondo La Rosa una nuova, ma possibile risposta alla crisi economica e del welfare può essere individuata attraverso uno scenario “in grado di ridefinire ruoli e presenze dei tre sottosistemi con differenti funzioni: il sottosistema economico fondato su un mercato ma non esclusivo; il sottosistema politico-amministrativo che potrà anche gestire ma non necessariamente. Dovrà invece programmare, coordinare, controllare l’intero disegno sistemico di organizzazione dei servizi, sapendo che anche la società civile può e deve rivestire eguale rilevanza nelle sue forme organizzate, pur operando con logica ‘altra’ (vale a dire della reciprocità). Il sottosistema socio-culturale, infine, dovrà assumere presenza egalitaria e fondativa attraverso il proprio peculiare principio della reciprocità e dunque poter correlarsi in piena autonomia e responsabilità”[2]

La ridefinizione dei ruoli, delle relazioni e delle modalità di integrazione dei tre sottosistemi può trovare una spinta innovativa dal valore emergente della qualità della vita. “Nell’ambito del sottosistema economico, proprio in rapporto a tale valore, i cittadini cominciano ad affidarsi ad altre forme di integrazione, che non possono essere tutte incluse nella logica dello scambio; ci si riferisce, ad esempio ai cosiddetti Gruppi di Acquisto Solidali, al Mercato equo e solidale, alla Banca Etica, che seguono logiche più legate alla redistribuzione e alla reciprocità. Ma anche nel sottosistema politico-amministrativo emergono altre forme di integrazione che vanno oltre la specifica logica  redistributiva; per quanto riguarda i servizi di welfare, si possono ricordare, ad esempio, sia le diverse forme di privatizzazione e gestione manageriale dei servizi (in una logica di mercato), sia il rilevante contributo delle reti di volontariato, di auto-mutuo aiuto (in una logica di reciprocità). E infine, nell’ambito del sottosistema socio-culturale, emergono altre forme di integrazione che vanno oltre la specifica logica della reciprocità. Il ruolo delle tecnologie ha sviluppato nuove forme organizzative che fanno riferimento anche a nuove logiche redistributive e di scambio nei servizi formativi (ad esempio la formazione a distanza), socio-culturali (ad esempio i blog, i forum, i programmi tematici su internet) e nelle reti comunicative (ad esempio il sistema e-Care)” [3]

Questi nuovi scenari possono essere attivati  soprattutto nell’ambito di processi di innovazione sociale partecipata che fanno riferimento a:

  • una concezione di sviluppo principalmente orientato al miglioramento della qualità della vita;
  • un cittadino portatore di bisogni, ma anche di idee e risorse, che diventa protagonista attivo di un percorso di miglioramento;
  • la condivisione di un progetto da parte di diversi attori sociali del territorio appartenenti ai tre sottosistemi della società (economico, politico-amministrativo, socio-culturale) che, attraverso adeguati sistemi di comunicazione, si impegnano ad integrare le specifiche logiche di riferimento (scambio, redistribuzione, reciprocità)[4]

Tali scenari, se supportati da politiche innovative e nuovi modelli culturali, possono promuovere uno sviluppo più equo, solidale e sostenibile finalizzato anche a creare nuove opportunità imprenditoriali e di lavoro. In tale prospettiva sarà necessario anche  ridefinire i ruoli degli attori del sottosistema economico e di quelli che operano nei sottosistemi politico-amministrativo e socio-culturale. In particolare i servizi alla persona e di welfare, l’associazionismo ed il volontariato non possono essere considerati solo contesti dipendenti dallo sviluppo economico, ma protagonisti attivi di un nuovo modello di sviluppo inteso in senso globale (economico, sociale, culturale ed etico). Tali attori sociali infatti non rappresentano solo delle agenzie organizzate per rispondere alle domande dei cittadini, ma anche dei ‘terminali intelligenti’ in grado di cogliere l’evoluzione dei bisogni sociali, di individuare precocemente la domanda latente dei cittadini, di rappresentare nuovi ambiti di sviluppo economico, sociale e culturale. In questa prospettiva essi tendono ad assumere i seguenti ruoli:

  • antenne della comunità per la rilevazione di bisogni, problemi, risorse, disponibilità dei cittadini;
  • luoghi di comunicazione e condivisione di esperienze, emozioni, idee e rogetti;
  • laboratori di produzione di capitale sociale (sviluppo e rigenerazione di reti, fiducia, valori etici);
  • ambiti di promozione della partecipazione e della cittadinanza attiva.

La valorizzazione di questi ruoli tende a generare una nuova mission dei principali attori sociali che operano nei sottosistemi politico-amministrativo e socio-culturale, ma anche nuove forme di integrazione e comunicazione con il sottosistema economico.

