DISUGUAGLIANZE. RIFORMA ELETTORALE DEL PD. L’EUROPA DI MACRON

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DISUGUAGLIANZE: la sintesi del rapporto Istat sulla condizione del paese; “L’Italia più povera e disuguale” (Davide Colombo, Sole 24 ore); Salvatore Bragantini, “Una politica economica contro le disuguaglianze” (Corriere della Sera). Savino Pezzotta, “La disuguaglianza dilaga, e questa è modernità?” (Il dubbio). LEGGE ELETTORALE E PD: Ugo Magri su La Stampa: “Legge elettorale bis, la scommessa di Renzi fa infuriare Fi e grillini”; il testo della “proposta elettorale del Pd”; Stefano Ceccanti offre una “Guida alla proposta di riforma elettorale del Pd”; e Lina Palmerini sul Sole commenta: “Legge elettorale, tra i partiti inizia il gioco del cerino”. Giuliano Pisapia, intervistato dal Corriere: “Unità a sinistra o una lista nuova”. Romano Prodi, “Io e il Pd? Vivo in una tenda vicino al partito” (intervista al Corriere). MACRON E L’EUROPA: Emmanuel Macron, “Dopo la Francia cambierò l’Europa” (intervista al Foglio); Bernardo Valli, “La piccola Rivoluzione del monarca repubblicano” (Repubblica). Stefano Micossi, “Nell’Europa di Macron non c’è spazio per i deficit” (Sole 24 ore), Claudio Cerasa, “L’Europa non teme più i populisti” (Foglio); Stefano Ceccanti, “Governo Philippe: en marche verso le legislative”.

 

 

 

 

 

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  1. Nella sua intervista Pisapia afferma, saggiamente, che le legge elettorale (nella parte proporzionale, con pluricandidature nel listino) è bene che consenta all’elettore di esprime la scelta riguardo ai candidati: la proposta del PD (ma probabilmente anche la preferenza di Prodi) non prevede questa possibilità. Speriamo che si ascolti quanto sostiene, per questo aspetto, il leader di Campo Progressista. Mentre, per quanto riguarda le alleanze (e sottolineo, alleanze, per evitare la presenza di un unico partito che si prende tutte le cariche di Governo e di maggioranza) concordo con Prodi: se al centro sinistra manca il centro o manca la sinistra, non c’è centro sinistra

  2. Ciò che l’ISTAT certifica con il Rapporto Annuale 2017 è di fatto quanto ognuno ha la possibilità di verificare nella realtà nella quale vive.
    La prima riflessione che suggerisce l’immagine di Paese messa a fuoco dall’ISTAT è, per me, la distanza che esiste tra un sistema politico che discute e spreca tempo e risorse su temi del tutto marginali e di dimensione personalistica, e una realtà sociale del Paese nella quale i temi delle diseguaglianze, del lavoro che manca e della sua qualità, della crescente povertà, della scarsità di risorse e dell’evasione fiscale.
    La riduzione di questa distanza, possibile solo con un radicale cambiamento di mentalità e di funzionamento delle istituzioni, è la miglior risposta alle tensioni populiste e disgregatrici del tessuto democratico e della coesione sociale che agitano il nostro Paese.
    Di chi è questo compito se non di una politica, anche sindacale, che sappia parlare sia ai poveri derelitti sia ai potenti, ai ricchi e ai leader politici?

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