Europa: un progetto, un metodo, un’agenda

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Sono stato invitato a commentare il documento della rete nazionale c3dem e vorrei iniziare dal titolo “il sogno deve continuare”.

L’idea dell’Europa unita, nata nei momenti più bui della seconda guerra mondiale, non era un sogno. Era un atto di volontà politica per costruire una comunità di valori condivisi fra tutti i popoli del continente.

Se vogliamo convincere i popoli europei a impegnarsi per dare un futuro all’Unione europea non dobbiamo dire che l’obiettivo di una comunità federale è un sogno ma che si tratta invece del progetto più concreto da realizzare nei prossimi anni.

Il documento della rete inizia giustamente dalla progettualità delle istituzioni, promotrici di sviluppo comune al di là dell’austerità. I trattati attuali consentono ed anzi impongono di dar vita a politiche europee per garantire beni comuni a dimensione transnazionale: un reddito minimo di inclusione insieme al servizio civile europeo, la coesione sociale e territoriale per eliminare le diseguaglianze e rilanciare le aree interne, la lotta alla disoccupazione giovanile, l’ambiente come motore dello sviluppo sostenibile, la sicurezza interna, il diritto di avere diritti, l’accoglienza insieme alla cooperazione con i paesi in situazione di sottosviluppo….

La realtà dimostra tuttavia che i trattati, concepiti nel primo decennio del nuovo secolo, non bastano per affrontare con efficacia e con metodo democratico le nuove sfide.

Come ha detto il Presidente Mattarella di fronte alle Camere riunite per celebrare i sessanta anni dei trattati di Roma, “la riforma dell’Unione è ormai ineludibile”. Tre giorni dopo il capo dello Stato ha ulteriormente precisato il suo pensiero affermando che occorre aprire “una fase costituente” e cioè, come dice il documento della rete, “democratizzare le istituzioni”.

Per raggiungere questo risultato occorre gettare le basi di uno spazio pubblico europeo al cui interno agiscano le organizzazioni rappresentative della società civile, i partiti politici europei, i poteri locali e regionali, il mondo della cultura e i partner sociali.

Aprire una fase costituente significa in secondo luogo scegliere chi eserciterà il potere costituente. Nella logica di una democrazia sovranazionale in statu nascendi esso appartiene al Parlamento europeo che rappresenta i cittadini europei che lo hanno eletto.

Occorre dunque impegnarsi affinché le elezioni europee nella primavera del 2019 siano l’occasione per affidare al prossimo parlamento il potere costituente facendo della legislatura 2019-2024 il tempo della trasformazione dell’Unione in una Comunità federale.

Occorre l’ottimismo della volontà, collegato al realismo dell’analisi (sapendo che il vero realismo non sta nell’accettazione della realtà ma nella conoscenza della realtà per cambiarla) e alla ricerca di alleati, e cioè alla creazione di un’alleanza di innovatori.

Pier Virgilio Dastoli

Presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo

 

(Nella foto il Manifesto della Cisl per il 60° dei Trattati di Roma)

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