Le relazioni quotidiane con i cittadini che vengono sviluppate dalle istituzioni pubbliche, dai servizi alla persona e di welfare, dall’associazionismo e dal volontariato rappresentano un valore aggiunto  fondamentale per quanto riguarda la rilevazione della domanda latente e dei bisogni sociali emergenti in un territorio, ma anche per la capacità di progettazione sociale orientata allo sviluppo di una imprenditorialità diffusa e di nuove opportunità di lavoro. In questo senso le istituzioni pubbliche, i servizi, il terzo settore possono diventare dei ponti di collegamento fra cittadini ed imprese, degli strumenti di comunicazione ed integrazione fra i sottosistemi della società, dei supporti e dei facilitatori per generare nuovi percorsi lavorativi, sempre più orientati al miglioramento della qualità di vita dei cittadini.

Per sviluppare questi nuovi scenari occorre puntare alla rappresentazione ed elaborazione delle conoscenze, delle esperienze e delle capacità che tendono a valorizzare le istituzioni, i servizi ed il terzo settore come ‘terminali intelligenti’ della società; ma occorre anche ricercare, sperimentare e mettere a regime nuove modalità comunicative e di integrazione fra tali attori sociali e il mondo economico e delle imprese.

 

  1. L’ESIGENZA DI UNA PROPOSTA: LE AZIONI DI CONTESTO DI UN PROGETTO SPERIMENTALE PER IL LAVORO

 

Il quadro conoscitivo ed il modello interpretativo mettono in evidenza la necessità di  progetti per il lavoro profondamente radicati nei singoli contesti territoriali cioè che facciano riferimento alle risorse e ai bisogni specifici di ogni comunità e che prevedano la partecipazione attiva dei giovani. E’ fondamentale infatti che ciascun percorso di integrazione fra i sottosistemi della società tenga conto delle opportunità di innovazione e progettazione sociale che il particolare contesto territoriale è in grado di esprimere in un determinato periodo di tempo.

che possono  favorire l’attivazione di percorsi progettuali per il lavoro ancorati specificamente alle particolari realtà comunitarie. Ci si propone inoltre di sviluppare una sperimentazione coerente a tali orientamenti che, in un contesto territoriale specifico (si ipotizza il contesto territoriale del Comune di S. Lazzaro di Savena), possa valutare la fattibilità e l’efficacia di tali azioni.

Si individuano, qui di seguito, le principali azioni di contesto che possono favorire la promozione di progetti innovativi partecipati per il lavoro dei giovani a livello locale.

 

3.1 La costituzione, nel contesto territoriale, di un laboratorio permanente di innovazione e progettazione sociale

La ‘mission’ prioritaria di tale laboratorio è quella di sviluppare e migliorare il livello di integrazione fra i sottosistemi della società a livello locale, attraverso molteplici occasioni e strumenti di comunicazione fra i principali attori sociali che li rappresentano. Nell’ambito di tale ‘mission’, particolare attenzione viene riservata   all’analisi e valutazione condivise delle ‘buone pratiche sociali’ presenti nel territorio. Esse rappresentano azioni sociali mirate al miglioramento della qualità della vita, che vedono protagonisti i cittadini, con il supporto e la collaborazione dell’associazionismo e del volontariato, nell’ambito del contesto socio-culturale e in una logica prevalente di reciprocità. Il contributo di tutti e tre i sottosistemi ad una rielaborazione comune di tali buone pratiche sociali può consentire una loro valorizzazione ed un arricchimento, a livello politico-amministrativo ed economico, attraverso l’apporto delle rispettive logiche di riferimento (redistribuzione e scambio). Questo può permettere di valutare  l’impatto complessivo a livello territoriale e le eventuali connessioni fra contesti ed attori, al fine di implementare le buone pratiche sociali in termini di nuove ambiti imprenditoriali e lavorativi. In tale prospettiva le buone pratiche sociali, inventate e gestite dai cittadini, potranno essere valorizzate e potenziate attraverso il contributo di politici, amministratori, operatori professionali  ed imprenditori.

I principali ambiti di intervento  del laboratorio si riferiscono a:

  • coinvolgimento delle principali organizzazioni che rappresentano e prevedono la partecipazione dei giovani. Rilevazione dei bisogni e delle risorse sociali che fanno specifico riferimento a tale popolazione target;
  • valorizzazione ed integrazione degli osservatori socio-economici esistenti;
  • valorizzazione ed integrazione delle attività e dei servizi tesi a dare ascolto e voce ai giovani e alle diverse forme organizzate che li rappresentano;
  • rilevazione dei bisogni sociali inevasi, con particolare riferimento alla domanda sommersa che richiede  nuovi investimenti;
  • rilevazione, analisi e rielaborazione delle buone pratiche sociali che emergono nel territorio e che vedono protagonisti i cittadini, in collaborazione con l’associazionismo ed il volontariato;
  • elaborazione di idee e proposte condivise per nuovi ambiti imprenditoriali e di lavoro, che prevedano i giovani come protagonisti, tesi a sviluppare integrazioni fra i tre sottosistemi e connessioni fra le rispettive logiche di riferimento;
  • definizione di progetti di formazione-lavoro condivisi e di start-up gestite  da giovani operatori;
  • orientamento, sostegno, consulenza, formazione per giovani imprenditori ed operatori;
  • attività di monitoraggio, verifica e valutazione delle nuove attività imprenditoriali e lavorative, rivolte ai giovani.

Il laboratorio permanente si avvarrà di specifici strumenti operativi per sviluppare azioni concrete in grado di conciliare la soluzione di problemi del territorio con la valorizzazione delle buone pratiche sociali, con lo sviluppo di nuove attività economiche e nuove opportunità di lavoro per i giovani. 

Nell’ambito di tale laboratorio assume rilevanza il contributo specifico di ogni sottosistema della società. Per questo è fondamentale valorizzare il ruolo e le funzioni dei diversi attori sociali che rappresentano le specifiche  logiche di tali sottosistemi, al fine di promuovere tutte le possibili forme di integrazione e connessione. A questo proposito si elencano, qui di seguito, i principali ruoli e le conseguenti funzioni che dovrebbero caratterizzare i tre sottosistemi.

 

3.1.1 Sottosistema politico-amministrativo: istituzioni  pubbliche, enti locali, ASL, ASP

  • elaborazione di normative e politiche sociali tese ad incentivare gli ambiti di intervento sopra-citati;
  • funzioni di coordinamento delle attività previste in tali ambiti di intervento;
  • rilevazione, analisi e rappresentazione delle buone pratiche sociali che vedono protagonisti i cittadini (con particolare riferimento ai giovani) in collaborazione con associazionismo e volontariato;
  • disponibilità di professionisti con competenze nelle aree socio-sanitarie, educative, formative, giuridico-amministrative;
  • disponibilità di sedi e strutture pubbliche in cui sviluppare gli interventi sopracitati;
  • eventuali incentivi economici per l’attivazione delle nuove attività imprenditoriali e lavorative rivolte ai giovani.

 

3.1.2 Sottosistema economico: imprese, associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali

  • analisi delle buone pratiche sociali che emergono nel territorio ai fini di una valutazione dell’impatto, delle possibili integrazioni e connessioni con il sottosistema economico, nella prospettiva dello sviluppo di nuovi ambiti imprenditoriali e di lavoro;
  • attività di orientamento scolastico-professionale rivolto ai giovani
  • consulenza per piani, programmi economici ed aziendali rivolti ai giovani;
  • supporto per la promozione e lo sviluppo di reti di imprese;
  • servizi di supporto e sostegno per nuove attività imprenditoriali gestite da giovani operatori;
  • disponibilità di professionisti, con competenze economiche ed aziendali.

 

3.1.3 Sottosistema socio-culturale: associazionismo, volontariato, organizzazioni che prevedono la partecipazione dei giovani

  • rilevazione precoce di bisogni sociali emergenti, ma non ancora pienamente conosciuti e rappresentati;
  • rilevazione di bisogni e risorse sociali che riguardano specificamente il mondo giovanile;
  • ricerca, valorizzazione, analisi e rielaborazione delle buone pratiche sociali che, nella comunità, vedono protagonisti i cittadini (con particolare riferimento ai giovani) in collaborazione con l’associazionismo ed il volontariato;
  • promozione e pubblicizzazione delle nuove attività imprenditoriali e lavorative presso i soci ed i cittadini che frequentano o fanno riferimento a tali contesti organizzativi e territoriali;
  • valorizzazione delle nuove attività imprenditoriali attraverso il capitale sociale messo a disposizione dall’associazionismo e dal volontariato presente nel territorio;
  • sviluppo di attività integrative (ricreativo-culturali, solidaristiche e di volontariato) tese a migliorare e personalizzare i servizi ed i prodotti forniti dalle nuove imprese.

 

3.2  Patti, programmi ed alleanze per il lavoro, a livello locale

Nell’ambito del laboratorio permanente di innovazione e progettazione sociale sarà necessario promuovere patti, programmi ed alleanze per il lavoro che evidentemente tengano conto delle aree tematiche, dei problemi, dei  bisogni, delle buone pratiche sociali, delle risorse e delle opportunità specifiche relative a ciascun contesto territoriale. Si elencano qui di seguito alcuni possibili strumenti di azione.

3.2.1 Patti territoriali per il miglioramento del benessere e della qualità della vita

Si individuano alcune azioni emblematiche che si potrebbero sviluppare:

  • rilevazione delle aree problematiche e delle buone pratiche sociali prioritarie che incidono sulla qualità della vita della comunità e del territorio (ad es.: inquinamento, traffico, carenza di alloggi, solitudine, mancanza di luoghi di aggregazione);
  • attraverso il coinvolgimento dei principali luoghi di aggregazione dei giovani e  più in generale dei cittadini, individuazione dei principali contesti di vita coinvolti da tali aree problematiche e buone pratiche sociali, con l’individuazione sia dei determinanti, sia delle risorse disponibili a cui fare riferimento per sviluppare possibili risposte;
  • coinvolgimento degli attori sociali che operano in tali contesti (appartenenti ai tre sottosistemi) interessati e disponibili a sviluppare una progettazione sociale concordata nell’ambito delle specifiche aree problematiche/buone pratiche sociali;
  • definizione concordata, per ciascuna area problematica/buona pratica sociale, di obiettivi e di un sistema integrato di azioni condivise che prevedano il ruolo attivo e produttivo dei giovani. Tale sistema dovrà valorizzare la partecipazione di tutti gli attori sociali disponibili  ed ottimizzare il livello di connessione fra le diverse logiche a cui essi fanno riferimento.

 

Le tracce di una possibile esemplificazione:

Area problematica: la carenza di disponibilità di alloggi provoca occupazioni, degrado conflittualità sociale.

Sottosistemi, contesti e attori sociali da coinvolgere:

Economico: edilizia (associazioni di categoria, imprese, associazioni dei piccoli proprietari e degli inquilini); artigianato (CNA, Confartigianato, imprese), commercio (Ascom, Confcommercio, imprese commerciali), .

Socio-culturale: ricreativo-culturale (centri sociali, circoli Arci, associazioni di promozione sociale più rappresentative), volontariato (associazioni, gruppi di auto-mutuo aiuto), formazione (scuole, università), centri di aggregazione giovanile (polisportive, scout, parrocchie, gruppi giovanili)

Politico-amministrativo: programmazione urbanistica (responsabili degli uffici competenti dell’ente locale), pubblica amministrazione settore casa (Acer), socio-sanitario (distretto socio-sanitario dell’ASL, servizi sociali degli enti locali, ASP),  pubblica sicurezza (polizia, carabinieri, vigili urbani).

Obiettivo: come trasformare l’area problematica in un’opportunità per creare nuove attività imprenditoriali e lavoro attraverso, ad esempio, il recupero, il riutilizzo e la valorizzazione di edifici abbandonati.

Azioni condivise:

  • censimento degli edifici abbandonati o non utilizzati;
  • censimento ed analisi delle buone pratiche sociali che tentano risposte innovative (ad es.: co-housing, case a geometria variabile, servizi comuni di condominio, social street)
  • coinvolgimento dei giovani e dei cittadini in generale per un concorso di idee finalizzato all’individuazione di proposte e progetti per la valorizzazione e il riutilizzo degli edifici abbandonati;
  • contratti concordati con i proprietari per riutilizzare e valorizzare tali edifici;
  • eventuale cambio d’uso di tali edifici (ad es.: da uso uffici/laboratori ad uso abitazione, a sedi di aggregazione socio-culturale, di attività ricreative e sportive);
  • coinvolgimento di giovani e cittadini nell’elaborazione di un programma di riutilizzo degli edifici abbandonati;
  • elaborazione progetti di ristrutturazione degli immobili, sia attraverso il coinvolgimento delle imprese disponibili, sia mediante l’attivazione di nuove imprese giovanili;
  • elaborazione di piani finanziari e di crowfunding;
  • definizione dei progetti e dei criteri di utilizzo e gestione degli immobili ristrutturati che avranno funzioni ricreative, culturali, sportive.
  • definizione dei criteri di assegnazione degli alloggi e coinvolgimento attivo delle persone a cui verranno assegnati gli appartamenti;
  • elaborazione dei progetti di accoglienza ed integrazione sociale dei futuri assegnatari.
  • progressiva attivazione dei piani, programmi e progetti concordati.

 

 

3.2.2  Programmi integrati per aree tematiche ed operative (quali ad es.: welfare, scuola, tutela dell’ambiente, energie rinnovabili, protezione civile, turismo, cultura, alimentazione)

 

Si  individuano alcune azioni emblematiche che si potrebbero sviluppare:

  • rilevazione precoce dei bisogni sociali emergenti relativi a ciascuna area tematica ed operativa;
  • individuazione dei contesti di vita coinvolti (ad esempio, per quanto riguarda l’alimentazione: educazione, prevenzione e promozione della salute, ristorazione, cultura, turismo, socializzazione, welness, volontariato) appartenenti ai tre sottosistemi;
  • individuazione e coinvolgimento degli attori del territorio più rappresentativi (dei sottosistemi e dei contesti di vita) disponibili a sviluppare programmi integrati tesi alla promozione di nuove attività imprenditoriali e lavorative, attraverso il coinvolgimento attivo dei giovani;
  • elaborazione di specifici programmi,  per ciascuna area tematica ed operativa, attraverso la condivisione di sistemi integrati di progetti-obiettivo tesi in via prioritaria allo sviluppo  di nuove opportunità lavorative per i giovani;
  • ogni progetto-obiettivo si proporrà di realizzare interventi condivisi dagli attori sociali coinvolti attraverso un sistema concordato di attività orientate ad integrare le tre logiche e mirate principalmente a favorire l’inserimento lavorativo dei giovani.

 

3.2.3 Programmi intersettoriali mirati a determinate popolazioni target (quali ad es.: maternità, bambini, giovani, anziani), o a specifiche aree problematiche del territorio (quali ad es.: prevenzione disastri ambientali, riduzione degrado urbano, miglioramento della sicurezza nelle residenze e/o sulla strada, valorizzazione delle periferie e/o delle zone montane) 

Si individuano alcune azioni emblematiche che si potrebbero sviluppare:

  • rilevazione precoce dei bisogni sociali emergenti relativi a ciascuna popolazione target, o area problematica;
  • individuazione dei contesti di vita coinvolti da tali bisogni (ad es.: turismo, educazione, formazione, sanità, sport, programmazione urbanistica, edilizia, commercio, artigianato, ricreativo-culturale, volontariato) appartenenti ai tre sottosistemi;
  • individuazione e coinvolgimento degli attori del territorio più rappresentativi (dei sottosistemi e dei contesti di vita) disponibili a sviluppare programmi intersettoriali mirati a rispondere ai bisogni sociali emergenti, attraverso il coinvolgimento attivo dei giovani in nuove attività imprenditoriali e di lavoro;
  • elaborazione di ogni specifico programma, attraverso la condivisione di una serie di progetti-obiettivo, organizzati per target o area problematica,  tesi a sviluppare nuove opportunità lavorative per i giovani;
  • ogni progetto si proporrà di realizzare degli obiettivi condivisi dagli attori sociali coinvolti attraverso un sistema concordato di azioni orientate ad integrare le tre logiche e mirate principalmente a favorire l’inserimento lavorativo dei giovani.

 

3.2.4  Alleanze intergenerazionali per la redistribuzione del lavoro

Si individuano alcune azioni emblematiche che si potrebbero sviluppare:

  • individuazione delle imprese disponibili a sviluppare alleanze intergenerazionali per la redistribuzione del lavoro;
  • rilevazione, all’interno di tali aziende, dei dipendenti disponibili a modificare il proprio contratto di lavoro per recuperare opportunità lavorative  per i giovani (ad es.: incentivi per part time finalizzati a nuove assunzioni di giovani, contratti per i lavoratori a fine carriera che possono prevedere la riduzione dell’orario, ma anche il loro coinvolgimento in attività di formazione rivolte ai giovani neo-assunti);
  • attivazione di fondi aziendali, interaziendali e territoriali destinati allo sviluppo di nuove opportunità di formazione e lavoro per i giovani. Tali fondi potrebbero essere alimentati attraverso sistemi misti di contribuzione (da parte di aziende, lavoratori, enti locali, associazioni, cittadini), con incentivi pubblici (attraverso la deduzione di imposte), con una gestione e rendicontazione trasparente.

 

  1. NUOVE AREE IMPRENDITORIALI E DI LAVORO

 

4.1 Buone pratiche sociali e ruolo degli attori

Per sviluppare concretamente il percorso individuato può essere utile focalizzare l’attenzione, a titolo esemplificativo, sull’area tematica ed operativa del welfare, per  individuare alcune buone pratiche sociali, esperienze, sperimentazioni ed il ruolo degli attori coinvolti. Si fa riferimento ad un patrimonio di conoscenze e di buone pratiche sociali che scaturiscono dal contesto delle istituzioni pubbliche, dei servizi socio-sanitari, del terzo settore e che si propongono di attivare, o hanno già sperimentato nuovi percorsi imprenditoriali e di lavoro.

Si ritiene che vi siano altre aree tematiche ed operative (quali ad es.: scuola, tutela dell’ambiente, energie rinnovabili, protezione civile, turismo, cultura, alimentazione) in cui le conoscenze e le buone prassi degli addetti ai lavori potrebbero essere valorizzate ed utilizzate per promuovere un confronto fra gli attori più rappresentativi dei tre sottosistemi della società al fine di individuare nuove opportunità imprenditoriali e lavorative per i giovani.

 

Area del Welfare

Le buone pratiche sociali, qui di seguito elencate, costituiscono come si è detto delle azioni sociali mirate al miglioramento della qualità della vita, che vedono protagonisti i cittadini, con il supporto e la collaborazione dell’associazionismo e del volontariato, nell’ambito del contesto socio-culturale e in una logica prevalente di reciprocità. Esse però rappresentano anche delle potenziali aree di sviluppo di possibili  percorsi imprenditoriali e di lavoro per rispondere ad una domanda latente e a bisogni sociali rilevati attraverso l’esperienza maturata nei servizi di welfare dell’area bolognese. Nell’ambito di ciascuna buona pratica sociale si è focalizzata l’attenzione anche sul ruolo dei principali attori da coinvolgere, che si ritiene debbano essere rappresentativi dei tre sottosistemi della società e delle relative logiche di riferimento.

1) Trasporto sociale indirizzato ad anziani e persone fragili, organizzato da giovani imprenditori, per la gestione di  delicate funzioni legate all’accompagnamento (aiuto per garantire sicurezza nei percorsi abitazione-mezzo di trasporto e mezzo di trasporto-luogo di destinazione), ma anche per assicurare qualità e  personalizzazione del servizio. Per promuovere una progettazione condivisa che  sviluppi operativamente  tale idea è necessario attivare adeguati sistemi di comunicazione ed un’alleanza fra le organizzazioni che rappresentano i tre sottosistemi (agenzie di trasporto delle persone; regione, enti locali, servizi sociali; associazioni dei portatori di bisogno ed associazioni di volontariato), al fine di trovare le migliori integrazioni e connessioni fra le rispettive logiche di riferimento.

2) Rete distributiva articolata ed accessibile, con il mantenimento e la valorizzazione degli esercizi commerciali nelle zone montane e periferiche (attualmente lontani e scomodi per le persone non autosufficienti, fragili e svantaggiate), con l’utilizzo delle nuove tecnologie comunicative, con la possibilità di consegne personalizzate a domicilio, anche attraverso il coinvolgimento dell’associazionismo e del volontariato. Per promuovere una progettazione condivisa che  sviluppi operativamente  tale idea è necessario attivare adeguati sistemi di comunicazione ed un’alleanza fra le organizzazioni che rappresentano i tre sottosistemi (associazioni di categoria, esercizi commerciali; enti locali, servizi sociali, distretti socio-sanitari; pro-loco, associazioni  che rappresentano i portatori di bisogno, associazioni di promozione sociale ed organizzazioni di volontariato), al fine di trovare le migliori integrazioni e connessioni fra le rispettive logiche di riferimento.

3) Co-housing, condomini solidali, in cui giovani e persone fragili/svantaggiate sviluppano un’alleanza fondata sullo scambio di risorse (cessione di locali in cambio di affitto, monitoraggio, semplici interventi di aiuto e socializzazione reciproca). Per promuovere una progettazione condivisa che  sviluppi operativamente  tale idea è necessario attivare adeguati sistemi di comunicazione ed un’alleanza fra le organizzazioni che rappresentano i tre sottosistemi (associazioni di categoria, imprese edili, artigiani, esercizi commerciali, associazioni dei piccoli proprietari e degli inquilini, ordini professionali; enti locali, distretti socio-sanitari; associazioni  che rappresentano i portatori di bisogno, associazioni di promozione sociale ed organizzazioni di volontariato), al fine di trovare le migliori integrazioni e connessioni fra le rispettive logiche di riferimento.

4) Progettazione e ristrutturazione di ‘case a geometria variabile’  affinché possano adattarsi in relazione all’evoluzione delle diverse condizioni famigliari legate ai cicli di vita. La composizione della famiglia varia nel tempo (dalla condizione di single a quella di coppia, da un nucleo con uno o più figli, ad una famiglia costituita da un anziano solo che vive con un assistente famigliare). E’ evidente che al variare della composizione famigliare variano anche le esigenze  relative all’abitazione; in alcuni periodi della vita è sufficiente avere un numero limitato di locali, in altri è necessario avere più spazi; in altri ancora può essere utile avere la possibilità di suddividere un grande appartamento in due al fine di garantire il rispetto della privacy, ma anche di poter avere un reddito (attraverso la cessione in affitto di alcuni locali) ed un eventuale aiuto in caso di bisogno. La casa deve poter avere inoltre degli ausili, degli accessori, dei dispositivi (ad es.: domotica, ausili nel bagno, eliminazione delle barriere d’accesso, ecc..) che variano, in relazione all’età e alle condizioni dei componenti la famiglia, consentendo di migliorare  la loro qualità della vita. Per promuovere una progettazione condivisa che  sviluppi operativamente  tale idea è necessario attivare adeguati sistemi di comunicazione ed un’alleanza fra le organizzazioni che rappresentano i tre sottosistemi (associazioni di categoria, imprese edili, artigiani, esercizi commerciali, associazioni dei piccoli proprietari e degli inquilini, ordini professionali; enti locali, distretti socio-sanitari, fondazioni; associazioni  che rappresentano i portatori di bisogno, associazioni di promozione sociale ed organizzazioni di volontariato), al fine di trovare le migliori integrazioni e connessioni fra le rispettive logiche di riferimento.

5) Servizi di piccola manutenzione, pronto intervento e messa in sicurezza degli impianti della casa per persone fragili, in difficoltà economica, attraverso la collaborazione di giovani artigiani/commercianti. Per promuovere una progettazione condivisa che  sviluppi operativamente  tale idea è necessario attivare adeguati sistemi di comunicazione ed un’alleanza fra le organizzazioni che rappresentano i tre sottosistemi (associazioni di categoria, imprese edili, artigiani, esercizi commerciali, associazioni dei piccoli proprietari e degli inquilini, ordini professionali; enti locali, distretti socio-sanitari; associazioni  che rappresentano i portatori di bisogno, associazioni di promozione sociale ed organizzazioni di volontariato), al fine di trovare le migliori integrazioni e connessioni fra le rispettive logiche di riferimento.

6) Rigenerazione urbana e del territorio, attraverso attività di manutenzione e miglioramento delle risorse pubbliche. Si prevede il loro affidamento ad una rete  di artigiani e professionisti, in collaborazione con associazioni di promozione sociale, di volontariato, di tutela dei diritti delle persone svantaggiate, che prendono in gestione specifici beni comuni (ad es.: parchi, strade, sedi di servizi, scuole, centri sociali). Per promuovere una progettazione condivisa che  sviluppi operativamente  tale idea è necessario attivare adeguati sistemi di comunicazione ed un’alleanza fra le organizzazioni che rappresentano i tre sottosistemi (associazioni di categoria, imprese artigiane, esercizi commerciali, associazioni dei piccoli proprietari e degli inquilini, ordini professionali; enti locali, distretti socio-sanitari; fondazioni, associazioni  che rappresentano i portatori di bisogno, associazioni di promozione sociale e di tutela dell’ambiente e del territorio, associazioni ricreativo-culturali, organizzazioni di volontariato), al fine di trovare le migliori integrazioni e connessioni fra le rispettive logiche di riferimento.

7) Valorizzazione di sagre, feste, fiere, affinché possano rappresentare non solo eventi commerciali e culturali, ma anche concrete occasioni di incontro, socializzazione, solidarietà, inclusione sociale. Giovani imprenditori, attraverso l’organizzazione di attività ludiche, sportive, culturali, si impegnano ad attivare relazioni ed incontri di conoscenza reciproca, nuovi rapporti di amicizia, promozione e sviluppo di nuove opportunità di espressione del volontariato, dell’associazionismo e dell’impegno civile. Per promuovere una progettazione condivisa che  sviluppi operativamente  tale idea è necessario attivare adeguati sistemi di comunicazione ed un’alleanza fra le organizzazioni che rappresentano i tre sottosistemi (associazioni di categoria, imprese artigiane, esercizi commerciali, associazioni dei piccoli proprietari e degli inquilini, ordini professionali; enti locali, distretti socio-sanitari; pro-loco, associazioni  che rappresentano i portatori di bisogno, associazioni di promozione sociale e di tutela dell’ambiente e di promozione del territorio, associazioni ricreativo-culturali, polisportive e associazioni sportive, organizzazioni di volontariato), al fine di trovare le migliori integrazioni e connessioni fra le rispettive logiche di riferimento.

  • Turismo sociale e culturale accessibile per tutti, teso a favorire la partecipazione anche delle persone fragili, disabili, sole, in difficoltà economica. Si prevedono percorsi turistici personalizzati tesi ad una conoscenza diretta dell’ambiente naturale, del patrimonio artistico, culturale e sociale della zona visitata, ma anche all’attivazione di nuove reti relazionali fra gli attori coinvolti. Si prevedono inoltre percorsi turistici a Km 0, per una conoscenza approfondita della zona/luogo in cui si vive, attraverso il coinvolgimento di ‘testimoni significativi’ della comunità (ad es.: alcuni giovani come artisti ed animatori, anziani quali esperti di antichi mestieri, portatori di esperienze, storie, oggetti antichi). Per promuovere una progettazione condivisa che  sviluppi operativamente  tale idea è necessario attivare adeguati sistemi di comunicazione ed un’alleanza fra le organizzazioni che rappresentano i tre sottosistemi (associazioni di categoria, imprese artigiane, esercizi commerciali, associazioni degli albergatori, agenzie e associazioni di promozione turistica; enti locali, distretti socio-sanitari; associazioni  che rappresentano i portatori di bisogno, associazioni di promozione sociale, di tutela dell’ambiente e di promozione del territorio, associazioni ricreativo-culturali, associazioni sportive, organizzazioni di volontariato), al fine di trovare le migliori integrazioni e connessioni fra le rispettive logiche di riferimento.

 

4.2 Alcune esperienze e sperimentazioni

Molteplici sono le esperienze e le sperimentazioni che hanno sviluppato concretamente gli orientamenti ed i contenuti delle buone pratiche sociali sopra citate. In questa sede ci si limitata a citarne solo alcune frutto di una breve ricerca, attraverso internet, e che fa riferimento alle conoscenze personali degli autori del documento.

I siti che vengono qui di seguito citati non rappresentano quindi le esperienze e le sperimentazioni  più rappresentative a livello nazionale, o locale, ma semplicemente degli esempi per dimostrare che, in molti casi, è stato possibile dare attuazione concreta alle idee sopra evidenziate.

 

1) “Trasporto sociale”

http://open.toscana.it/documents/163286//163504//Il+trasporto+sociale+in+Toscana+-+Anno+2014

http://www.ausermodena.it/old/document/trasporto-sociale.pdf

http://www.e-coop.it/CoopRepository/COOP/UnicoopTirreno/file/fil00000066561.pdf

 

2) “Rete distributiva articolata ed accessibile – Riscopriamo i negozi di vicinato”

http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/D.d32011715d34da0f967f/P/BLOB%3AID%3D28107/E/pdf.

http://www.lavoro.regione.lombardia.it/shared/ccurl/441/245/Rapporto%20IREALP%20lowdef.pdf

http://www.gdoweek.it/negozi-di-prossimita-come-cambiano-grazie-a-social-network-e-tecnologie/

 

3) “Co-housing”

http://www.informagiovani-italia.com/cohousing.htm

http://www.cohousing.it/

http://ecocreando.weebly.com/mappa-degli-ecovillaggi-e-cohousing-in-italia-e-delle-persone-che-hanno-o-cercano-terreni-per-un-progetto.html

http://www.cohousingintoscana.it/

http://www.cohousingbologna.org/

 

4) “Case a geometria variabile”

http://www.smallfamilies.it/casa-a-misura-di-famiglie-a-geometria-variabile/

 

5) “Servizi di piccola manutenzione”

http://www.buoneprassi.prato.it/?act=i&fid=2904&id=20050614095919150

http://ilgazzettino.it/pay/venezia_pay/fornire_alle_persone_anziane_un_aiuto_nella_risoluzione_di_problemi_di_piccola_manutenzione-1345723.html

http://www.comune.azzate.va.it/wp-content/old/reg_volontari.pdf

 

6) “Rigenerazione urbana”

http://www.awn.it/attachments/article/731/CNAPPC_Piano_Nazionale_per_la_Rigenerazione_Urbana_Sostenibile.pdf

http://www.ediltecnico.it/5378/rigenerazione-urbana-sostenibile-il-piano-nazionale-del-cnappc/

http://dailystorm.it/2015/09/02/riconversione-di-aree-dismesse-occasione-di-rinascita-per-il-verde-urbano/

https://rigenerazioneurbana.wordpress.com/

http://ec.europa.eu/regional_policy/it/projects/ireland/symbolising-the-potential-of-urban-regeneration

 

7) “Valorizzazione di sagre, feste, fiere”

http://www.ruralpini.it/Inforegioni26.09.10_Manifesto_Sagre.htm

http://www.comune.cadeo.pc.it/dati/documenti/560/proposta%20regolamento%20sagre%20feste.pdf

http://www.italiaatavola.net/articolo.aspx?id=17356

 

8) “Turismo sociale e culturale”

http://www.ancescao-bologna.it/il-turismo/il-turismo-sociale.html

http://www.citsnet.it/cits2014/

http://www.viaggisolidali.it/nostriViaggi.php

http://www.ermes.net/turismo-sostenibile.php

http://www.ermes.net/turismo-responsabile.php

 

4.3 La prospettiva di una sperimentazione unitaria

Con il presente documento abbiamo cercato di approfondire il tema “Lavoro e giovani”, ma riteniamo sia necessario andare oltre una logica puramente di conoscenza e di ricerca. Il percorso finora svolto si propone di essere la premessa di un’azione concreta nel territorio al fine di verificare le possibilità di attuazione delle proposte scaturite.

In tale prospettiva intendiamo promuovere una sperimentazione,  coerente agli orientamenti e ai contenuti  sviluppati e condivisi, che  possa   valutare la fattibilità e l’efficacia delle azioni individuate, nell’ambito di uno specifico contesto territoriale dell’area bolognese.

In tale prospettiva siamo disponibili a promuovere e supportare l’elaborazione di uno specifico percorso progettuale, coerente con i contenuti del documento, ma anche a collaborare in modo concreto con il  Gruppo tecnico di progetto che si propone venga costituito a livello locale e che avrà il compito di coordinare, monitorare e valutare tale percorso.

Pur ritenendo che i principali contenuti del percorso progettuale dovranno essere concordati nell’ambito di tale Gruppo tecnico, in questa fase riteniamo utile individuare e rappresentare sinteticamente almeno le principali fasi di avvio dello stesso.

1) Incontro con gli Amministratori del Comune per la presentazione del documento ed in particolare della proposta di una sperimentazione sul tema “Lavoro e giovani”. Verifica dell’eventuale disponibilità a promuovere un percorso progettuale in tale ambito.

2) Nel caso si riscontri una disponibilità in questo senso, riteniamo utile organizzare in collaborazione con l’Amministrazione comunale una Tavola Rotonda sul tema “Lavoro e giovani” che possa rappresentare l’occasione per un preliminare confronto politico-culturale a livello locale su tale tema e di presentazione degli elementi essenziali del documento con la proposta progettuale;

3) Collaborazione con il Comune per l’organizzazione di un Focus Group,  con il coinvolgimento dei principali attori sociali potenzialmente interessati al percorso progettuale e rappresentativi dei tre sottosistemi (politico-amministrativo, economico, socio-culturale), orientato sia alla rilevazione delle principali aree problematiche, delle buone pratiche e risorse sociali del territorio, sia ad una prima condivisione delle finalità del progetto;

4) Costituzione di un Gruppo tecnico di progetto, coordinato dall’Amministrazione  Comunale, con la partecipazione di alcuni professionisti che hanno sottoscritto il presente documento;

5) Definizione delle principali tappe del percorso progettuale, da parte del Gruppo tecnico.

 

[1]    La Rosa M., “Etica ed impresa: come e perché ritornare a Polanyi”, in Laville J.L., La Rosa M., Ritornare a Polanyi. Per una critica dell’economicismo?, FrancoAngeli, Milano, pp. 165-173.

[2]    Gosetti G., La Rosa M., Sociologia dei servizi, FrancoAngeli, Milano, 2006.

[3]    Orsi W., Ciarrocchi R.A., Lupi G., Qualità della vita e innovazione sociale, FrancoAngeli, Milano, 2009, pp.69-70.

[4]    Orsi W., Ciarrocchi R.A., Lupi G., op. cit. pp. 111-116.

 

P.S. Una traccia di questo lavoro è apparsa già, nel giugno 2016, sulla rivista “Personale e lavoro”.

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